Allarme per Drago delfino del presidente di Alberto Rapisarda

Andreotti: «Quel golpe è un falso» Il presidente del Consiglio liquida così l'allarme sul disegno terroristico-mafìoso Andreotti: «Quel golpe è un falso» Si cerca il colpevole al ministero, nel mirino Parisi ROMA. Si trattò di «patacca», come si dice a Roma. La notizia di un temuto colpo di Stato, lasciata filtrare dal ministero dell'Interno e rimbalzata ieri sulle prime pagine di tutti i giornali, non era una cosa seria. Parola di Giulio Andreotti. «Macché golpe... Lasciamo perdere questo termine che si riferisce a cose serie e quindi va usato in ben altre circostanze». E la circolare del ministero? «Nel nostro Paese le circolari, anche quando sono riservate, vengono lette dai prefetti sul videotel ancora prima di averle ricevute. In ogni caso, non si tratta di vecchi documenti, ma dello scherzo di un pataccaro irriducibile». Pronta risposta del vicepresidente del Consiglio, Martelli, a nome del psi: «Ben fatto a tagliar corto con i pataccari. Resta da capire chi e perché ha accreditato questa patacca». '• Domanda retorica, per i più. Dopo lo stupore della prima ora, ieri si è alzato un coro pressoché unanime di perplessità, sospetti e accuse sull'uso strumentale che il governo avrebbe fatto dell'allarme eversivo. E la dichiarazioni del presidente del Consiglio, rilasciate nel tardo pomeriggio, son sembrate un modo per cercare di smorzare un «caso» che andava montando, sino a provocare seria irritazione persino nei vertici democristiani. Palazzo Chigi faceva sapere che Andreotti non era al corrente dell'iniziativa di diffondere tramite Ansa la circolare ai prefetti. Scotti faceva rilevare che lui era fuori Roma. La responsabilità sarà, alla fine, di un qualche funzionario. Al Viminale nessuna risposta, ma sotto tiro è anche il capo della polizia Vincenzo Parisi che ha dato l'allarme a Scotti e ha poi informato Cossiga. E' probabile che sia questa la versione che il ministro Scotti darà oggi alle commissioni Interni di Camera e Senato. Domani andrà, a riferire al comitato per i servizi segreti e non troverà molti amici. Per l'esattezza, ieri solamente tre democristiani si sono schierati dalla parte del ministro: Lattanzio, Pisicchio e Formigoni. Quest'ultimo, che è considerato un adreottiano di complemento, ha ricordato che lui già un anno fa parlò di mi piano per rapire il Papa. Per il resto, dal partito di Scotti e Andreotti arrivano dichiarazioni imbarazzate e dubbiose. Cabras, Misasi, Gitti, lo stesso ministro della Difesa, Rognoni, non credono al golpe. «La lotta è contro la mafia - precisa Rognoni -. Il quadro internazionale è tale da escludere piani di destabilizzazione che possano provenire da Paesi stranieri». Ma, quel che più conta, è lo stesso segretario della de a far capire che non ha per nulla gradito la sovraeccitazione provocata da Scotti. «Fa bene il governo ad allertare i dispositivi di sicurezza contro minacce e rischi di attentati» è il massimo che concede Forlani ad Andreotti. Nessun accenno al clamoroso comunicato reso pubblico ma assicurazione che la de «non perderà la calma» e conserverà la sua «fredda determinazione». Tutto l'opposto del sospetto incendiario innescato dall'indiscrezione dell'Ansa. Timori di golpe? «E' fantapolitica», taglia corto Casini, che di Forlani è stretto collaboratore. Non ci crede il segretario socialista Bettino Craxi che invita ad «evitare i falsi allarmi che rischiano di innescare un clima terribile fatto di intimidazioni e cortine fumogene che si faticherà poi a diradare». E chiede di conoscere «gli elementi concreti sui quali si fonda questo grande allarme». Non ci crede (o ha smesso di crederci) Achille Occhetto che coglie l'occasione per annunciare che il pds, questa volta, non si lascerà irretire: «Se c'è qualcuno che oggi vuole utilizzare la strategia della tensione per metterci ancora una volta in una ammucchiata, in una politica di solidarietà generica con gli altri partiti, si sbaglia perché non accettiamo i governissimi, perché non accettiamo di essere aggiunti agli altri partiti che fanno da corona alla de». Per il pds è una precisazione importante, che taglia corto ai dubbi che serpeggiano nel partito su cosa rispondere alle lusinghe di Andreotti e della de. Perplessi sul temuto golpe anche i repubblicani («il primo caso di un ministro dell'Interno che con un suo comunicato si propone di gettare allarme tra la popolazione» osserva Battaglia), i socialdemocratici («la destabilizzazione ormai è nelle cose» dice rassegnato Cariglia), i liberali («E' una notizia elettoralistica», denuncia Battistuzzi). «La de si rafforza quando la gente ha paura» spiega Zanone, presidente del pli. Alberto Rapisarda Il capo della polizia Vincenzo Parisi e il ministro dell'Interno Vincenzo Scotti

Luoghi citati: Roma, Scotti