Aiuti all'Albania: da Roma al mercato nero di Tirana di Tito Sansa

Aiuti all'Albania: da Roma al mercato nero di Tirana TIRANA Gli 880 soldati dell'Operazione umanitaria Pellicano stanno sfamando l'intero Paese, oggi arriva il ministro Boniver Aiuti all'Albania: da Roma al mercato nero di Tirana Magazzinieri corrotti e saccheggi, così spariscono i viveri mandati dall'Italia TIRANA DAL NOSTRO INVIATO A mezzogiorno le strade dell'Albania, perennemente affollate da masse di sfaccendati, si vuotano di colpo. Tutti a casa a mangiare. Non è vero, dunque, come viene fatto credere ai giornalisti e da questi viene riportato diligentemente (anche da chi scrive) che l'Albania è alla fame. Vero è che c'è cibo per tutti, anche se non proprio in abbondanza, in parte calmierato con le tessere annonarie, in parte in vendita sul mercato libero delle città. In campagna poi, dove la terra delle cooperative di Stato è stata privatizzata al 75 per cento, i viveri non scarseggiano, sotto l'incentivo del mercato libero i contadini riescono a produrre più del necessario e a vendere il surplus. I recenti cruenti assalti a magazzini di viveri a Pogradec, a Lushnje e a Pekin, come affermano il ministro dell'Ordine pubblico Fadil Cana e il ministro del Commercio estero Fikiret Karigi, non sono avvenuti sotto la spinta della fame di folle disperate ma «su incitamento di mestatori che hanno aizzato le folle» invitandole a saccheggiare i magazzini dello Stato, che viene considerato sempre un nemico. Lo conferma il fatto che le migliaia di negozi dei dettaglianti, tutti privatizza•i, non sono mai stati toccati, nché fossero riforniti di generi al nentari. La fame, insomma, dii no tutti, non la soffre più nev mo. II . erito di questa situazione di rei;: 'va sufficienza alimentare è dell i ilia (il ministro Boniver sarà ogj in Albania per una visita ufficiò, i che con la sua operazione unii, itaria «Pellicano» ha rifornito la opolazione albanese di viveri, pi nettendo ai tre milioni di sciupi iri di superare un duro inverno.. rtalia ha stanziato 113 miliardi li lire per generi alimentari e gli t- ) ufficiali e sol¬ dati di «Pellicano», con base nei porti di Durazzo e Valona, in poco più di cinque mesi hanno distribuito con i loro 500 automezzi e 4 elicotteri (per raggiungere le località più impervie) la bellezza di 120 mila tonnellate di generi di prima necessità (zucchero, farina, grano, riso, olio, burro, carne, latte in polvere, uova, sapone), pari a circa 40 chilogrammi di generi per ciascun abitante. «Pellicano» è finito proprio in questi giorni, ma continua. Dovrà distribuire entro la fine dell'anno un'altra quantità enorme di generi, 380 mila tonnellate, più di 1 quintale di roba per ogni abitante, forniti dalla Cee. I soldati di «Pellicano», tutti di leva, che hanno una diaria di 57 dollari al giorno (circa 2 milioni e 100 mila lire al mese), rimarranno dunque in territorio albanese fino alla fine del '92, forse anche di più, fino a quando l'Albania non avrà raggiunto l'autosufficienza. La vita dei nostri militari è co- munque dura: lavoro intenso tutto il giorno, dalle operazioni di carico nei porti fino al raggiungimento dei depositi statali dopo tragitti di molte ore delle autocolonne (fino a 50 camion per volta) lungo strade infami. Al rientro niente libera uscita, nessun contatto con la popolazione, gli unici svaghi sono il cinema, la televisione, la domenica gite collettive in autobus. Il sacrificio è comunque compensato, dopo 60 giorni di permanenza, dai 4 milioni ab- bondanti di lire che le reclute si ritrovano sul conto a casa e dalla buona coscienza di aver fatto un'opera umanitaria. Il compito di «Pellicano» si ferma alla consegna delle merci ai «Comitati pluralisti» dei 27 depositi sparsi nel Paese. Quel che avviene dopo non è di competenza dell'Italia. E ne succedono di tutti i colori. Magazzini saccheggiati dalla folla, camionate intere di viveri che spariscono sotto gli occhi dei magazzinieri corrotti («Volpi a guardia del pollaio» dice l'addetto stampa di «Pellicano», ten. col. Faedda), viveri italiani che si ritrovano sul mercato nero di Tirana e perfino in Grecia, capipopolo, militari e poliziotti che si riforniscono privatamente. C'è anche dell'assurdo sul mercato alimentare. Mentre l'Italia regala carne e olio, i contadini del Sud albanese con la complicità dei contrabbandieri fanno passare clandestinamente in Grecia intere mandrie di bovini e greggi di pecore e tonnellate di olio dei ricchi oliveti di Valona e Berat. A comperare i viveri all'estero gli albanesi non ci pensano neppure. Tutti i loro risparmi li investono nelle automobili scassate che nove volte al mese i traghetti Palladio e Sansovino scaricano (in numero di quasi duemila al mese) nel porto di Durazzo, e in televisori. Comperano macchine e tivù e basta. E c'è perfino qualcuno che protesta. Come quell'uomo politico albanese (del quale è decenza tacere il nome), che lamenta: «Ci fate l'elemosina invece di aiutare la nostra economia disastrata». Ma la maggior parte degli albanesi, che nei primi giorni avevano accolto a sassate i camion degli aiuti italiani, la pensa diversamente. A Tirana, dove quasi nessuno lavora, ho sentito dire più volte: «Qui ci sono solo due cose che funzionano: gli orologi e "Pellicano"». Tito Sansa

Persone citate: Berat, Boniver, Cana, Faedda, Palladio