«Il pds vada pure con la dc La Rete sarà all'opposizione» di Fabio Martini

«Il pds vada pure con la dc La Rete sarà all'opposizione» Leoluca Orlando prevede: fra un anno Mario Segni abbandonerà il suo partito «Il pds vada pure con la dc La Rete sarà all'opposizione» VERSO IL 5 APRILE ROMA A due giorni, nel cuore della battaglia elettorale, Leoluca Orlando ha perso la voce. L'ha persa perché la Rete è Orlando, lui lo sa e da 15 giorni sta facendo il globe-trotter, un porta a porta forsennato in giro per l'Italia: in paesini del Veneto minore tipo Piazzola sul Brenta e Piove di Sacco, ai Mercati generali di Roma, per i vicoli di Napoli, nelle piazzette dei Castelli romani, nella Sicilia profonda. Orlando, stavolta la scheda elettorale sarà piena di fustigatori della partitocrazia: Giannini e Pannella, Fini e Bossi, La Malfa e Segni. Che effetto fa essere diventato uno dei tanti? Paura per la concorrenza? Tutta questa recente "concorrenza" è in realtà la conferma che, nascendo, abbiamo visto giusto. Non possiamo che essere contenti di aver svolto una funzione di lievito culturale. Ma noi siamo qualcosa di più: non siamo uno dei tanti partiti, ma un movimento. Non pretendiamo di essere eterni, siamo a tempo e i partiti da soli non ce la fanno: d'altra parte non si può chiedere a un tacchino di organizzare il cenone di Capodanno. Voi volete entrare in Parlamento per fare cosa? Vogliamo realizzare il referendum dei giorni feriali, per portare dentro la politica il principio di responsabilità tutti i giorni, non soltanto la domeniche dei referendum, ogni due anni. Noi avvertiamo un pericolo: che nel prossimo Parlamento le forze di governo raggiungano il 51% e, se così sarà, tutti in montagna a fare la Resistenza, altroché riforma della politica. Lo stesso Mario Segni verrà zittito. «Lasciaci lavorare - gli diranno - non hai visto che con i vecchi metodi abbiamo vinto?». Mettiamo che il quadripartito non sfondi il 51 per cento: proverete a favorire una maggioranza diversa? La nostra presenza sarà uno stimolo importante perché si evitino pateracchi o governissimi, che scambiano un qualche ministero per una riforma istituzionale... Per dirla più chiara: se il pds va al governo con de e psi, lo seguite o no? Noi siamo convinti che una forza che vuole riformare la politica non debba avere l'obiettivo di entrare al governo, ma mantere integra la propria capacità di provocazione, di stimolo e di proposta. Noi ci candidiamo non per governare subito, ma per cambiare subito le regole della politica e governare domani. La de siciliana del 42 per cento sarà penalizzata o favorita dal clima del dopo-Lima? E' difficile dirlo. Certo, io noto tra gli elettori democristiani in Sicilia un atteggiamento che oscilla tra la paura e la vergogna. Prevarrà la paura? O la vergogna e quindi il rifiuto di questa de? Quello che colpisce è che ora molti dicono di non aver mai conosciuto Lima. Non dimentichiamo che, quando io posi la questione della sua cau¬ didatura al Parlamento europeo, la direzione de votò all'unanimità per il sì, sinistra compresa. La Rete si proclama «movimento a tempo»: un domani in quale aggregato potreste sciogliervi? Un pds rilanciato? Il partito laicocattolico di La Malfa? Un polo di de delusi Segni-Orlando? Il nostro punto di arrivo è creare un polo progressista e uno conservatore. Per fare questo è necessario che pri e pds si liberino dai vincoli di apparato; che ci sia un moto di orgoglio di tanti socialisti nei confronti di Craxi che ha sfigurato l'immagine della tradizione riformista socialista; che scoppi la contraddizione della presenza di Segni nella de. Orlando, lei di eresie democristiane se ne intende: cosa farà Segni dopo le elezioni? Quello di Segni è un film già visto. E' il tentativo di ricondurre dentro le scatole dei partiti una marea che monta proprio in opposizione ai partiti. E poi: come è possibile pensare che personaggi come Misasi, Prandini, Sbardella, Mannino, Po- micino, Bernini, Casini possano dare spazio ad un coetaneo come Segni, mandando in fumo anni di intrallazzi, pacchetti di tessere di anime morte? Arrivino pure tutte le smentite di questo mondo: la mia personale convinzione è che entro un anno Mario Segni sarà fuori della de. Voi, «movimento per la democrazia», quali medicine suggerite per questa democrazia malata? La nostra prima proposta in Parlamento sarà per l'abolizione dell'immunità parlamentare. Siamo per l'abolizione dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno; per la riduzione del numero dei parlamentari; per l'elezione diretta degli esecutivi dal sindaco al capo del governo. E, come ho detto, siamo per tagliare le poltrone dei parlamentari: quasi mille sono troppi: un ridicolo record mondiale. Ora sono in molti a parlare di questione,.morale: voi come la intendete? Noi siamo contro la logica dorotea, quella che dice: sì, certo è importante qu%sta elaborazione culturale, però, ragazzi, la politica è un'altra cosa. E dice: sì, certo, l'onesta è una cosa importante, ma la politica è un'altra cosa. Per noi non è un'altra cosa. Quale risultato sarà un successo e quale invece una sconfitta? Anna, una nostra amica, ha sognato che prenderemo il 58%. Al sogno di Anna rispondo con una battuta: dovremo contentarci del 49 per cento... Non siamo così presuntuosi a pensare che da soli avremo la maggioranza per riformare la politica. I sondaggi ci appaiano a Rifondazione e al pri: ma noi abbiamo qualcosa in più, non siamo un partito. Ci sarà un effetto-Cossiga sulle elezioni? Se sì, chi favorirà e chi penalizzerà? L'attività del presidente Cossiga ha distorto il dibattito dai veri temi. Una contrapposizione fasulla, e oggi si vuol fare credere che la politica ha soltanto la faccia di Craxi, Bossi, Andreotti e Fini. Con queste facce non si entra in Europa. Fabio Martini Leoluca Orlando (foto grande) ex sindaco di Palermo: i sondaggi ci appaiano al pri. A fianco Mario Segni Da sinistra: Umberto Bossi leader della Lega e Gianfranco Fini segretario dell'msi