Lo stregone Le Pen tenta Marsiglia, città in agonia di Enrico Benedetto
Lo stregone Le Pen tenta Marsiglia, città in agonia A cinque giorni dalle elezioni, viaggio nella sfida del Midi Lo stregone Le Pen tenta Marsiglia, città in agonia MARSIGLIA DAL NOSTRO INVIATO Il «Phocea» beccheggia, tranquillo e monumentale, nel vecchio porto. Chiglia bianchissima, vetri scuri, quattro alberi che svettano sui palazzacci del lungomare. Un gorilla incravattato allontana i curiosi: no, Bernard Tapie non si trova a bordo, sibila. Il padrone è lui, alias Tapisky come lo soprannomina qualcuno per l'avventurosa esistenza e la discussa immagine politico-finanziaria. Sino a giovedì scorso, il veliero del capolista regionale ps aveva i sigilli: sequestro giudiziario, causa vecchi debiti (4 miliardi) con una società svizzera. Ma a cinque giorni dalle elezioni amministrative, il costoso balocco fermo in rada era una manna per gli avversari: così l'ingegner Tapie ha pagato e ora, volendo, può prendere il largo. Un piccolo episodio, eppure dentro c'è tutta Marsiglia, vissuta sfacciatamente, per anni, oltre i suoi mezzi grazie al paternalismo socialista di Gaston Defferre e, ora, Robert Vigoroux. Due sindaci alquanto diversi, ma eguali nel fantasticare una Repubblica Marinara che unisse grandeur, affari, vocazione cosmopolita, geloso isolazionismo. Bel sogno davvero, che mischia l'antico revanchismo anti-parigino, una simpatica guapperia mediterranea, l'orgoglio di chi ama da secoli sfidare i marosi. Il risveglio, così, è ancora più atroce. Marsiglia oggi risulta la pecora nera dell'urbanesimo francese: ha un passivo record (talmente esteso da non riuscire a pagarne gli interessi) e disoccupazione sul 19%, perde ogni anno 15 mila residenti ma guadagna beffardamente clandestini dal Maghreb, un quarto delle famiglie vive in povertà (talora estrema) e tuttavia i miliardari abbondano come in nessun'altra metropoli. Ultimo dettaglio: domenica prossima Jean-Marie Le Pen - dicono i sondaggi - potrebbe aggiudicarsi questa città impaurita dalla crisi, che specchia la sua decadenza nella crescente arabizzazione. Al Front National si accredita il 30 per cento, poi troviamo il Centro-Destra, infine i mitterrandiani che forse non raggiungeranno il 15. Il mago Tapie, si direbbe, è rimasto privo di bacchetta. Per esorcizzare i fantasmi di retrocessione che incombono sulla vecchia «Chicago francese» le ha regalato una squadra calcistica vice-campione in Europa, l'O. M., e promesso che il suo fascino da condottiero imprenditoriale galvanizzerà l'economia cittadina. Seguitemi, ci arricchiremo insieme, afferma suasivo il messaggio subliminale, che di socialista mantiene ben poco. Usando questa buona scusa, Vigoroux non l'appoggia per nulla, segno delle gelosie scatenate da Tapie un senza tessera - tra le mura ps. «Ho sbagliato campagna», ammetteva qualche giorno fa. Lui che fece i primi miliardi acquistando aziende in crisi che rivendeva previa feroce ristrutturazione - opera forse meritoria ma certo non gauchiste - giudica forse la «Marsiglia S.p.a.» (con annessa regione) troppo decotta. 0, comunque, gli elettori non son propensi ad affidargliela. E, sognare per sognare, nelle vesti di re-taumaturgo preferirebbero Jean-Marie Le Pen con la sua terapia d'urto: via i clandestini, naturalizzazioni da invalidare retroattivamente, pubblica assistenza ai mimimi termini per i «non francesi». Inoltre: efficienza amministrativa anziché clientelismo, guerra anti-crimine (la delinquenza sale il 10% circa l'anno), una spruzzata di ecologia, fine alle speculazioni edilizie, Marsiglia porto franco. Iniziamo proprio dallo scalo marittimo un breve tour sui mali endemici. Era il numero uno in Europa, ma sta affondando. Prospero grazie alla crisi di Genova, ora le sta restituendo il favore. Ne approfitta anche Barcellona. Solo nel 1991 ha perduto il 9% del traffico. Sabato mattina le navi erano 20-30 appena. Deserto il «Bacino Presidente Wilson». Merci poche. Rispetto a Le Havre fa sorridere, quasi fosse un porticciolo amatoriale. I traghetti per la Corsica salvano dal tracollo nel settore passeggeri. Le colpe? Tante, dalla scarsa grinta amministrativa ai camalli troppo volentieri in sciopero. Seconda tappa. Quartiere Saint-Antoine, estrema periferia. Un palazzone ha gli ingressi e le finestre murate. Spiega l'accompagnatore: «Sono Hlm, edilizia pubblica. Ma ormai nessuno ci vive più. Li occupavano clochard e tossicomani. Incapace di recuperarli, la civica amministrazione ha deciso che era più semplice sprangare tutto». Altro caso, la Cité Felix Payot. E' un rione dai condomini immensi, a blocco. I rari alberi paiono giganteschi spaventapasseri: negli anni, il Mistral ha infilzato sui loro rami buste da supermarket, nylon, sacchi per l'immondizia, centinaia, che frusciano alla minima brezza. «Questa banlieue, invece, la battezzano Texas. Scesa la sera, più nessun tassista ci si avventura. Del resto, ne hanno uccisi due in neanche 30 giorni». Inutile parlare ai giovani, una trentina per cortile, che parlottano mentre i ragazzini giocano fra le numerose autovetture bruciate. Maghrebini all'80%, più gli zingari. «Vedi? Non c'è nulla. Lavoro, divertirsi, niente». E droga? Un sorriso beffardo, cui segue l'invito a cambiar aria. Ultimo approccio, il grandioso mercatino delle pulci, ex magazzino navale che Gaston Defferre regalò alla comunità nordafricana. E' un suk immenso. Ospita chincaglierie, fruttivendoli, empori, gente oziosa. Una montagna di pattume guida allo spiazzo ove era prevista la Grande Moschea. Intorno avrebbero dovuto sorgere alberghi, foresterie, centri culturali musulmani. Finanziatori, i commercianti islamici e la stessa Mairie. «Ma l'abbiamo impedito. E ne sono fiero». Malgrado il cognome, JeanFrancis Sanchez milita nel partito che vuole restituire «la Francia ai francesi», il Front National. Gli hanno anzi affidato il servizio d'ordine in alcuni quartieri, comprese le zone «difficili» cioè a prevalenza maghrebina. «Marsiglia non vuole cattedrali per l'Islam», insiste. «Per spiegare la rinuncia, il municipio ha tirato in ballo ragioni economiche. Il vero motivo sono le nostre petizioni, le firme, i manifesti. Si sono presi paura. E' una prima, grande vittoria». L'altra, decisiva, Sanchez l'attende domenica. «Le Pen ha ragione, vincerà». Poco importa che a Marsiglia si faccia rappresentare dal suo vice, l'eurodeputato Bruno Megret, per meglio contendere a Tapie la presidenza regionale Paca (Provence-Cóte d'Azur-Alpes): il Fronte vive per lui. Nell'attesa magari di stappare il brut cuvée «JeanMarie Le Pen» (e fiamma tricolore sulla bottiglia) che ogni buon militante - afferma la pubblicità - dovrebbe tenere in cantina. Enrico Benedetto Un uomo ferito dai lepenisti negli scontri di domenica a Chartres e nel riquadro Bernard Tapie il miliardario socialista che sfida il Fronte a Marsiglia
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