Cosche-politica un altro dossier a Palermo di Francesco La Licata

Cosche-politica, un altro dossier a Palermo Nuovo intreccio attorno al boss Lo Cascio in un fascicolo consegnato ieri al procuratore Giammanco Cosche-politica, un altro dossier a Palermo E spunta il nome di Leoluca Orlando PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Il fascicolo segretissimo, non molto voluminoso, è stato consegnato ieri mattina al procuratore della Repubblica Pietro Giammanco. Polizia e carabinieri ci hanno lavorato per alcune settimane e, dopo il blitz che ha portato in carcere la centrale operativa che riciclava miliardi di dollari per conto della mafia, lo hanno offerto alla valutazione della magistratura. Non si tratterebbe di un rapporto di denuncia, ma soltanto della descrizione di un contesto, un intreccio, non si sa quanto penalmente rilevante, di insospettabili professionisti, burocrati, uomini d'affari, in contatto con Giovanni Lo Cascio, il mafioso che sembra essere il personaggio più rilevante dei 32 arrestati ed accusati di trafficare in armi, assegni rubati e perfino di compiere spregiudicate operazioni con milioni di rubli sovietici. Giovanni Lo Cascio, classe 1937, originario di Lucca Sicula ma da anni abitante a Palermo. Un appartamento al numero 7 di via Agrigento, vicino alla via Libertà. Attorno a lui ruoterebbe questa sorta di mappa del potere palermitano. Il ritratto dell'uomo potente, forse più di quanto possa apparire a prima vista, è opera di un altro personaggio strano di questa vicenda: Ulrich Bahl, un ingegnere tedesco assiduo frequentatore di Palermo da 10 anni, sposato con una palermitana conosciuta al mare. E' lui, il tedesco gran riciclatore, che racconta la «vera storia» di Lo Cascio, massone, piduista e mafioso. E racconta anche un episodio, contenuto nel rapporto consegnato alla magistratura, che presenta più di una zona d'ombra e non si sa quanto riferibile al clima particolarmente velenoso di questa campagna elettorale. Bahl avrebbe dettato a verbale, a dimostrazione delle aderenze di Lo Cascio negli ambienti che contano, che nel 1990 partecipò ad un incontro fra il mafioso e il professore Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo (ieri irrintracciabile, in Veneto per la campagna elettorale). Og¬ getto della discussione: il progetto per la costruzione di un eliporto alla periferia della città. A conferma delle sue «verità», Bahl chiama in causa la moglie. La polizia è andata ad interrogare la donna, fuori Sicilia, che avrebbe, si dice nel rapporto, confermato il racconto di Bahl. «E' vero - ripete alla Stampa Viviana Maggio, moglie dell'ingegnere tedesco - è vera questa storia. O meglio, mio marito me l'ha raccontata, ma io non ero presente a quell'incontro. Ulrich non lo vedo da due anni e il nostro matrimonio è stato caratterizzato esclusivamente dalla sua assenza». E la polizia? «Mi hanno interrogata, a loro ho detto le stesse identiche cose. Tenga presente, però, che mio marito, in più di dieci anni di matrimonio, di fesserie me ne ha dette davvero tante». «Eliporto? Non mi meraviglirebbe la cosa - riprende Viviana Maggio - dal momento che Ulrich è anche un pilota. Anzi, credo che proprio per questo motivo sia stato irretito da quei personaggi. Sa, per un tedesco è difficile districarsi in mia città come Palermo. A me, le assicuro, non sarebbe accaduto. Adesso ci siamo persi di vista, io vivo da sola con mia figlia e non lo vedo che mi sembra un secolo. Leggo sui giornali che avrebbe anche una fidanzata, per cui non mi rimane che chiuderla anche legalmente questa vicenda». E' curioso il racconto di Bahl, soprattutto per quel che riguarda il presunto contatto tra Orlando e Lo Cascio. Cioè tra una loggia massonica e l'ex sindaco. E non una loggia qualunque, ma proprio quella palermitana, scoperta nel 1985 in via Roma. Una sorta di emanazione della P2 Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo, ora leader della «Rete» ""■-■i v (mafia, politica e affari) che Orlando e anche il Coordinamento antimafia, a lui vicino, hanno spessissimo attaccato, definendola un centro di potere occulto. Quella della loggia massonica di via Roma è una vecchia storia, rimasta sempre nell'ombra. La sede venne perquisita, gli elenchi dei «fratelli» sequestrati, i nomi passati ai raggi X. C'erano dentro i palermitani che contano e c'era Salvatore Greco, detto il senatore, fratello di Michele, il «papa» della mafia. Ma i magistrati non trovarono mai nulla di perseguibile. C'era dentro anche Giovanni Lo Cascio, ma finì in carcere per altre cose: traffico di stupefacenti e associazione mafiosa. Ora, in piena campagna elettorale già turbata dal sangue, torna alla ribalta. Prima con le intercettazioni telefoniche che portano allo scoperto le relazioni importanti di Lo Cascio, in confidenza perfino col «venerabile» Licio Gelli, poi con questo rapporto che la magistratura palermitana si appresta a sviluppare. Francesco La Licata

Luoghi citati: Lucca Sicula, Palermo, Sicilia, Veneto