Martelli: quel giudice straparla

Martelli: quel giudice straparla «Accusa il governo per coprire un suo errore, la libertà al killer degli agenti» Martelli: quel giudice straparla Nel mirino del ministro il procuratore aggiunto di Venezia E si scopre che l'assassino aveva precedenti per armi VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E" quasi guerra. Dopo l'uccisione dei due poliziotti a Sommacampagna, dopo i loro funerali, la polemica fra il ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli e i magistrati veneziani non accenna a diminuire. I due poliziotti, Vincenzo Bencivenga e Ulderico Biondani, sono stati fulminati a colpi di rivoltella da un evaso che dovevano arrestare, Massimiliano Romano, a sua volta rimasto ucciso nello scontro a fuoco. Romano è risultato avere precedenti per detenzione di quattro pistole, era stato poi arrestato e processato per il possesso di 8 grammi di cocaina e di un'altra arma. Fermato ad agosto, a ottobre era stato posto agli arresti domiciliari dal giudice delle indagini preliminari Carlo Mastelioni; il tribunale presieduto da Claudio Dodero a febbraio lo aveva condannato a 6 anni per la droga, mandandolo assolto invece per l'arma; Romano era in seguito scappato di casa, ma la polizia non lo avrebbe mai segnalato ai giudici. Ieri il ministro ha alimentato la polemica, replicando due volte ancora al procuratore aggiunto di Venezia Remo Smitti: «Il procuratore straparla - dice Martelli -. Il fatto che per coprire il proprio errore o quello di un collega dileggi governo e Parlamento conferma che taluni magistrati non soltanto non conoscono le leggi che dovrebbero applicare, ma sono accecati da un irresponsabile corporativismo». Parole che promettono di alzare ancora di più la temperatura, dopo che Smitti aveva apostrofato per due volte il guardasigilli: «Occorre ricordare che le norme che regolano le limitazioni alle libertà personali sono molto garantiste aveva detto - perché così sono state volute dal Parlamento». E ancora: «In un sistema come il nostro, che si ispira alle se¬ parazioni dei poteri, Martelli faccia il ministro, i parlamentari facciano i parlamentari e lascino a noi fare i giudici. Non basta dire che uno sbaglia, bisogna dire dove sbaglia: anch'io potrei dire che i ministri di Grazia e Giustizia hanno sbagliato a introdurre un Codice senza aver verificato l'esistenza di tutte le condizioni». Più severo ancora il presidente della corte d'assise Luca Marini: «Prima di esprimere una valutazione sull'operato dei magistrati, il ministro di Grazia e Giustizia dovrebbe avere il buon gusto di documentarsi». E il presidente del¬ la sezione che ha giudicato Romano, Claudio Dodero: «Non si può prendersela con la magistratura che ha esercitato il proprio potere discrezionale, sennò le sentenze le fanno i politici. Facciano invece leggi vincolanti e precise». Martelli in serata ha diffuso la sua quarta nota: «Poiché una serena mia valutazione è sfociata in un'interpretazione che va al di là della serenità, continuo a fare il mio mestiere sereno. Felice che esista ancora una divisione dei poteri che non c'era ai tempi di Benito Mussolini». Con Smitti se la prende anche il dirigente della squadra mobile di Verona Alessandro Marangoni, dopo che il procuratore aggiunto aveva dichiarato che i due giovani poliziotti erano stati probabilmente mandati allo sbaraglio: «Se lo avessi fatto, avrei già cambiato mestiere - dice il poliziotto . In realtà Bencivenga e Biondani erano due professionisti. Purtroppo non sapevano che in quell'appartamento c'era Romano ed è stato soltanto in quel corridoio che Bencivenga ha riconosciuto l'uomo arrestato l'estate prima a Jesolo». Quando ormai era troppo tardi. Mario Lodo Il dolore dei colleghi ai funerali di Ulderico Biodani e Vincenzo Bencivenga, i due poliziotti assassinati nel Veronese

Luoghi citati: Jesolo, Sommacampagna, Venezia, Verona