Gli americani
Gli americani Gli americani La tromba di Nat Adderley e il super-duo Bley-Peacock CHE ne pensate dell'America? Nel caso specifico del cartellone d'Ivrea, sia ben chiaro. Fino a che punto è giusto inserire in un festival nato nel nome del jazz europeo musicisti d'Oltre oceano? Certo, attirano il pubblico, fanno vetrina. Ma non è un'implicita ammissione d'impotenza? Un riconoscere che, bene o male, ancora oggi il jazz è americano, e soltanto americano? Sono interrogativi che si riaffacciano ad ogni edizione dell'Eurojazz, rassegna tradizionalmente ospitale con i jazzisti Usa. Ma sono anche interrogativi che lasciano il tempo che trovano. Al di là delle etichette - di nazionalità, di stile, di scuola un festival dovrebbe innanzitutto badare alla qualità delle proposte. E chi potrebbe discutere i nomi statunitensi in cartellone sabato 14 e domenica 15? Sabato il clou del concerto alla «Serra» è affidato al trombettista Nat Adderley: che non è soltanto «il fratello di Cannonball», è di suo un campione ad altissimo livello. Affiancato, per di più, da una band d'eccellente stoffa: con il sax alto di Vince Herring, il piano di Rob Bargad e il basso di Walter Booker (tutti buoni side-men), potremo ascoltare il maestro Jimmy Cobb, batterista amatissimo anche nel nostro Paese. Però, sarà con il set finale di domenica che entreremo nella sfera degli intoccabili: il duo del pianista Paul Bley e del bassista Gary Peacock riunisce difatti un paio di assi ormai consegnati alla storia del jazz. Bley, d'origine canadese (è nato a Montreal nel '32), ebbe per mèntori Mingus e Blakey, che caldeggiarono la sua prima impresa discografica. Con simili inizi, la carriera di Bley non poteva che viaggiare ad alta quota: con Chet Baker, con Omette Coleman, con lo stesso Mingus. Nel '62, in piena avanguardia, è in trio con Don Ellis, per la prima volta al fianco di Peacock, contrabbassista nato nell'Idaho nel '35 e oggi celeberrimo, tra l'altro, per la collaborazione con Keith Jarrett. Fondamentale, nell'evoluzione di Bley, pure il sodalizio umano e artistico con Carla, sua moglie dal '57 al '67. Un bel duo, quello che ascolteremo ad Ivrea: incontro fra artisti di classica compostezza, eppure forti di bruciante swing. Una convivenza non sempre facile, ma che in Bley e Peacock promette frutti eccellenti.
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