Sotto i colpi della polizia muore un ladro di 11 anni

Sotto i colpi della polizia muore un ladro di 11 anni Napoli, lungo inseguimento all'auto rubata da due zingarelli, ferito il fratello che guidava Sotto i colpi della polizia muore un ladro di 11 anni NAPOLI.Una lunga fuga, nel cuore della notte. La «Golf» nera schizza per le strade deserte, percorre un paio di chilometri in controsenso, balza sui marciapiedi infilando i vicoli stretti. Dietro c'è la polizia che cerca di non perdere terreno. Gli agenti sparano, l'auto accelera zigzagando. Dalla «volante» fanno fuoco di nuovo: un proiettile centra il lunotto posteriore, la macchina si ferma. Alla guida c'è un ragazzino di 13 anni e accanto a lui, colpito a morte,- il fratello di neppure 11. Si è concluso tragicamente l'inseguimento di due piccoli nomadi, due ladruncoli iritercettati da una pattuglia a Torre Annunziata, il Comune del litorale vesuviano dove comanda la camorra e dove il sospetto e la paura questa volta hanno ucciso un bambino. Quella «Golf» l'avevano rubata, l'ultima bravata prima di incappare in un posto di blocco. I poliziotti credevano di avere a che fare con pericolosi latitanti, uomini abituati a vendere cara la pelle, capaci di filare a 160 chilometri all'ora su un percorso da brividi. Si sono trovati di fronte due zingarelli che nascondevano il bottino frutto delle loro imprese: un paio di occhiali da sole, una manciata di banconote, due batterie di auto. Igor Adzovic avrebbe compiuto 11 anni il 30 maggio prossimo. Viveva con la madre e il fratello, Tony Seidovic, 14 anni ad aprile, in un accampamento a Casoria, un paesone alle porte di Napoli, meta abituale delle tribù che si spostano lungo la penisola. Esile, gli occhi vispi di chi conosce la strada e tutti gli espedienti per difendersi da solo, il bambino è uscito l'altra notte per la sua ultima avventura. La sequenza comincia poco dopo le 2. In via Vittorio Veneto, il corso principale di Torre Annunziata, una «volante» con tre agenti a bordo sosta nei pressi dei caselli dell'autostrada. Nel buio sbuca una «Golf» e il conducente, alla vista della polizia, inverte bruscamente il senso di marcia. La manovra è più che sospetta e scatta l'inseguimento, durato oltre mezz'ora. Chi guida la macchina in fuga, diranno poi gli investigatori, sembra un pilota di Formula 1 : il piede pigiato a tavoletta sull'acceleratore, l'abilità di chi sa il fatto suo. Per due chilometri la pattuglia tallona la «Golf» che cerca di seminare a tutti i costi gli agenti. Secondo la loro ricostruzione, i primi colpi vengono sparati in aria. Ma la corsa continua verso la periferia dove i poliziotti cominciano a far fuoco mirando alle gomme. I proiettili schizzano sulla carrozzeria, senza che i due a bordo della «Golf» decidano la resa. Siamo ora alle porte di Torre del Greco, località Leopardi, do¬ ve la scena cambia, improvvisamente. L'equipaggio della «volante» spara ancora e questa volta un proiettile centra il lunotto dell'auto: il guidatore pigia il freno, scende, fa il giro della macchina, apre lo sportello laterale. Non è un boss, non è un ricercato, è un ragazzino sporco di sangue: «Muoviti, scappiamo». Ma Igor non risponde: ha un proiettile nella schiena e sta morendo. Un «incidente» che poteva essere evitato, il frutto di un'azione di polizia imprecisa, troppo precipitosa? E come è possibile che gli agenti non si siano accorti che in quell'auto c'erano due bambini? Il questore di Napoli, Vito Matterà, spegne la polemica con dna difesa a 360 gradi: «E' una vicenda che come uomo, come padre, mi strazia. Sono profondamente addolorato, ma consapevole che bisogna colpire chi sfrutta i minorenni, chi li manda a compiere malefatte con il silente consenso dei loro famigliari». L'operato della pattuglia non viene messo in discussione. Non ci sarà un'indagine amministrativa: «Se la magistratura vorrà aprire un'inchiesta - spiega Matterà - esamineremo l'esistenza di eventuali responsabilità che al momento non mi pare sussistano». Il questore insiste sul clima di violenza che avvelena Torre Annunziata, cita gli ul¬ timi episodi: tre minori che sparano da un motorino contro la polizia; tre camorristi del clan Gionta clje aprono il fuoco prima di finire in manette. E poi c'è il «buco nero» dei bambini nomadi: in 300 sono passati da settembre per l'ufficio minori, senza che quasi mai si riuscisse ad accertare la loro effettiva identità e provenienza. Basta per arrivare alla morte di un ragazzino di 11 anni? «Il maggiore ha dimostrato di essere un delinquente incallito - taglia corto il questore - e la polizia nulla poteva fare se non quello che ha fatto». Mariella Cirillo Il questore difende gli agenti «Come padre sono addolorato ma non potevano agire diversamente su di loro nessuna indagine la colpa è di chi costringe i minorenni a commettere furti» A sinistra, il piccolo Igor Adzovic, 11 anni non ancora compiuti, ucciso dalla polizia durante un inseguimento a un'auto rubata. A destra, l'altro zingarello Tony Seidovic, di 14 anni, che era alla guida della vettura ed è rimasto ferito

Persone citate: Gionta, Igor Adzovic, Mariella Cirillo, Tony Seidovic

Luoghi citati: Casoria, Napoli, Torre Annunziata, Torre Del Greco, Vito