Canavese, racket all'offensiva
Canavese, racket all'offensiva L'ultimo attentato l'altra notte a Bollengo: bomba contro un magazzino Canavese, racket all'offensiva La polizia: «E' un segnale» Sabato 29 febbraio. Nei giardini di via Corte d'appello a Ivrea, poco lontano da una zona con bar e negozi, vengono trovate due bottiglie incendiarie ancora intatte. Nella notte tra martedì 10 e mercoledì 11 marzo misteriosi attentatori danno fuoco all'ingresso del «Roxy bar», nel centro a Cascinette. A Bollengo, l'altra notte, viene fatto esplodere un rudimentale ordigno esplosivo contro un magazzino di prodotti per la panificazione. Tre misteriosi episodi sui quali la polizia preferisce non sbilanciarsi, anche se dal Commissariato di Ivrea si parla di «timidi tentativi intimidatori della criminalità organizzata». I proprietari dei locali danneggiati, invece, negano. Lo fanno anche Graziano Borra, e sua moglie Marina Tesio, i titolari del magazzino di Bollengo. Di quello che è successo l'altra sera non vogliono parlare: «Sono faccende che riguardano solo noi» continuato a ripetere. L'esplosione ha danneggiato il capannone di località cascina Carlina, una sperduta frazione lontano dal paese: la deflagrazione ha aperto una breccia nel muro senza lesionare la struttura portante, i danni sono limitati. Segno che l'attentatore, o gli attentatori, hanno scrupolosamente valutato il luogo dove sistemare l'ordigno: una rudimentale bomba di polvere nera innescata con una miccia. «Non sappiamo chi potrebbe avercela con noi. Non abbiamo nemici e non abbiamo mai ricevuto richieste di pizzo» hanno detto i coniugi Borra agli investigatori. Eppure il gesto dell'altra sera, il più grave degli ultimi tempi, lascia aperti molti, troppi, interrogativi. Marina Tesio qualcosa si lascia sfuggire: «Magari fosse un gesto sconsiderato, se fosse così sarei contenta» dice prima di trincerarsi dietro il più assoluto silenzio. Per la polizia tutto è possibile: potrebbe trattarsi di un atto dimostrativo del racket. Di un gesto intimidatorio nei confronti dei proprietari, oppure della vendetta di qualcuno. Di elementi utili alle indagini ce n'è uno soltanto: un pezzetto di miccia trovato dalla scientifica vicino al luogo dell'esplosione. Intanto crescono ovunque episodi di estorsione e ricatto. In Alto Canavese, negli ultimi mesi, sono finite in manette per estorsione dieci persone. La zona più colpita è Cuorgnè. A Rivarolo, l'altra notte, è stata data alle fiamme la porta d'ingresso della casa di Luigi Marrazzo, un ambulante di 43 anni. Un episodio misterioso che contribusce ad alimentare il clima di paura. Lodovico Poletto Graziano Borra (sopra) gestisce con la moglie Marina Tesio il magazzino dove è stata sistemata una rudimentale bomba
Persone citate: Borra, Graziano Borra, Lodovico Poletto, Luigi Marrazzo, Marina Tesio, Tesio
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