Da Buenos Aires il terrore dilaga nel mondo di E. St.

Da Buenos Aires il terrore dilaga nel mondo ARGENTINA La Casa Bianca prevede un'offensiva islamica. Israele chiude il confine col territorio occupato di Gaza Da Buenos Aires il terrore dilaga nel mondo Bush lancia l'allarme, la Jihad smentisce: non siamo stati noi BUENOS AIRES. E' allarme mondiale per la Jihad. «Il terrorismo degli estremisti islamici è di nuovo una minaccia. Siamo alla vigilia di un'offensiva». L'avvertimento viene dagli Usa: il Washington Post cita fonti del Dipartimento di Stato. Ma sulla strage di Buenos Aires è ancora buio. Ieri la Jihad ha smentito la rivendicazione precedente. Una telefonata anonima, sempre a Beirut: «Non siamo stati noi». «La minaccia terroristica è seria e preannuncia altri attacchi». Secondo le fonti citate dal giornale nessuno a Washington prende sottogamba le «parole di guerra» lanciate dall'organizzazione integralista filoiraniana, tanto più che la Jihad è tornata ad esaltare le gesta eroiche di kamikaze, «martiri votati alla causa della guerra santa, che si lanciano come fulmini con autobombe contro gli obiettivi». A Buenos Aires contro «la base del terrorisimo sionista di Israele», in futuro, si teme, contro ambasciate o istituzioni Usa nel mondo. «Gli obbiettivi possono essere ovunque, l'Argentina non era stata considerata un'area a rischio» ha detto la fonte. Per la terza volta dopo l'agguato al leader degli Hezbollah Abbas Mussawi (ucciso dagli israeliani lo scorso 16 febbraio con moglie, figlio di sei anni e cinque guardie del corpo) Washington «ha lanciato un allarme a tutte le ambasciate e ai vari possibili obbiettivi americani». E mentre a Buenos Aires gli ebrei d'Argentina sfilavano con Menem «per dire no alla violenza», la gente fugge dal Sud del Libano, nel timore della rappresaglia israeliana. Una catena di sangue, innescata dall'assalto degli sciiti di Hezbollah al campo reclute israeliano: due soldati massacrati. Gerusalemme rispose uccidendo il capo dei guerriglieri con la famiglia. Ora il colpo della Jihad. Anche se ieri una misteriosa telefonata, che non ha convinto il governo filosiriano di Beirut, ha smentito la rivendicazione, pur plaudendo «a qualsiasi atto che colpisca il sionismo in tutto il mondo». Menem ha chiesto la collaborazione di tutto l'Occidente, Italia compresa, per dare la caccia ai terroristi che hanno distrutto l'ambasciata d'Israele, facendo ventuno morti e 250 feriti. «Meritano la pena di morte», ha detto. Gli uomini del Mossad sono già a Buenos Aires. La stampa israeliana ritiene plausibile la rivendicazione da parte della Jihad, e afferma che ciò rafforza ancora di più i sospetti su un ruolo dell'Iran nell'operazione. La questione principale, secondo il quotidiano «Haaretz», riguarda la rilevante quantità di materiale esplosivo (circa 200 chilogrammi) usata presumibilmente per distruggere il palazzo dell'ambasciata. «Il rapido trasferimento dell'esplo¬ sivo può essere stato realizzato solo con l'aiuto di uno Stato», scrive il giornale, secondo cui il sospetto principale ricade sull'Iran che finanzia le milizie sciite. Teheran, con un comunicato emesso dall'ambasciata a Buenos Aires, ha smentito qualsiasi coinvolgimento nella strage. Da oggi, e fino a nuovo ordine, ai palestinesi della striscia di Gaza sarà vietato l'accesso allo Stato di Israele. Le autorità militari lo hanno deciso in relazione al dramma avvenuto martedì scorso a Gerusalemme, quando un palestinese uccise due israeliani e ne ferì un'altra ventina a sciabolate, prima dì essere abbattuto a sua volta. Come ha precisato la radio, molti lavoratori arabi di Gaza che pernottano in Israele oggi saranno costretti a tornare nel territorio occupato. Il divieto non era stato più applicato dopo la fine della guerra nel Golfo. Nel territorio, sottratto all'Egitto durante la guerra del '67, risiedono 750 mila arabi circa, di cui oltre 50 mila si recano ogni giorno in Israele per motivi di lavoro. [e. st.]

Persone citate: Abbas Mussawi, Bush, Menem