Le piante d'America

Le piante d'America L'EREDITA' DI COLOMBO Le piante d'America // Nuovo Mondo apparve ai navigatori uno scrigno di tesori vegetali sconosciuti Come il mais e la patata contribuirono alla rivoluzione industriale europea CRISTOFORO Colombo non fu probabilmente il primo europeo a posar piede sul continente americano: se non vogliamo dar credito alla leggenda di San Brandano e dei suoi monaci irlandesi, che vi sarebbero giunti fin dal VI secolo d.C, possiamo tuttavia supporre abbastanza ragionevolmente che qualche piccolo «knorr» vichingo abbia toccato le coste americane almeno 4 o 5 secoli prima delle celebri caravelle. Ma questo nulla toglie alla portata storica dell'impresa colombiana: non v'è dubbio che l'arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo abbia gettato per la prima volta un ideale ponte attraverso l'Atlantico. E lungo questo ponte non passarono soltanto conquistadores, missionari, avventurieri: passarono anche innumerevoli specie di animali e di piante. Alcune vennero portate in Europa per semplice curiosità, alcune con la speranza di una proficua utilizzazione, altre per puro caso. Molte specie non ebbero futuro; altre invece si affermarono a tal punto nel Vecchio Mondo da sconvolgerne le abitudini, gli assetti socioeconomici, gli stessi equilibri ecologici. A questo tema è dedicata la mostra «1492-1992: animali e piante dalle Americhe all'Europa», allestita dal museo di Storia Naturale di Genova. Ed è grazie al prezioso lavoro di ricerca e documentazione del museo e dei suoi collaboratori che la stesura di questi articoli è stata possibile. QUANDO gli europei giunsero nelle Americhe, non tardarono ad osservare come le popolazioni indigene coltivassero o comunque utilizzassero specie di piante del tutto sconosciute nel Vecchio Mondo. Alcune di esse, come il mais o la patata, venivano utilizzate a scopo alimentare, altre, come l'agave, il cotone o l'albero della gomma per ricavarne fibre tessili o materie prime, altre ancora, come il tabacco, per farne un uso strano e incomprensibile, quale dovette apparire yabitudine di limare agli occhi dei primi esploratori. E' abbastanza logico che si sia tentato ben presto di acclimatare queste nuove piante in Europa. Non tutti i tentativi andarono a buon fine: molte specie, avvezze al clima tropicale, non diedero nel nostro continente i risultati sperati, ma altre ebbero un successo superiore a ogni previsione. Non fu comunque un successo immediato: ci volle del bello e del buono per convincere la gente che quel che mangiava l'indio poteva andar bene anche per il cristiano. Il mais, portato in Europa dallo stesso Colombo nel 1493, si diffuse lentamente e per più di un secolo fu coltivato negli orti solo per produrre becchime per i polli e foraggio per i bovini; soltanto le grandi carestie del primo '600 indussero le popolazioni contadine a cibarsene e a portarne la coltura in pieno campo, ma bisogna attendere il '700 perché la sua produzione raggiunga livelli significativi. Non dissimili sono i tempi della patata. Introdotta intorno al 1560, si diffonde abbastanza rapidamente negli orti botanici di tutta Europa, e viene coltivata in orto da numerose popoli zioni contadine. La gente però si rifiuta di mangiarla: tutti la credono velenosa, alcuni sostengono addirittura che trasmetta la peste. Gli agricoltori più intraprendenti la usano tutt'al più come foraggio per il bestiame. Per promuoverne il consumo si tentano tutte le strade: il vescovo di Castres, nei Pirenei, ne tesse l'elogio in chiesa durante le prediche domenicali; l'intendente Turgot, nel Limuosin, la distribuisce ai parroci e agli agricoltori, e la mangia di fronte a tutti per dimostrarne .l'innocuità; Federico II di Prussia fa altrettanto, obbliga tutti i funzionari governativi a cibarsene ostentatamente in pubblico, e la include nel rancio giornaliero delle sue truppe; ma deve ricorrere ai «dragoni rurali» e alla minaccia delle armi per costringere i. contadini a piantare patate nei campi del Berlinese. Soltanto a partire dal 1789, quando viene dato alle stampe il «Traité sur la culture et les usages des pommesde terre» di Antoine-Augustin Parmentier, la patata comincia ad affermarsi, dapprima sulle mense delle classi agiate e poi nell'alimentazione popolare. Ma ancora nel 1803, quando il tubero fa la sua comparsa sul mercato ortofrutticolo di Torino, sono necessari parecchi giorni di distribuzione gratuita per indurre i torinesi a prenderlo in considerazione come alimento. Una volta accettati, il mais e la patata determineranno tuttavia un radicale sconvolgimento nella storia europea, in quanto sono fonti alimentari che, rispetto a quelle tradizionali, offrono una grande resa a basso costo; basti pensare che, rispetto al frumento, il mais ha una resa per ettaro più che doppia, e che la patata fornisce, a parità di superficie coltivata, una quantità di cibo di 5-10 volte superiore. La loro affermazione coincide con gli albori della rivoluzione industriale, e due condizioni sono necessarie perché quest'ultima esploda: una gran massa di lavoratori ed una massa ancor più grande di consumatori. La disponibilità di cibo a basso costo favorisce ovviamente l'incremento demografico: nella seconda metà del '700, in concomitanza con la diffusione del mais, il tasso di crescita della popolazione europea raddoppia rispetto a quello del cinquantennio precedente, e nell'800, con l'affermazione della patata, sarà acora maggiore. E non dobbiamo dimenticare che il basso costo del cibo consentiva ai primi industriali di mantenere bassi anche i salari, a tutto vantaggio dei costi di produzione... e ael capitale. - i se, senza il mais e la patata, la rivoy luzione industriale avrebbe mai potuto aver luogo. TESTI DI Giusto Benedetti scnoAdc N ne comais e o tutvolgiea, in entari dizioresa a e che, ais ha e dopsce, a ivata, 5-10 afferalbori riale, e ssarie ploda: ori ed nde di ibilità orisce o de metà a con tasso azione etto a o preafferà acobiamo costo mi in bassi taggio e ael i se, a rivoy

Persone citate: Federico Ii, Giusto Benedetti, Parmentier, Vecchio Mondo

Luoghi citati: America, Europa, Genova, Prussia, Torino