Scotti non spegne l'allarme rosso

 Scotti non spegne l'allarme rosso Il ministro: «Qui non si dimette nessuno, continuiamo a lavorare contro la criminalità» Scotti non spegne l'allarme rosso Ma per Andreotti doveva controllare meglio le fonti Contrasti anche con la versione del capo della polizia ROMA. Dopo cinque giorni di attacchi da tutte le direzioni, il ministro Scotti ha perso la pazienza. Riferendosi a possibili dimissioni del capo della polizia Parisi, il ministro dell'Interno ha fatto diffondere ieri una nota che spazza ogni illazione: «Sono tutte fandonie, radicalmente prive di ogni e qualsiasi fondamento. Continuiamo a lavorare con fermezza nella lotta alla criminalità organizzata». Il messaggio di Scotti è chiaro: qui non si dimette nessuno. Non si dimette il ministro e non si dimette neppure Parisi, anche se proprio ieri, davanti al Comitato per i servizi di sicurezza, è emersa una possibile contraddizione tra i due. Quando Scotti chiede a Parisi chi sia l'informatore del magistrato bolognese, il capo della polizia risponde: «Il magistrato non intende formalizzare l'identità». Il magistrato, a voce, aveva fatto il nome con Parisi? A conferma della tensione che si vive al Viminale, sempre ieri Scotti ha deciso di avviare una causa civile per diffamazione nei confronti del «Corriere della Sera» che ha pubblicato una vignetta nella quale comparivano il ministro e il capo della polizia con sotto la scritta «Reo con fesso». E Giulio Andreotti, che nei giorni scorsi, si era ben guardato dal difendere a spada tratta Scotti, ieri è tornato sull'argomento con le consuete distinzioni: «Scotti ha riferito con molta esattezza al Parlamento. Probabilmente qualche fuga ha fatto sì che l'allarme del ministro alla periferia diventasse pubblico. Non possiamo prendercela con nessuno, tutto sommato è meglio dire state attenti, che non: forse potevamo stare un po' più attenti....Comunque non è male, quando si raccolgono delle informazioni, fare una piccola indagine sulla fonte». Che tra Andreotti e Scotti resti il dissenso sulla circolare lo fa notare il presidente della Camera Nilde lotti: «Sconcerta l'atteggiamento di contrasto tra il presidente del Consiglio, sempre così prudente in queste cose, e il ministro dell'Interno. E le espressioni di Andreotti - che definiscono l'episodio una patacca - contraddicono clamorosamente con le sue stesse preoccupate dichiarazioni di giorni fa». E con Scotti se la prende anche Craxi: «Siamo davanti ad un falso allarme, frutto non si sa bene se della fantasia di un informatore di terzo ordine, di un magistrato o della fantasia di un ministro». Ieri intanto Scotti ha voluto precisare: «Parlando dei rapporti tra mafia e cosiddetta eversione di destra, non ho inteso in alcun modo fare riferimento all'msi il cui impegno nella lotta alla criminalità è fuori discussione e dal quale ho avuto il massimo sostegno in Parlamento», [f. mar.] Nilde lotti contro il presidente del Consiglio «Sul falso golpe si è contraddetto» E Bettino Craxi «E' stata solo fantasia collettiva» Il ministro dell'Interno, Vincenzo Scotti (nella foto grande) e di fianco il capo della polizia, Vincenzo Parisi

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