Cossiga sbalordito: io non ne sapevo niente di Cesare Martinetti

Cossiga sbalordito: io non ne sapevo niente Il Presidente: «Eppure ho parlato mezz'ora con il ministro, che ora richiamerò per chiarimenti» Cossiga sbalordito: io non ne sapevo niente E annuncia un messaggio sulla mafia nati/tv wfcì »« v PALERMO DAL NOSTRO INVIATO C'è un «piano di destabilizzazione» che minaccia il Paese, dice il ministro dell'Interno avvertendo i prefetti con una circolare, ma il presidente Cossiga risponde di non sapere nulla: «Ho parlato trenta minuti con Scotti, e non mi ha detto niente». Si riferisce all'omicidio Lima? «Mi farò dare un'interpretazione dal ministro, i cittadini hanno diritto di essere informati e anche il Presidente della Repubblica: è la verità, scomoda per voi e per me». Si è chiusa con questa punta di veleno verso il ministro dell'Interno la lunga e a tratti rabbiosa esternazione di Cossiga al termine del suo secondo giorno palermitano. A villa Whithaker Cossiga ha riaperto un fronte di polemica con il Csm, definito l'omicidio Lima un delitto «destabilizzante per lo Stato», affermato che la campagna elettorale deve comunque continuare, annunciato un messaggio al Parlamento (l'ultimo, come un testamento da vivo), polemizzato con il ministro ombra pds Cesare Salvi. Ma la giornata presidenziale era cominciata di prima mattina a villa Paino con una serie di incontri davanti a caffè e brioche. Cossiga ha visto il ministro delle Poste Vizzini, psdi, i de Mattarella, Mannino e Riggio; l'ex pm del maxi processo Ayala ora candidato nel pri. Riservato il contenuto dei colloqui, ma si sa che hanno riguardato la de siciliana del dopo Lima, la campagna elettorale, la situazione a Palermo. Poi, secondo un copione simbolico a cui Cossiga presta sempre attenzione, con Mannino si è recato prima nella libreria Sellerio per ricordare Leonardo Sciascia («I miei rapporti iniziali con lui da ministro dell'Interno, non furono buoni. Poi eravamo amici»); dopo da Pustorino, celebre negozio di confezioni ai «quattro canti», ad acquistare 3 cravatte. Questo per dire che la Sicilia non è solo mafia e violenza. Alle 11 Cossiga era a palazzo di giustizia, ed è entrato nell'ufficio del primo presidente di corte d'appello dov'è rimasto un'ora. C'erano Scotti, Falcone (la cui presenza è parsa una specie di «investitura» presidenziale nel ruolo di super-procuratore antimafia), i dirigenti degli uffici. Non il ministro Martelli (che sarà oggi a Catania) del quale sembra che Cossiga non abbia gradito la polemica sulla «qualità» della vittima di mafia Piersanti Mattarella. A palazzo, Cossiga ha anche visto i magistrati del pool antimafia che gli hanno chiesto di usare i suoi poteri di presidente del Csm per sgombrare i sospetti adombrati mesi fa da Orlando quando disse che in «quei cassetti» erano rimaste prove non utilizzate. «Mi hanno chiesto - ha detto Cossiga - che il Csm dopo sei mesi metta la parola fine a tutta la spazzatura detta nei loro confronti. Chiamerò il vicepresidente del Csm. Se ha le prove faccia piazza pulita dei magistrati, se non le ha lo faccia di chi li ha calunniati. Il Csm deve tutelare tutti i magistrati non solo quelli che fan comodo». Poi in Prefettura con forze di polizia e inquirenti; alle 14 il pranzo con i politici alla Scuderia, vicino all'ippodromo. Alle 18, a villa Withaker, l'atteso rito dell'esternazione al quale il Presidente si presenta con lo sguardo severo. Il delitto Lima: «Non è terrorismo in senso tecnico, significherebbe promuovere la mafia ad un altro livello, come immaginare che sia governata da un grande vecchio che mano- vra per eleggere questo o quello al posto di Cossiga». Definirlo terrorismo sarebbe fare un favore alla mafia e «finiremmo per combattere un nemico inesistente e non combattere l'esistente». Dunque la campagna elettorale deve continuare, i candidati devono cercarsi i voti, come si è sempre fatto: «è la democrazia». Lo Stato di diritto ha dei costi e «io sono per le garanzie», però non si può pretendere che funzioni in modo «eccezionale»: «Se non si ritiene che soddisfi le esigenze di tutela sociale si facciano altre proposte. Lo Stato di diritto non funziona se c'è omertà, intimidazione, se l'uccisione di un uomo politico blocca la campagna elettorale». Ed ecco l'annuncio: «L'ultima cosa che farò prima di andarme¬ ne sarà sottoporre al nuovo Parlamento questi temi: non possiamo consentire che parte del Paese scivoli fuori dal livello di Stato democratico». E infine sull'equivoco della circolare Scotti: «Chi dice che c'è timore di colpo di Stato, dica da dove viene il pericolo: altrimenti diamo materia per romanzi». Cesare Martinetti Nella mattinata aveva visto i giudici e aveva promesso chiarezza col Csm Poi s'è informato sulle elezioni Cossiga arriva in prefettura, con le cravatte acquistate in un negozio

Luoghi citati: Catania, Palermo, Sicilia