Caccia grossa al gay nelle notti tedesche di Emanuele Novazio

Caccia grossa al gay nelle notti tedesche A migliaia aggrediti da brigate di giovani Caccia grossa al gay nelle notti tedesche BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non fa clamore come gli attacchi agli stranieri, ma in Germania la caccia al gay ha. già fatto migliaia di vittime, fra feriti leggeri o gravi, e perfino un morto: uno studente di ventisei anni, ucciso a colpi in testa e con sette coltellate da tre giovani, a Heidelberg. Ad aggredire gli omosessuali, dopo averli cercati e seguiti nei parchi, nelle strade più isolate o nei ritrovi per gay di Berlino, di Amburgo o di Monaco, sono quasi sempre piccole bande di ragazzi che si riuniscono per quello che si chiama ormai lo «Schwulen tiken», la caccia al frocio. Violenze piccole e grandi, aggressioni per la strada, colpi di bastone e di catene. Il dossier raccolto dallo «Spiegel» parla di uomini presi a pugni e calci in faccia, di insulti e botte, «uno sport diventato fra i preferiti da molti giovani», nelle grandi città. Da quando è nato, nel giugno del '90, il «telefono gay» del gruppo «Mann-o-meter» di Berlino ha ricevuto 260 chiamate per aggressioni di varia gravità e settecento denunce di brutalità. Il 43 per cento degli assalitori era armato, un terzo delle vittime è stato gravemente ferito, gli aggressori non erano mai soli, colpivano soltanto a piccoli gruppi, tre o quattro alla volta. Ma il numero delle vittime è di certo superiore, secondo il portavoce dell'organizzazione berlinese, Bastian Finke. Anche la polizia di Francoforte ritiene che soltanto nel venti per cento dei casi l'aggressione è denunciala; in genere «ci si vergogna a esporsi». Secondo il sessuologo Martin Dannecker, «molti gay hanno appena ritrovato una certa sicurezza nei confronti della propria sessualità quando vengono picchiati, coperti di sputi e insulti». Spesso gli aggressori mostrano brutalità e infieriscono sulle vittime quanto più il comportamento omosessuale è evidente: a Berlino due gay sono stati picchiati davanti, a un grande magazzino del centro e poi feriti a coltellate da un gruppo di giovani stranieri che li aveva individuati dall'abbigliamento; uno di loro è rimasto paralizzato. Come ha raccontato alla rivista «Magnus» un membro abituale di queste bande, in genere la caccia comincia la sera e continua per tutta la notte: con appostamenti, inseguimenti, qualche volta con finti adescamenti. Il numero dèlie aggressioni è raddoppiato negli ultimi mesi, anche se i gay hanno cominciato a organizzare una «difesa di gruppo» a Francoforte, a Colonia, a Berlino e Amburgo, e la maggior parte di loro è costretta ormai a girare con dei lacrimogeni in tasca. Gli attacchi sono in vertiginoso aumento soprattutto nei nuovi Lànder, all'Est, dove il potenziale di violenza è più alto che in Occidente, fra i giovani disorientati e messi in crisi dalla svolta e dall'improvviso crollo di valori: quasi sempre, questa rabbia viene sfogata contro chi è ai margini della società, gli stranieri poveri, gli Asylanten, gli omosessuali, appunto. Ma dietro la violenza sui gay potrebbe esserci una tendenza omosessuale repressa, sostiene Dannecker, ragazzi che hanno paura della propria possibile «anormalità». Secondo un ricercatore di Berlino, Guenther Grau, lo «Schwulen tiken» è alimentato anche dalla paura dell'Aids: molti giovani, soprattutto nell'ex Germania Est, «hanno la sensazione di agire in nome del popolo». Colpiscono gli omosessuali per difenderlo dall'infezione. Emanuele Novazio

Persone citate: Bastian Finke, Grau, Heidelberg, Martin Dannecker