Pentirsi? Non basta

Pentirsi? Non basta Incontro con lo scrittore polacco, comunista fino al '54 poi leader del dissenso Pentirsi? Non basta Brandys.- vorrei essere Sacharov s\ MENTONE 11 UANDO è venuto in Italia I I nel 1988 per ricevere il II premio internazionale Y I Ignazio Silone, Kazimierz V Brandys, scrittore polacco scoperto da Jean-Paul Sartre negli Anni Cinquanta, era un autore al bando nel suo Paese. Le sue opere più famose, tra cui Mesi, Rondò, Variazioni postali (pubblicate tutte in Italia dalla casa editrice E/O), in Polonia circolavano solo in edizioni clandestine. Oggi invece Brandys, nato nel 1916, è uno scrittore tra i più letti dai suoi connazionali. E, mentre sta per andare in libreria il suo ultimo libro, Hotel d'Alsace e altri due indirizzi, una raccolta di saggi dedicati a Oscar Wilde, André Gide e Paul Léautaud, l'autore torna in Italia. . Viene per ricordare, senza riserve e imbarazzi, il suo passato di «socialista» e la logica che lo portò ad aderire al partito comunista da giovanissimo, negli Anni Trenta, quando era studente al ginnasio. In un incontro organizzato il 19 marzo a Milano dalla rivista Linea d'ombra, insieme con la scrittrice tedesca Christa Wolf, parlerà di come si vive sotto una dittatura ed esporrà le sue riflessioni sul regime totalitario. Brandys infatti fu comunista fino al 1954, quando cioè cominciarono a maturare in lui dubbi e interrogativi sul socialismo «reale». Furono dubbi fattivi: lo portarono ad avere un ruolo importante nella fase del disgelo seguita alla morte di Stalin e poi a diventare uno degli animatori del movimento di Solidarnosc. Dal 1982 ha poi vissuto in esilio a Parigi. E', forse, solo una coincidenza ma il libro a cui ha lavorato intensamente in questi ultimi anni, in concomitanza con il crollo del muro di Berlino e della caduta dei regimi comunisti, è proprio Hotel d'Alsace. In queste pagine lo scrittore polacco intreccia in maniera mirabile brandelli delle storie più intime e segrete di Wilde, Gide e Léautaud, grandi trasgressori del costume e della morale. Segue, lungo il filo conduttore dell'omosessualità e delle scelte erotiche, il rapporto tra senso di colpa e innocenza, tra responsabilità e libertà dell'intellettuale nei confronti del contesto sociale. Brandys sente adesso più che mai la pesante ipoteca della sua esperienza sotto lo stalinismo, degli errori, delle illusioni e delle false certezze. Lo abbiamo incontrato sulla Costa Azzurra, dove è in vacanza in attesa di partire per Milano. Quali le responsabilità, le colpe di chi ha vissuto sotto lo stalinismo? La mia fiducia nel comunismo, a quei tempi incrollabile e radicale, si fondava sul progresso materiale e spirituale che il socialismo avrebbe dovuto assicurare. Pensavo che fosse un sistema logico, l'unico che garantisse, nonostante le vittime e i danni prodotti, uno stato di cose razionale per l'avvenire. Soltanto gli incontri e le conversazioni con i prigionieri politici fecero vacillare le mie sicurezze. Mi accorsi allora, e me ne convinco di più adesso, che avevano ragione i più saggi e i più sciocchi. Il più scemo della mia classe era un alunno i cui genitori avevano un negozio di alimentari a Otwock e quando cercavo di convertirlo al socialismo lui balbettava in preda all'indignazione. Invece aveva ragione lui. Io ho capito abbastanza tardi che il fine non giustifica i mezzi e che i mezzi ingiusti distruggono il fine. Lei ha avuto esperienza sia del nazismo sia del comunismo. Ritiene che esistano delle affinità tra i due sistemi totalitari? C'è una profonda, sostanziale differenza. E' nell'uso della parola scritta che si situa la diversità tra comunismo e nazismo. Mein Kampf di Hitler annunciava chiaramente, senza mezzi termini, i futuri crimini del nazismo. Invece negli scritti dei profeti del comunismo i crimini erano mascherati sotto le richieste di Libertà, Eguaglianza, Giustizia. E' per questo che molte persone oneste hanno seguito le idee del comunismo. Si è soliti affermare che il nazismo sarebbe un male evidente e il comuni¬ smo un bene degenerato. Ma, in entrambi i sistemi, l'obiettivo essenziale era l'annientamento della libertà individuale. Come è mutata la Polonia in questi ultimi tempi, dopo il cambiamento di regime? E' un Paese democratico dove si rispettano i diritti dell'uomo, dove il pensiero, la stampa, i mass media sono liberi. Ma è anche, bisogna aggiungere, un Paese che sta passando attraverso un periodo molto difficile di trasformazione sociale ed economica. Noa è più un Paese comunista e non è ancora un Paese capitalista, nel senso del capitalismo occidentale. Io direi piuttosto che è un Paese dal capitalismo di stampo latino-americano. La situazione politica molto difficile, dominata da un gran numero di partiti, al limite dell'ingovernabilità, le fa temere per la Polonia un ritorno al totalitarismo? Non credo proprio. I polacchi hanno conosciuto la dittatura negli anni 1926-'39. Dopo vi è stata la guerra e l'occupazione nazista. E, poi, Yalta. Se gli occi¬ dentali non avessero consegnato la Polonia all'Urss, dopo la guerra sarebbe diventata un Paese democratico, come l'Italia. La Chiesa cattolica, che ha, avuto un ruolo così importante nei rivolgimenti dell'Est, adesso che funzione svolge in Polonia? Sotto il regime comunista ha avuto un'influenza morale sulla società. Oggi esercita un controllo della società. Brandys si è più volte definito un «credente laico»: ora guarda al passato con un senso di rimorso e con un profondo desiderio di «espiazione». Il rammarico fondamentale è di non aver riscattato sino in fondo le sue «colpe»: pur essendo stato discriminato dal partito comunista per i suoi atteggiamenti di dissenso, pur avendo subito persecuzioni e l'esilio, lo scrittore vorrebbe potersi paragonare a Sacharov; vorrebbe, come lo scienziato dissidente sovietico, aver pagato molto più duramente i suoi «errori giovanili». Mirella Serri Un libro su Gide, Léautaud e Wilde: sessualità e responsabilità Oscar Wilde è uno dei tre scrittori cui Brandys dedica il suo ultimo libro: uno studio sui rapporti tra sessualità, impegno civile, innocenza e colpa Kazimierz Brandys (nella foto di Grazia Neri) Qui a fianco, André Gide Paul Léautaud, il terzo 1 dei «grandi provocatori» raccontati da Brandys