Si ribellano le vedove della mafia di Cesare Martinetti

Si ribellano le vedove della mafia La signora La Torre: «Salvo Lima era un mafioso, anche se nessun tribunale l'ha provato» Si ribellano le vedove della mafia Rita Costa dice che le polemiche rinnovano il dolore «Ancora adesso non so perché mio marito è stato ucciso» PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Vedova il giorno del delitto, vedova al processo, vedova nelle polemiche. Quante volte è vedova una vedova di mafia? «Quando un uomo muore nel suo letto, muore una volta sola; quando capita all'angolo di una strada, muore continuamente. E io sono dodici anni che vedo morire mio marito». Rita Bartoli, vedova di Gaetano Costa, procuratore capo ucciso, si è risentita vedova anche oggi, leggendo della signora Irma Mattarella che per la prima volta dopo tanti anni ha rotto il silenzio per polemizzare con il ministro della Giustizia Martelli che aveva classificato suo marito tra i morti di serie B, in sostanza tra quelli che con la mafia avevano avuto un «dialogo» a differenza di quelli che la mafia l'avevano combattuta. Nella città del sangue, dei veleni e dei misteri capita anche questo, le parole corrono come il piombo, i morti seppelliscono i morti, gli assassini restano vivi, liberi e sconosciuti. Ci sono quelle che piangono, quelle che si associano, che parlano, che si chiudono, che lavorano, che restano in casa. Difficile il destino di donna ferita dalla mafia. Ma è un destino diffuso se è vero che proprio qui nessuna protesta ha bloccato il manifesto Benetton con le tre donne che guardano il corpo di un morto ammazzato, marito, fratello, figlio. Eppure da Palermo (da un assessore comunale) era partita l'offensiva contro l'altro manifesto Benetton, quello della neonata. Ma la mafia, il sangue, il diventare improvvisamente vedova non fa scandalo. Gianna Giaconia era la moglie del giudice Cesare Terranova ucciso insieme alla guardia Lenin Mancuso. Adesso ha un ruolo pubblico, è presidente dell'associazione donne siciliane. «No - dice - non sono mai stata zitta non per voglia di apparire, ma per difendere la memoria di mio marito, per sostenere le nostre ragioni in mille polemiche. Il processo a Reggio Calabria è stata un'esperienza bruttissima: insultata, sbeffeggiata da Liggio, l'unico imputato. E' finita con l'assoluzione per insufficienza di prove e io mi sono ritirata dalla parte civile». L'isolamento nella città. «E' stato quando il sindaco Leoluca Orlando ha proposto di mettere una lapide di fronte al luogo dov'era stato ucciso, ma tutti gli abitanti del condominio si sono opposti». Gianna Giaconia unisce nel suo destino anche quello di Michela Buscemi, per esempio, che ebbe il fratello ucciso dalla mafia, lei si costituì parte civile nel maxi processo e si trovò isolata, rovinata, impedita nella vita: nel quartiere dell'Albergheria dove fu costretta a chiudere la macelleria perché non aveva più clienti. Martelli ieri ha replicato alla replica della signora Mattarella: «Rispetto il suo dolore, ma questo non giustifica gli insulti». E poi: «Bernardo Mattarella (pa¬ dre di Piersanti e dell'attuale vicesegretario de Sergio, ndr) secondo gli atti dell'antimafia e Pio La Torre fu il politico che traghettò la mafia siciliana dal fascismo, dalla monarchia e dal separatismo verso la democrazia cristiana». Il ministro dice poi che la sua campagna elettorale dell'87 fu all'insegna della contestazione quotidiana della mafia, della difesa del maxi processo e del giudice Falcone. Questa volta gh ha replicato direttamente Sergio Mattarella: «Non c'è bisogno di difendere la memoria di mio padre che si difende con la storia. Ma non mi interessa polemizzare con Martelli: è troppo misera¬ bile il livello su cui si colloca». Da casa La Torre arriva anche la voce di Giuseppina Zacco, altra vedova di mafia) che accusa l'eurodeputato di essere mafioso «anche se nessun tribunale della Repubblica lo ha mai provato». «La de siciliana parla della morte di Salvo Lima e la definisce morte di un soldato in guerra. Ma di quella guerra parlano? Non certo quella in cui è caduto mio marito». Dunque ci sono morti di serie A e di serie B? «E' brutto - dice Gianna Giaconia - ma egualmente inquietante vedere alcuni nomi vicino ad altri. Palermo è la città dei misteri: ci sono pochissime morti limpide, altre di cui non sapremo mai nulla». Rita Costa si dice solidale con la signora Mattarella: «I paragoni sono antipatici, dividere i morti in categorie ancora di più: quello che conta è il giudizio sui vivi. Personalmente provo umana pietà per chi cade, anche se è un killer da tre soldi. Ciò che mi interessa capire è perché è morto. E ancora non lo so». Ma lascerebbe scrivere il nome di suo marito accanto a quello, di Lima? «Mio marito aveva fatto un giuramento di fedeltà allo Stato e l'ha mantenuto fino alla morte; Lima non so che tipo di giuramento avesse fatto». Cesare Martinetti Sergio Mattarella replica a distanza a Claudio Martelli «E' miserabile il livello in cui si colloca il ministro» Giuseppina Zacco La Torre e, a sinistra, la vedova di Piersanti Mattarella

Luoghi citati: Lima, Palermo, Reggio Calabria