Rourke e Gotti quella strana coppia

Rourke e Gotti, quella strana coppia Scambio di sorrisi in tribunale tra l'attore e il boss: «Sono passato a salutare un amico» Rourke e Gotti, quella strana coppia «Ilpadrino mi ha aiutato» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Goodfella» anche lui? Sta di fatto che sembrava proprio tra amici Mickey Rourke, quando si è presentato all'improvviso, l'altro giorno, nell'aula del tribunale di Brooklin dove è in corso il processo al capo di «Cosa Nostra» di New York, 1'«amico» John Gotti. Addobbato con un doppio petto color cenere, i capelli raccolti dietro la nuca in un improbabile codino, l'attore si è fatto largo tra la gente incuriosita indossando un sorriso soddisfatto. Poi, preparandosi a prendere posto su una delle panche per il pubblico, Mickey ha ondeggiato la mano destra in un cordiale cenno di saluto a «Don Teflon». Gotti, che onorava l'altro suo soprannome, «Don Elegantone», con una cravatta a motivi floreali rosa, gialla e blu elettrico doppiata dalla «pochette» occhieggiante dal doppio petto scuro in cui era fasciato, ha ricambiato il saluto con affettuosa allegria. «Siamo amici - ha spiegato Rourke con una certa fierezza -. Passavo da queste parti e ho pensato di fare un salto dentro». «John è un uomo molto intelligente», ha aggiunto come stesse parlando di uno studente sotto esame, piuttosto che di un signore sotto processo per omicidio plurimo e estorsioni organizzate. L'«amicizia», secondo un copione vecchio come il cucco, sarebbe nata per ragioni di lavoro. «Vedete - ha raccontato l'interprete di "Barfly" e di "Angel Heart" - io faccio spesso personaggi, diciamo così, metropolitani e John in questa roba qui è un professore, ne sa un sacco». «E' stato generosissimo del suo tempo con me - ha poi raccontato grato - aiutandomi alla grande nel mio lavoro». Prima di fare queste dichiarazioni ai cronisti, una volta uscito dall'aula, Mickey aveva comunque compiuto un gesto che escludeva l'ipotesi di un'amicizia appoggiata solo su basi di interesse. «Adesso devo andare», aveva detto a un certo punto, alzandosi dalla panca. Poi, prima di infilare l'uscita dall'aula, si era avvicinato ai «familiari» di Gotti, scambiando un tenero doppio bacio sulla guancia con John «Jackie Nose» D'Amico, noto come un colonnello del «clan» Gambino, e con quell'altra brava persona che risponde al nome di Carlo Vaccarezza. «Goodfellas», amiconi. Tutto questo non significa necessariamente che Rourke sia un ammiratore, o tantomeno, un affiliato del «clan Gam- bino». Può certamente essere criticato per una certa indifferenza morale, ma è probabile che, alla base della sua «familiarità» con Gotti e compagnia sparante ci sia quella fascinazione estetica che il mondo del cinema ha storicamente sempre provato per la mafia americana. Un interesse che continua, visto il recente successo di «Goodfellas» di Martin Scorsese, che ha riportato i botteghini ai fasti del «Padrino parte prima, seconda, terza, e via contando». Proprio nei giorni scorsi la «Home Box Office» ha annunciato la prossima realizzazione di un film di un'ora e mezzo sulla storia delle «pulci» che l'Fbi aveva installato nel quartier generale di Gotti, al «Ravanite Club». La fascinazione continua e alla base del gesto spettacolare di Rourke può esserci anche una componente di cinismo arrivistico. Ma troppe volte, in passato, questo labile confine tra interesse professionale e coinvol¬ gimento si è assottigliato fino a scomparire. Alcuni mesi fa, Philip Leonetti, detto «Crazy Phil», dieci omicidi confessati, cominciò a dettare alla polizia, per alleviare il suo futuro di carcerato, un lungo capitolo della storia di «Cosa Nostra», dedicato ai rapporti tra mondo della spettacolo e malavita organizzata. Raccontò dei rapporti di Frank Sinatra con Sam Giancana e poi con il suo successore Louis «Loui Dome» Pacella. Parlò del legame tra il cantan¬ te Julio Iglesias e Paul Castellano, proprio il predecessore di Gotti, per l'omicidio del quale adesso «Don Elegantone» è alla sbarra. Descrisse il sodalizio nato tra l'attore James Caan e Antony Acceturo, al di là dell'Hudson che separa New York dal New Jersey. Tirò in ballo Robert De Niro, ricostruendo la corte che fece al «boss» di Filadelfia Nicodemo «Nichino» Scarfo. Anche De Niro voleva «imparare». Paolo Passarini «E' un uomo molto intelligente sa tante cose sui tipi metropolitani Per me è come un professore» Poi la star è andata a baciare il colonnello del clan Gambino ^^^^^^^^^^^^^^ Da sinistra, l'attore Mickey Rourke e il suo «amico» John Gotti Robert De Niro (a sinistra) e Frank Sinatra (sotto), entrambi «affascinati» dai boss della mafia italoamericana

Luoghi citati: Filadelfia, New Jersey, New York, Washington