«Quel Codice è una licenza di uccidere»
«Quel Codice è una licenza di uccidere» RISPONDE 0.d.B. «Quel Codice è una licenza di uccidere» GENTILE signora Serafini, lei conclude drammaticamente con un interrogativo: «La libertà di voto dei nostri connazionali del Sud è forse meno preziosa o importante di quella di altri cittadini di altre nazioni?». Con tutto quello che è successo dalla data della sua lettera alla data di questa mia risposta, lei non è certo la sola a chiedere che a estremi mali si contrappongano estremi rimedi, il tono di questa rubrica di corrispondenza si va esasperando. Il dottor Antonino Repaci scrive, a esempio, da Torino: «All'Università, studiando diritto pubblico, ho appreso che il primo diritto-dovere dell'ordinamento giuridico (cioè lo Stato) è quello della propria conservazione. E' un dato imprescindibile del sistema - di qualunque si- «Quel è una di ucc stema - che in caso di incombente pericolo lo Stato deve ricorrere a qualsiasi mezzo per difendersi: se è necessario anche sospendere la Costituzione. A questo punto mi pare siamo giunti in Italia con la criminalità organizzata. Si continua a blaterare che sono sufficienti le leggi in vigore. A parte il fatto che non si applicano neppure quelle, l'affermazione è menzognera. Che cosa ci aspettiamo da questo ignobile Codice di procedura penale, che è una vera e propria licenza di uccidere che funziona a meraviglia per i ladri di polli? Mi sembra necessario proclamare lo stato di guerra in tutto il territorio nazionale, fare intervenire l'esercito in appoggio alla polizia e mandare al macero tutte le leggi marca Gozzini...». ld di i ggLei pure conclude drammaticamente, gentile signor Repaci: «Una volta tanto - spero sia l'unica - debbo dare ragione al msi creando scandalo presso i miei amici del partito d'azione. Sono un vecchio ottantunenne; e perciò perdoni i miei sfoghi senili...». E come potrei giudicare i suoi sfoghi senili? Lei è persino più vecchio di me. Oreste del Buono Gent.mo sig. Del Buono, leggo su la Stampa una notizia di agenzia dal titolo «Un milione di voti mafiosi». Se la notizia è vera, e purtroppo non credo ci sia modo di dubitarlo, perché per il prossimo 5 aprile non chiediamo anche noi, come è già accaduto in altri Paesi del mondo, la presenza di un comitato internazionale di osservatori che garantisca il regolare svolgimento del voto? Il governo italiano attraverso i suoi ministri ha già ammesso più volte l'incapacità di garantire la giustizia e là democrazia in alcune regioni. Antonella Serafini, Viareggio
Persone citate: Antonella Serafini, Antonino Repaci, Del Buono, Gozzini, Oreste Del Buono, Repaci, Serafini
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