BORIS SENZA AMICI di Enzo Bettiza

BORIS SENZA AMICI BORIS SENZA AMICI LA data di oggi, 17 marzo 1992, sembra poter assumere la minacciosa dimensione di una terza prova di forza, dopo il golpe d'agosto del '91 e la fallita manifestazione comunista del 23 febbraio, fra la Russia di Eltsin e l'amalgama conservatore capeggiato dagli ex comunisti. Giungono con crescente insistenza da Mosca voci di un complotto contro la Csi, in particolare contro, la nuova Russia . democratica, complotto carbonaro che si ancorerebbe al pretesto del primo anniversario del famoso referendum gorbacioviano in cui il 70 per cento degli elettori, ex cittadini sovietici, si espressero per il mantenimento e contro la disgregazione dell'Unione. Il piano di questi golpisti recidivi, apparentemente sobillati dal generale Makashov e da una certa Umalatova (una fanatica conservatrice a suo tempo specializzata nel chiedere le dimissioni di Gorbaciov), consisterebbe nella convocazione di un 6° Congresso straordinario dei deputati del popolo dell'Urss che, con tutte le sue istituzioni, è stata sciolta da un pezzo. La provocazione dovrebbe concludersi nella votazione o cooptazione di un fantomatico presidente di una fantomatica Unione Sovietica, e si fa addirittura il nome dell'ex primo ministro Ryzhkov. La riesumazione di quel che fu il massimo organo legislativo della defunta Urss, di cui era presidente lo stesso Gorbaciov, dovrebbe costituire in definitiva la piattaforma pseudolegale per un nuovo colpo di mano, volto a cancellare la Csi, a destituire Eltsin, a paralizzare i primi passi difficoltosi della riforma economica e finanziaria varata dal governo russo. L'ex Congresso dei deputati del popolo comprendeva 2250 membri. C'è chi dice che già 1400 di questi avrebbero aderito all'iniziativa cospirativa; ma finora all'hotel Moskva, quartier generale dei neogolpisti, sarebbero state registrate solo alcune centinaia di aderenti. Come la dimostrazione di feb¬ braio, pure quest'ultima trama dei neoconservatori sembra amalgamare, intorno a un nucleo duro ex comunista, un guazzabuglio di estremisti di sinistra e di destra, monarchici, ultranazionalisti, antisemiti e anarcoidi d'ogni risma. Con ogni probabilità, anche se il sindaco di Mosca ha parlato di un «nuovo colpo di Stato», il conato restauratore potrà volatilizzarsi per mancanza di mastice, di consistenza, di forza d'urto, di determinazione organizzativa e chiarezza politica, come già accadde per il golpe d'agosto e la fallita prova di febbraio. Ciò nondimeno le inquietudini continueranno ad addensarsi sui destini della Russia insieme con lo sconcerto sulla sorte personale di Boris Eltsin, già ritenuto da diversi osservatori un Presidente di transizione, una scheggia che potrebbe illuminare ancora per qualche anno, non di più, il cielo oscuro dell'ex potenza bicontinentale. Quello che, in tale clima d'incertezza e di grande instabilità, colpisce di più, è l'inesistenza di una politica chiara e responsabile dell'Occidente, in particolare dell'America, nei confronti delle undici Repubbliche debolmente coagulate intorno al fluttuante baricentro russo. E' stato lo stesso ex presidente Nixon, in un clamoroso dibattito pubblico, a muovere fra le righe alcune critiche pertinenti a Bush, accusato di non saper offrire una più solida base di assistenza e di collaborazione all'isolato Eltsin. Secondo Nixon, o la nuova Russia riuscirà a diventare con la guida di Eltsin un membro democratico attivo della Comunità internazionale, oppure si aprirà al suo posto una voragine pericolosissima per tutti gli attuali equilibri mondiali. In effetti l'Occidente e l'America, quando fu necessario, seppero tendere con prontezza due mani a Gorbaciov, di cui Eltsin è stato insieme l'opposi- Enzo Bettiza CONTINUA A PAG. 7 TERZA COLONNA