Leggi eccezionali? Un coro di no di Ruggero Conteduca

Leggi eccezionali? Un coro di no Soltanto Giuliano Amato e Caria appoggiano la proposta ventilata dal presidente Cossiga Leggi eccezionali? Un coro di no «Contro la mafia bastano quelle attuali» ROMA. Un coro di «no», sia pure con diversi «distinguo», alla possibilità ventilata da Cossiga a Palermo di ricorrere a leggi eccezionali per combattere la mafia. Per il presidente del Consiglio, anzi, le leggi esistenti sono più che sufficienti: basta interpretarle correttamente, dice Andreotti, e riorganizzare la distribuzione delle forze dell'ordine sul territorio nazionale. Andreotti, insomma, sebbene sia stato il più colpito dall'assassinio dell'amico Salvo Lima, sembra non condividere l'allarmismo del Capo dello Stato. Così come, alla vigilia delle elezioni, mostrano di non condividerlo segretari o esponenti di quasi tutti i partiti. Persino Claudio Martelli, ministro socialista della Giustizia, che in più di un'occasione si è schierato con il Presidente della Repubblica, questa volta se ne dissocia. «Leggi eccezionali dice - in realtà già esistono. Si tratta ora di dare attuazione a quella mole di provvedimenti che governo e parlamento hanno già approvato». «Chi non ha fatto il proprio dovere - sottolinea riprendendo un'antica polemica - sono proprio i magistrati che non applicano le leggi e il Consiglio superiore della magistratura che sabota l'azione del governo». In effetti il Parlamento oltre a differenziare i reati della criminalità organizzata da quelli della criminalità comune, ha previsto anche un regime diverso per quanto riguarda benefici e termini di custodia cautelare. Al punto che, osserva Andreotti, «il nostro sistema penale e giudiziario ha risentito di una sorta di moto pendolare, per cui a causa di un passato con un tasso di garanzia molto basso siamo arrivati ad una legislazione forse squilibrata in senso opposto». Occorre rivedere, sostiene Andreotti, il principio di presunzione di innocenza e procedere ad uno nuovo assetto di polizia e carabinieri nel Paese. Le forze dell'ordine, durante il terrorismo, furono concentrate nelle grandi città. Ora bisogna ridistribuirle perché ci sono tanti centri abitati, in zone di mafia, in cui non c'è né una stazione di carabinieri né un presidio della polizia di Stato. «Proprio ieri - dice Andreotti - abbiamo insediato la commissione Guarino con l'incarico di studiare una migliore distribuzione delle forze dell'ordine su tutto il territorio nazionale». Niente leggi speciali, dunque. Non le vogliono i socialisti, i socialdemocratici, i liberali, tutti partiti dell'area di governo, e non le vogliono le opposizioni. Unica voce contraria, quella del socialdemocratico Caria secondo cui «è giusto rispondere alla guerra di mafia con atti di guer¬ ra». «Ma la sua - precisa il ministro socialdemocratico delle poste Vizzini - è una opinione del tutto personale. Il parlamento deve rivedere le leggi, renderle più dure e più severe, ma ciò non significa che il psdi voglia leggi eccezionali o la pena di morte». «Il problema è a monte - dice il segretario Cariglia - sta nella efficienza dello Stato, nella stabilità del sistema: le leggi vengono dopo». E dello stesso tono è la risposta di Forlani. Per il segretario de la mafia non si combatte «con le chiacchiere, ma si deve dare solidità al sistema istituzionale, forza allo Stato, e andare verso una maggioranza si¬ cura, forte, coesa». Più sfumata la posizione del vicesegretario socialista, Giuliano Amato. «Non escludo nulla - osserva Se si dice che si cerca qualcosa che è utile e che può essere battezzata "legge eccezionale" non ho remore». Che ci voglia uno sforzo eccezionale contro la mafia è fuor di dubbio, «il fatto poi che questo sforzo eccezionale si debba tradurre in interventi e norme straordinarie vorrei che fossero avanzate proposte specifiche». Ma nonostante la precisazione del presidente della Consulta, Aldo Corasaniti, secondo cui «l'ipotesi di leggi eccezionali in sé non ha niente di incostitu- zionale, si tratta solo di vedere quale è il contenuto delle leggi», l'ipotesi di Cossiga, peraltro ieri parzialmente ridimensionata dallo stesso Presidente, viene respinta all'unanimità. «Non occorre un governo spietato - ribatte il repubblicano La Malfa - basterebbe che fosse inflessibile». La difficoltà nel controbattere la criminalità sta nel fatto che «negli altri Paesi è esterna al settore politico, mentre da noi, in Italia, il confine tra il potere criminale e il potere politico è molto incerto». «La norma per i liberali spiega Renato Altissimo - rimane quella di applicare le leggi esistenti che spesso non sono applicate». «Se si tratta poi - aggiunge - non di leggi eccezionali ma di eccezioni di fronte ad una situazione di emergenza ci si può ragionare su». «Il terrorismo è stato combattuto e sconfitto senza dover ricorrere a leggi eccezionali - è la tesi del presidente dei senatori de, Mancino - analogamente potremo fare con la criminalità organizzata». Per Roberto Ronchi, della lega Nord, non si vedono «proposte concrete», si tratta solo di «dichiarazioni di intenti vuote di reali contenuti, fatte sull'onda dell'emozione dinanzi all'ennesimo cadavere». Ruggero Conteduca E i repubblicani «Lo Stato non deve essere spietato ma inflessibile» Giuliano Amato (foto grande) e, sotto, Giulio Andreotti li segreatario del partito repubblicano, Giorgio La Malfa

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