A Expocasa il design italiano del dopoguerra di Angelo Dragone
In quei mobili 40 anni di storia Rassegna di pezzi d'autore che dal '50 a oggi sono divenuti protagonisti della cultura internazionale In quei mobili 40 anni di storia A Expocasa il design italiano del dopoguerra Nei suoi oltre 55 mila metri quadrati di proposte d'arredo domestico, «Expocasa '92» uno dei più attesi appuntamenti di Torino Esposizioni - comprende quest'anno una piccola, ma organica, mostra storica. Intitolata «Percorsi nella memoria» è stata realizzata da Galliano Habitat e da Arflex come succinta, ma essenziale, storia del design italiano del dopoguerra, protagonista riconosciuto d'una cultura di livello internazionale. Più d'uno ricorderà in questi stessi ambienti i memorabili «Eurodomus» di Giò Ponti: con mobili e arredi in gran parte destinati ad entrare nelle collezioni del famoso Museo d'arte moderna di New York, ed ancor oggi presenti in molte case italiane, delle quali segnano l'epoca, come certi quadri d'autore. Quegli oggetti erano frutto di un autentico impegno progettuale sviluppato su vasta scala e ad ogni livello: «dal cucchiaio alla città», come potè felicemente riassumere l'architetto Ernesto Rogers in una conferenza tenuta a Zurigo nel '46, in un clima ancor dominato dalle esigenze d'una ricostruzione postbellica. Scandita quindi per decenni, nel primo dei quattro suoi stand la mostra muove dal 1950, anno in cui è ufficialmente nata anche Arflex, con un'attività fortemente legata al design italiano. Al posto d'onore c'è il «Tavolo Reale» disegnato da Carlo Mollino (1946) e prodotto da Zanotta, con l'anticipatrice sua sperimentazione tecnica. Gli fanno corona un gruppo di proposte, classiche di quegli anni: la sedia «Superleggera» di Giò Ponti (1951), le lampade di Gino Sarfatti (1953) ideate per Arteluce e premiate l'anno dopo col Compasso d'oro, e il mobile neofunzionale «550» di Gianfranco Frattini (1957) realizzato da Bernini. Il decennio successivo - periodo di forte sviluppo economico e demografico, con non meno forti squilibri sociali connessi con una sfrenata immigrazione s'affida alla poltrona «Wcod Line» di Marco Zanuso, prodotta da Arflex nel '64, e al televisore «Algol 11» (Brionvega) da lui realizzato nel '65 con Richard Sapper, mentre Achille e Pier Giacomo Castiglioni fin dal '62 avevano consentito alla Flox di realizzare la lampada «Arco», così nuova e subito famosa (sicché fu poi, vanamente, imitatala) e dalla poltrona «Bobo» di Cini Boeri, prodotta nel '67 da Arflex. Gli Anni 70 - dominati dalle contestazioni come dalla crisi industrial-petrolifera - può dirsi assumano le linee del nuovo televisore «Black 201» (1970, Brionvega) di Zanuso e Sapper, ma anche la concezione d'un mobile ad elementi qual è «Si- stema» (1974) di G. P. Lucca (per Lorenzon), o le forme avvolgenti di «Boalum», la lampada di Livio Castiglioni e G. Frattini realizzata nel '70 da Artemide. Gli Anni 80 s'annunciano con gli stravolgimenti del post-moderno, peraltro conformi al quadro politico ed economico, ed è Ettore Sottsass jr. ad aver firmato alcuni dei pezzi più singolari Iprod. «Memphis»), dal mobile-libreria «Carlton» (1981) che, con la coeva lampada «Cal¬ limaco» (di Artemide) e lo specchio «Diva» dell'84, hanno contribuito a fare il «gusto» di un'epoca. Con gli Anni 90, dice Galliano, sembra volersi ricuperare una memoria: si torna a valori più puri, ad un «razionalismo ragionato». Con Arflex, ne offre l'esempio in una intera serie di divani, anche componibili, ideati dal tedesco Burkhard Vogtherr. Angelo Dragone Un ambiente Anni 50 della mostra «Percorsi nella memoria» ad Expocasa
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