Sanscemo, ma sono storie non più tese di Gabriele Ferraris
Sanscemo, ma sono storie non più tese Sabato a Torino il Festival della canzone demenziale presentato da Sergio Vastano e Salvatore Marino Sanscemo, ma sono storie non più tese La rassegna rivoluzionaria ha fatto molte concessioni al sistema TORINO. Il Festival della canzone demenziale, meglio noto come Sanscemo, approda alla terza edizione: sabato al Palasport di Torino si consumerà quello che è diventato un evento. Con gli annessi e connessi degli «eventi»: torme di radio e tivù all'assalto, riprese di Videomusic, accorrere di giornalisti e critici, pullulare di anime perse, saltimbanchi, cercatori di fortuna. Paolo Zunino e i suoi complici, quando s'inventarono il festival del demenziale, non speravano - o dovremmo scrìvere «non temevano»? - tanto. Tre anni fa Sanscemo fu una festa in famiglia: il successo, il Palasport gremito, l'ascesa del vincitore Marco Carena colsero di sorpresa gli addetti ai lavori. I quali non avevano intuito la voglia di diversità, non s'erano accorti che il pubblico giovane era pronto alla sfida dell'ironia, anche feroce, anche sboccata. Sanscemo fu una ventata d'aria fresca in una scena musicale asfittica. Il «rock demenziale», dopo gli Skiantos di Freak Antoni negli Anni Settanta, aveva vissuto un periodo catacombale: ma dava segni di riscossa. Ed era un demenziale da combattimento, sparava a zero su poteri e convenzioni. Sanscemo, però, prediligeva l'allegria goliardica. E la scelta s'è rivelata vincente. In questi anni il demenziale, salvo rare sacche di resistenza, è stato fagocitato e clonato dal business, che ne ha fatto mac¬ chietta e carne per insaccati. Spremuti Elio e Le Storie Tese sul coté pecoreccio, ci hanno raccontato che pure Salvi e Faletti e Bigio sono «demenziali». Sanscemo tenta la mediazione fra goliardia e mercantilismo. Non è facile. Intanto, per presentare la serata hanno ingaggiato niente meno che Sergio «Striscialanotizia» Vastano e Salvatore «Vociante» Marino: orgogliosi virgulti di una demenzialità tv targata Finin* vest e Raidue. Sopravvoliamo. Eppure, comunque vada, Sanscemo ha fatto centro. Anche troppo: ha risvegliato l'interesse e i sensi sopiti dell'industria dell'intrattenimento. E si sa, la musica è come i posti delle vacanze: quando li scopre il turismo di massa, diventano invivibili. Sponsorizzato dalla Polygram - ma soldi se ne vedono pochini - Sanscemo oggi fa gola, e c'è chi vorrebbe portarlo via da Torino, trasferirlo in casa del potere discografico, a Milano o a Roma. Di fatto, parteciparci è già una cosa seria, o quasi. Per fortuna c'è ancora chi ci va per divertirsi: il dentista romano che guida la Sbanda Cerquetti, o l'avvocato napoletano Paolo Pannella con un'orchestra di legulei, ufficiali giudiziari, medici e ingegneri. E si annunciano complessini di discografici, di giornalisti, di varia umanità. Né mancano i personaggi interessanti. Tenete d'occhio i romani Santarita Sakkascia, già sentiti ad «Avanzi»; cantano «Perché ci fai», spietata presa per i fondelli del povero Masini. Non demeritano Munciausen Generescion, Trombe di Falloppio, altre band ruspanti. Ma abbondano pure i «cavalli di ritorno», gente che vorrebbe essere cantante o attore «vero», e per emergere le prova tutte: peschiamo a caso la scheda di una concorrente, la bolognese Daniela Airoldi. Ha debuttato tra i bimbi dello Zecchino d'oro (come Cristina d'Avena, allarme rosso!), ha fatto teatro, televisione a basso share, cabaret, una particina con Fellini; e alterna «la sua attività di attrice a quella più completa di soubrette». Ci siamo capiti. Autore di canzoni dello Zecchino d'oro (i frati dell'Antoniano si rendono conto delle conseguenze?) è il milanese Walter Ivaldi, cantante o attore a seconda della bisogna. Il romano Marco Manusso, invece, ha suonato la chitarra in mille tour con De Gregori, Dalla, Locasciulli, Bobby Solo: e s'è fatto «Sanremo Folies», la bischerata con cui il Festival di Aragozzini tentò nel '91 di fabbricarsi un'immagine «giovane». I testi delle canzoni sono scemarelli, grassocci, ilari. Giocano sul doppiosenso - «Banana, frutto di moda» predicano i siciliani Francois e Le Coccinelle - e cercano la risata, magari lo sghignazzo. Non a caso, la frattura tra questo Sanscemo e il demenziale arrabbiato e impegnato è ormai insanabile: e proprio i gruppi dell'«altro demenziale» - la follia contro il sistema - domenica, sempre a Torino, faranno un concerto in esplicita contrapposizione a quello che considerano «il Festival ufficiale». Sanscemo come Sanremo? Che il Grande Freak, patrono del rock fuori di testa, ci protegga. Gabriele Ferraris I testi sono assurdi grassocci, ilari. I puristi preparano l'antifestival I romani Santarita Sakkascia cantano «Perché ci fai», facendo il verso a Masini
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