Gli inglesi votano per la lotteria da noi ci pensa Formica col fisco

Gli inglesi votano per la lotteria da noi ci pensa Formica col fisco NOMI E COGNOMI Gli inglesi votano per la lotteria da noi ci pensa Formica col fisco sudditi di Sua Maestà britannica sono notoriamente di costumi più sobri rispetto a noi italiani, bollati come le cicale d'Europa. Ma che la lotteria nazionale potesse diventare uno dei cavalli di battaglia nella un po' esangue campagna elettorale dei tories per le elezioni del prossimo 9 aprile sembra incredibile a chi ormai da mési vive una stagione preelettorale combattuta nei bunker antigranata, con i partiti in armi fra loro su tutto, ma uniti su un unico obbiettivo: il saccheggio delle casse erariali. Rivela infatti il Financial Times che più del 70 per cento degli inglesi non vede l'ora che nel Regno Unito sia reintrodotta la lotteria nazionale, dopo un'astinenza durata 166 anni. Fu nel 1826 che la lotteria cadde sotto l'accusa di immoralità, costringendo i sudditi a dedicarsi al fiorente mercato delle scommesse clandestine. Nel 1992, promettendo di restituirla se vinceranno le elezioni, i parsimoniosi tories, oltre a titillare le ansie d'azzardo degli elettori, hanno introdotto un codicillo «morale»: il miliardo di sterline di utile annuale sarà destinato a finanziare le opere di beneficenza e le arti. Sul fronte opposto, i laboristi promettono una grande stagione d'investimenti pubblici, più stanziamenti per Sanità e Istruzione e l'esenzione dalle imposte di 750 mila contribuenti a basso reddito. L'Italia è ben fornita di lotterie nazionali, a cominciare da quella di Capodanno, che distribuisce i suoi miliardi il giorno della Befana. E comunque nessun elettore scardinerebbe mai un voto certo con una vincita ipotetica o con una semplice promessa di un vantaggio futuro, fin da quando il mitico Achille Lauro scambiava per le vie di Napoli pacchi di paI sta con voti. I Perciò da noi la vera riffa si gioca prima delle elezioni e i più forti numericamente o i più influenti vincono. Senza colpo ferire, i dirigenti dello Stato, civili e militari, hanno ottenuto dal governo aumenti retributivi dell'8,1 per cento, quasi il doppio rispetto al «tetto» del 4,5 per cento sul quale il governo stesso aveva imperniato la sua politica economica. I dirigenti sono soltanto 8 mila, ma la loro influenza elettorale va ben al di là dell'esiguità del numero. I dipendenti della scuola sono invece 1 milione 145 mila, praticamente un partito, che pretende subito il nuovo, dispendioso contratto. E' vero che buona parte degli insegnanti potrebbe andare a casa o, più realisticamente, essere retribuita a part time, come ormai tutti sanno. Ma l'amnesia elettorale è completa, al punto che a chi, come il direttore generale della Confindustria Innocenzo Cipolletta, fa osservare che sarebbe opportuno «non sprecare soldi per rinnovare il contratto dei professori», il ministro della Pubblica Istruzione Riccardo Misasi replica indignato che «la richiesta di blocco del contratto è strumentale, pretestuosa ed elettoralistica». Perché elettoralistica poi... II compassato John Smith, ministro ombra laborista al Bilancia, buttando sul tavolo il suo asso nella manica elettorale, ha promesso con britannica solennità che, se vincerà le elezioni, esenterà dalle tasse 750 mila poveracci, con un reddito di 8 milioni l'anno. Meschino, dovrebbe venire a prendere qualche ripeti¬ zione full immersion dal suo collega non ombra, ma in carne e ossa, Rino Formica, che in questi giorni ha scritto 3.407.025 lettere personali ad altrettanti elettori-contribuenti. Annuncia loro, con legittima letizia, che hanno vinto la lotteria: entro giugno riceveranno a casa un assegno della Banca d'Italia per l'importo di tasse pagate in eccesso nel lontano 1987. Poiché nessuno dei creditori sperava di rivedere più quei soldi illegittimamente trattenuti dallo Stato, è proprio come un'inaspettata vincita alla lotteria. Ma il ministro ha superata se stesso nell'incontro con Domenico Calò, contrabbandiere, cui, presente un generale della Guardia di Finanza, ha garantito: l'assunzione dei figli, Antonio e Katia; l'acquisto dei suoi cinque motoscafi blu, a prezzo di mercato; la licenza per un cantiere utilizzato finora clandestinamente nell'assistenza alla flotta contrabbandiera; la sanatoria per 200 miliardi di multe. Abbiamo il sospetto che il contrabbandiere Calò, i figli Antonio e Katia, i congiunti più stretti, capitati a Bengodi, sappiano già per chi votare il 5 aprile prossimo. E con loro tutto il popolo del contrabbando. Se Major vincerà, manterrà l'impegno e consentirà agli inglesi di sollazzarsi con la lotteria. Se Smith s'insedierà al ministero del Bilancio grazierà i contribuenti più poveri. Insegnanti, bidelli, dirigenti, controllori di volo, ferrovieri, contribuenti rimborsati, contrabbandieri pentiti e quanti altri da noi hanno preso o prenderanno prima del 5 aprile sappiano invece che dopo, chiunque vinca, dovranno ridare con gli interessi. Da decidere è soltanto se la stangata sarà di 20 o di 40 mila miliardi. Alberto Staterà

Persone citate: Achille Lauro, Alberto Staterà, Domenico Calò, Formica, Innocenzo Cipolletta, John Smith, Riccardo Misasi, Rino Formica

Luoghi citati: Cognomi, Europa, Italia, Napoli, Nomi, Regno Unito