«Tutta colpa di Drogoul»
«Tutta colpa di Drogoul» Negli Usa monta la polemica contro le troppe cautele di Bush «Tutta colpa di Drogoul» Atlanta, Nesi innocente per il Senato ROMA. Nerio Nesi? Innocente. Di quello che accadeva nella filiale di Atlanta il presidente della Bnl non sapeva proprio niente. E il direttore generale Giacomo Pedde? Innocente anche lui, all'oscuro delle macchinazioni di Chris Drogoul. E' questa la conclusione, anticipate dal settimanale Panorama in edicola lunedì, a cui è giunta dopo oltre un anno di indagini la commissione d'inchiesta del Senato sul caso Atlanta. Nelle 93 cartelle che compongono la bozza della relazione finale della commissione - presieduta dal democristiano Gianuario Carta - si sostiene una tesi simile a quella accettata dalla Procura di Roma, che a gennaio ha chiesto il proscioglimento dei due massimi dirigenti della banca, esprimendosi invece per il rinvio a giudizio di Drogoul. Nesi e Peddde, afferma la commissione, non erano al corrente dei finanziamenti illeciti (oltre 4 mila miliardi di lire) operati dalla filiale di Atlanta della Bnl a favore dell'Iraq. L'unico appunto che si può fare riguarda la responsabilità dei vertici per «le disfunzioni endemiche della banca», che hanno favorito l'attività della filiale «pirata». «Il ruolo attivo svolto sul piano personale, pire che collegiale, dal presidente Nesi - recita la relazione -, anche con riferimento ad aspetti operativi della banca, comporta che allo stesso venga attribuita, al di là di personali meriti, una propria corresponsabilità nell'endogenesi delle disfunzioni che hanno portato al disastro di Atlanta». Non tutti i membri della commissione, però, sono d'accordo con le conclusioni raggiunte. Tra gli oppositori spiccano gli esponenti del psi, lo stesso partito a cui apparteneva Nesi all'epoca della sua presidenza. Francesco Forte, responsabile economico del psi, spiega così la sua posizione a Panorama: «Si sta tentando di imporre una conclusione dimezzata dèi gigantesco affare Bnl-Iraq per salvare Nesi e Pedde. Ma così si nasconde la verità, non ci staremo mai». Se la pista «italiana» sembra ormai non portare più da nessuna parte, quella americana si arricchisce invece ogni giorno di nuovi particolari e protagonisti. Ieri, ad esempio, nuove rivelazioni hanno mostrato che per gli investigatori americani che lavoravano sul caso Atlanta il ve¬ ro ostacolo era all'interno dell'amministrazione Bush. Gli uomini del governo americano incaricati di investigare sulle gesta della filiale Bnl sono stati seriamente ostacolati proprio da quelli che li avevano incaricati. Al primo posto Dick Thornburgh, l'ex segretario al Tesoro, e con lui il segretario di Stato James Baker, che arrivò addirittura a negare agli investigatori il permesso di andare in Iraq a interrogare i responsabili della Banca Centrale. Soltanto alla fine della Guerra del Golfo Thornburgh annunciò l'incriminazione dei responsabili finanziari iracheni e dei dirigenti Bnl di Atlanta, ma ormai per un'azione «vera», era piuttosto tardi. Il nuovo caso prova ancora una volta quanto Washington tenesse ai buoni rapporti con l'Iraq, considerato essenziale per bilanciare l'Iran. Nella rete di Atlanta, ieri, sono finiti anche due «pesci piccoli». Therese Barden ed Amedeo De Carolis, ex dipendenti della filiale incriminata, hanno ammesso le loro responsabilità nella truffa dichiarandosi colpevoli davanti al magistrato statunitense. Rischiano entrambi fino aio anni di carcere. [r. e. s.] Ma i socialisti non credono all'innocenza dell'ex presidente Nella foto l'ex presidente della Bnl Nerio Nesi e, a destra, l'ex direttore generale Giacomo Pedde
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