Un killer arabo al Carnevale di Tel Aviv
Un killer arabo al Carnevale di Tel Aviv Un killer arabo al Carnevale di Tel Aviv Pugnalate ai ragazzi in maschera-. 2 morti, poi lo uccidono TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Per alcuni istanti, l'aitante palestinese comparso all'improvviso in una strada di Tel Aviv tra i giovani israeliani in festa per il Purim (il Carnevale ebraico) è stato scambiato per una maschera. Quando però ha abbassato dal volto la bianca keffyah è apparso invece un killer: brandendo un coltello dalla lama lunga oltre 40 centimetri, ha massacrato una ragazza ebrea di 19 anni, ha decapitato un garagista arabo-israeliano di 44 anni (sopraggiunto in suo soccorso) e si è poi avventato su una comitiva di ragazzi in festa, ferendone una ventina. «Era alto quasi due metri, sembrava una forza della natura, poteva essere bloccato solo da un'arma da fuoco» hanno concordato i testimoni. A fermarlo, ha provato dapprima un tassista che ha esploso un colpo in aria e poi gli ha sparato addosso, da circa due metri. L'uomo, solo ferito, è appena barcollato e ha subito proseguito la carneficina. Pochi minuti dopo, quando la via Eilat (un'importante arteria che collega Tel Aviv al sobborgo di Jaffa) sembrava un campo di battaglia, è sopraggiunto un agente della guardia di frontiera che lo ha ferito a morte. «Allahhu akhbar», Allah è grande, sono state le sue ultime parole. Suo padre era morto in un carcere israeliano. In serata, l'attentato è stato rivendicato dalla Jihad islamica. Il killer islamico - Raed al Rifi, ventisette anni, di Gaza - non ha incontrato alcuna difficoltà: si è fatto accompagnare con un camion da un parente e ha chiesto di scendere in un punto affollato. Si è subito avventato contro una ragazza di passaggio, Ilanit Hoana, che ha cercato di sfuggirgli tuffandosi dentro un garage. Nella fuga è però inciampata: l'uomo non ha avuto difficoltà a trafiggerla a morte. Poi si è rivolto contro il proprietario del garage, Abed Ghani Karim, uccidendolo; né il taxista è riuscito a fermarlo. Questa fase, hanno stabilito i cronometri degli investigatori della polizia, non è durata più di 30 secondi. Né le urla disperate delle vittime né gli spari hanno messo in allarme un gruppo di ragazzi - in gran parte liceali - radunatisi presso la discoteca rock «Real Time» per festeggiare il Purim. «Pensavamo che fossero botti di Carnevale» hanno raccontato più tardi. In pòchi istanti, .le loro maschere si sono macchiate di sangue. «La cosa più stupefacente - ha detto in seguito Moshe Nuri, il proprietario di un vicino negozio di antenne che ha seguito quasi tutte le fasi della strage - è che per alcuni minuti il palestinese sia rimasto padrone di un tratto di strada in genere molto frequentato. Tutti erano evidentemente paralizzati dalla paura». A 20 metri dal luogo della strage c'è un museo dell'esercito israe¬ liano: né i soldati né la guardia privata che siede al cancello sono accorsi. Accanto al garage di Abed Ghani Karim, dove le macchie di sangue sono ancora ben visibili, si è radunata una piccola folla di conoscenti. Uno di questi è un ragazzo ebreo, dai lunghi riccioli rossi. «Ho sentito alla radio dell'attentato e mi sono precipitato, col cuore in gola». Vent'anni fa, quando la madre stava per partorire, chiese aiuto al suo migliore vicino, Abed. «Gli sono praticamente nato tra le mani» dice il ragazzo, con lo sguardo fisso sulla saracinesca abbassata. Shamir ha definito l'attentato «un crimine mostruoso». Filippo Donati
Persone citate: Abed, Abed Ghani Karim, Filippo Donati, Moshe Nuri, Purim, Raed, Real Time, Shamir
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