I peccati di Mark Twain di Claudio Gorlier

I peccati di Mark Twain «Scritti segreti», storie di sesso I peccati di Mark Twain EL 1906 Maxim Gorkij si recò negli Stati Uniti per raccogliere fondi a favore della causa rivoluzionaria russa. Mark Twain, che intendeva aiutarlo, si fece da parte quando apprese che la donna alla quale Gorkij si accompagnava non era sua moglie. In tutta l'opera di Twain si incontra un solo caso di rapporto sessuale extraconiugale. Accade in Vita sul Mississippi, e lo scrittore, con pudica reticenza, lo descrive lapidariamente così: «Essi peccarono». Dunque, il ribelle Mark Twain, l'autóre di un libro ritenuto così trasgressivo da venir proibito per decenni in molte biblioteche pubbliche degli Stati Uniti a cominciare da New:York (proprio Le avventure di Huckleberry Finn), sul piano dell'erotismo e della sessualità si uniformava ai canoni del vittorianesimo inglese e del suadente quanto ferreo puritanesimo americano. Ne sanno qualcosa i politici america1 ni, ai quali ancora oggi i peccati sessuali possono costare una carriera. Ma lo scrittore, che ebbe una normale vita matrimoniale, sposato con una donna assai rigida nella difesa dei valori supremi del pudore, non poteva sottrarsi alle personali pulsioni. Semplicemente, le mimetizzava o le teneva segrete. Nelle migliaia di pagine delle sue carte private, conservate all'Università della California a Berkeley che ne sta curando la pubblicazione, affiora un termine - «moncoon» - da lui coniato e il cui significato sfugge tuttora agli esegeti, compreso chi scrive, che quelle carte ha studiato. L'unica ragionevole certezza è che si tratti di un termine osceno in codice, così ingegnoso da risultare indecifrabile. Come che sia, Twain si concedette qualche piccola evasione letteraria, badando a evitarne la pubblicazione nelle sue opere complete. Un'accurata versione italiana, accompagnata dalla riproduzione anastatica dell'originale e curata da Clara Piccinini, appare ora con il titolo Scritti segreti (edito dalla Biblioteca del Vascello). Il più noto - si fa per dire - dei tre brevi scritti, intitolato 1601, fu composto nel 1876, e circolò in dattiloscritto - Twain, affascinato dalla tecnologia, amava la macchina da scrivere - tra amici per lo più devoti e quindi entusiasti. Curiosamente, 1601 fu poi stampato in cinquanta esemplari dalla tipografia dell'insospettabile accademia militare di West Point, in caratteri seicenteschi, così da apparire un testo della tarda età elisabettiana, in cui del resto è ambientato. Anche le edizioni successive sono tutte a tiratura limitata e quindi poco diffuse. Vale comunque la pena di rammentare che un raffinato attore americano di cabaret, Richard Dyer-Bennet, ne ha ricavato un brillante «sketch»: per chi riesca a trovarlo, ne esiste una registrazione in disco, nei Dyer-Bennet Records, DYB 1601. Il secondo scritto, La grossa anguilla, e il terzo, // «Club de l'Estomac», sono stati pubblicati rispettivamente nel 1976 e nel 1964, essi pure in edizioni limitate o in rivista, e restano esemplari per collezionisti, ma non per questo da ignorare. 1601 si svolge «accanto al caminetto» alla corte della grande Elisabetta e vi partecipano personaggi eminenti, come Walter Raleigh, nella veste addirittura di un petomane. Difatti, tra una riflessione su Lutero e un dibattito su Boccaccio, l'identificazione del responsabile costituisce il nocciolo del racconto, composto in un linguaggio parodistico dello stile del tempo, approfondito da Mark Twain che stava scrivendo // principe e il povero. • La grossa anguilla, come è facile intuire, si riferisce a un pene quasi smisurato; il Club de l'Estomac propone una sorta di elogio dell'onanismo, confortato da esempi illustri, da Michelangelo a Robinson Crusoe e Benjamin Franklin. Come si noterà, l'elemento scatologico, o escrementizio, almeno in 1601 prende il sopravvento, ciò che non deve stupire, in quanto va considerato un tabù persino più temibile di quello sessuale. La condanna dell' Ulisse di Joyce da parte di Jung si fonda proprio sull'aspetto scatologico; D. H. Lawrence legittimava la pornografia ma non le licenze di Swift, uno dei modelli di Twain in 1601 oltre a quello dichiarato del Diario del seicentesco gentiluomo inglese Samuel Pepys, quando l'autore dei Viaggi di Gulliver, descrivendo in una poesia le grazie dell'amata Célia, vi includeva la defecazione. Il discorso sull'onanismo cade a proposito ora che la masturbazione sembra divenuta argomento di moda. Ma il bersaglio è qui molto chiaro, e si appunta a un altro ricorrente tabù vittoriano. I moralisti inglesi e americani dell'Ottocento non mancavano di descrivere schiere di giovani ridotti a larve pallide e disperate dall'abitudine del vizio solitario. L'elogio che ne fa Twain rovescia beffardamente questa indignata condanna. In privato, però: Tom Sawyer e Huck Finn, per ciò che indirettamente ci è dato di capire, sono tenacemente casti. Insomma, Twain anticipa inconsapevolmente le moderne teorie di Norma O. Brown sulla società borghese sessualmente repressiva. Peccate, ma in privato, e cercate di parlarne il meno possibile. Claudio Gorlier

Luoghi citati: Berkeley, California, Norma, Stati Uniti