«Misha» che pallido evento di Luigi Rossi

«Misha», che pallido evento Barysnikov in Italia dopo 13 anni, ma il mito è in declino e l'esibizione modesta «Misha», che pallido evento Le tre coreografie di Mark Morris Un pubblico soprattutto mondano ROMA. Gli dei della danza se ne vanno. Dopo Nureyev, ecco l'altro popolare transfuga sovietico, Michail Barysnikov, avviarsi decisamente sulla strada del tramonto. Ne è stata chiara dimostrazione l'esibizione (due sole repliche in Italia) dell'altra sera al Teatro Sistina, presentata come un «evento», ma in realtà spettacolo di modesto spessore, sia nel versante creativo che interpretativo. Anche se non si sono registrati dissensi come nella precedente tappa parigina, la serata non è parsa destinata ad un pubblico particolarmente qualificato, ma piuttosto indiscriminatamente mondano, in grado di versare il prezzo esorbitante del biglietto. Per la prima volta il divo lettone si è presentato a Roma, a tredici anni dalla sua ultima apparizione italiana, Ma nel frattempo nella vita di «Misha» sono intervenuti gravi problemi fisici alle ginocchia, ma non bastano i quarantatre anni suonatiper giustificare il totale appannamento della sua tecnica, che fu prodigiosa ai tempi del film «Due vite, una svolta» e delle sue prime apparizione italiane. Barysnikov, dopo l'abbandono della direzione dell'American Ballet Theatre, si è inserito da un paio di anni in quello che si definisce «White Oak Dance Project», un gruppo di danzato¬ ri di varia provenienza e non di adeguato livello come ci hanno abituati, invece, complessi americani con simile organico. E, circostanza ancora più grave, si è artisticamente infatuato del coreografo Mark Morris, di cui ha presentato ben tre creazioni delle sei programmate a Roma. Ora, non è pensabile che Barysnikov possa ancora affrontare il grande repertorio classico che lo ha visto trionfare, ma dovrebbe anche curare attentamente le sue nuove scelte interpretative. E' il caso di «Ten Suggestion», un assolo ideato per lui da Morris su musica di Tcherepnin. Qui l'idea di riandare a uno dei cavalli di battaglia di «Misha», «Push Comes to Shove» di Twyla Tharp, del '76, appare evidente. Ma si tratta di un fiacco ricalco, anche abbastanza noioso seppure eseguito con eleganza. Tutte con echi lontani e deboli, del resto, le pagine di Morris viste l'altra sera. E' il caso del numero finale «A Lake» sul Concerto per corno di Haydn (eseguito discutibilmente dal vivo da un gruppo di strumentisti americani) che riecheggia un po' «Aureole» di Paul Taylor (di cui Morris è stato esecutore) e un po' la «Symphony in D» di Kylian. Qui Barysnikov, come avviene anche nella parte iniziale, «Canonie 3/4 Studies», sempre di Morris, resta completamente anonimo nel grippo dei suoi compagni, intenzionalmente con ogni probabilità. Ma pure a dimostrazione di quanto il suo carisma sia svanito, con la sua prodigiosa tecnica. Persino nel «Duet from Concert» di Lar Lubovitch, coreograficamente la cosa migliore della serata, «Misha» non sembra sovrastare il suo partner di passo a due, il non straordina- rio John Gardner. Anche qui un richiamo, quello del duetto maschile di Béjart «Canti di un compagno errante», ma allora si trattava di una competizione tra due mostri sacri del balletto contemporaneo, Nurejev e Bortoluzzi. Quanto ne siamo ora lontani. Una sorpresa abbastanza incomprensibile del programma, il ripescaggio di un vecchio titolo (è del 1938) di June Dudley, «Harmonica Breakdown», assolo alla Martha Graham con declinazioni folk e umorismo un po' grossolano, bene interpretato per altro da Nancy Colahan. Altro assolo femminile, ripetutamente visto da noi, «Nocturne» di Martha Clarice, grottesca e malinconica immagine di una «morte del cigno» interpretato da una ballerina decrepita che era stavolta la brava Carol Parker, in luogo dell'autrice che vedemmo anni fa ax Spoleto in questa sua creazione. I programmi del «White Oak Dance Project» sono scelti all'ultimo minuto e non sappiamo se nella replica di ieri siano molto cambiati. Ma dalla lettura del repertorio abbiamo forti dubbi che possa mutare la sostanza delle cose. Il pubblico della Roma-bene ha comunque accolto lo spettacolo con applausi senza riserve. Luigi Rossi Barysnikov nel suggestivo manifesto per lo spettacolo del «White Oak Dance Project»

Luoghi citati: Italia, Nancy Colahan, Roma