ANDREOTTI EI VECCHI AMORI di Luigi La Spina

ANDREOTTI EI VECCHI AMORI ANDREOTTI EI VECCHI AMORI ALLARMI, deprecazioni, minacce e persino scongiuri. Ma l'ipotesi serpeggia inquietante negli incubi o nei sogni, anche quelli ad occhi aperti, di tutti i leader della maggioranza: e se dopo il 5 aprile il quadripartito si scoprisse minoranza nel nuovo Parlamento? La risposta è, in genere, confusa. C'è chi almanacca su sostegni raccogliticci a destra o a sinistra o, magari, tra leghisti più o meno compiacenti. C'è chi auspica improbabili rotture «storiche» nella de o nel pds, con maggioranze inedite. E c'è chi, invece, un progetto non solo sembra averlo nel cassetto, ma già pare incominciare a tessere la tela per governare quella che si prospetta come la più difficile legislatura della nostra storia repubblicana. E il paradosso è che il più pronto, il favorito a fronteggiare l'ipotesi di una sconfitta dell'attuale maggioranza è il capo del governo che su tale maggioranza si regge, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Le mosse sono state preparate con cura e i segnali sono sufficientemente chiari per delineare un piano preciso. La «prova generale» è stata l'obiezione di coscienza, una questione importante, ma certamente non così urgente e grave da giustificare la drammatizzazione fattane da Andreotti. La bandiera agitata dal presidente del Consiglio, sostanzialmente in «splendida» solitudine nel suo partito, è servita a unificare davvero e in concreto i cattolici italiani: Andreotti è tornato ad essere, in un sol colpo, non solo il leader prediletto dai vescovi italiani, ma il leader dei movimenti cristiani più impegnati nella vita civile. Una fusione Luigi La Spina CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Andreotti, Giulio Andreotti