Miss Lindy ritorno dal mistero

Miss Lindy, ritorno dal mistero Trovati i resti dell'aereo: era stata la prima trasvolatrice dell'Atlantico, nel luglio '37 scomparve nei cieli del Pacifico Miss Lindy, ritorno dal mistero Visse su un 'isola con il compagno, morirono di sete 1 aggiro nella nebbia: ho solo mezz'ora di benzina e non vedo terra». Dopo queste parole via radio, il 2 luglio 1937, Miss Lindy scomparve col suo Lockheed e col navigatore marconista mentre sorvolava l'Oceano Pacifico. Sulla loro fine si sono susseguite per oltre mezzo secolo le ricostruzioni avventurose, le rivelazioni e le smentite. Adesso il Gruppo internazionale per il recupero dei velivoli storici, diretto da Richard Gillespie, butta sul piatto dei 55 anni di mistero la sua verità «concreta» annunciando di avere ritrovato i resti del bimotore nell'arcipelago Kiribati, a Sud di Honolulu, a SudEst del Giappone. Si tratta di alcuni pezzi della fusoliera e degli effetti personali di Miss Lindy. Oggi, a Washington, Gillespie terrà una conferenza stampa per spiegare la sua scoperta in tutti i particolari. Miss Lindy si chiamava Amelia Earhart. Il soprannome le veniva dalla passione per il volo, la stessa di Lindbergh. Era diventata gloria nazionale dopo un crescendo d'imprese: nel giugno '28 fu la prima donna ad attraversare l'Atlantico in aereo. La grande sfida al Pacifico, nove anni dopo, le costò la vita, ma aumentò la sua fama, ravvivata da supposizioni e scoperte sulla sua fine. Si parlò di morte nell'incidente, di cattura e fucilazione da parte dei giapponesi, di un misterioso ritorno in patria sotto falso nome. Al di là dell'incidente, il buio rimasto dopo quella frase («...non vedo terra») potrebbe rivelare sorprese rispetto alle tante versioni sulla morte o la misteriosa vita dell'aviatrice. Gillespie è convinto che Miss Lindy sia sopravvissuta per qualche mese, come una improvvisata Robinson Crusoe, sull'isola di Nikumaroro, nell'arcipelago Kiribati, insieme con il navigatore Fred Noonan: «Se la sono cavata per qualche mese, poi una tremenda siccità li ha stroncati». Lotta contro la sete, sopravvi¬ venza e morte sull'isola saranno la verità ultima? Questo si vedrà. Di certo non si scontrano col mito dell'eroina del cielo che i fotografi avevano ritratto, alta, spettinata, vestita in bianco, tra Eleonora e Franklin Delano Roosevelt, dopo il trionfo sull'Atlantico. Un'immagine di ragazzaccio, eppure garbata, in sintonia con lo spirito che l'aveva animata dall'inizio. Nata nel 1898, maggiore di tre sorelle d'una famigliola di Atchinson nel Kan¬ sas, Amelia andò a studiare a Boston per diventare «istitutrice», secondo il volere del padre. Ma sognava il cielo: il diploma costava caro, perciò la notte lavorava come telefonista. A 23 anni, nel 1921, ottenne il diploma per il volo, che in quegli anni era l'avventura di Ferrarin da Roma a Tokyo su un biplano S.V.A., residuato di guerra. Era il tempo di De Pinedo che attraversava l'Atlantico, di Lindbergh che in un solo balzo andava da New York a Parigi, di Maitland e Hegenberger in viaggio da San Francisco a Honolulu, della sedicenne Mildred Doran che, sullo stesso tracciato, moriva nella gara per il premio Dole (35.000 dollari). Loro volavano e lei faceva l'istitutrice in un collegio bostoniano. Decise che era ora. Su im trimotore Fokker, con il primo pilota Stulz, partì il 17 giugno dall'isola di Terranova e il 19 arrivò a Barry Port, nel Galles. Il matrimonio con l'editore George Palmer Putnam non la frenò, il marito vide in quelle imprese, che lei vestiva di femminismo, una geniale opera pubblicitaria: nacque l'idea di un «giro del mondo», finito alla prima tappa per la caduta dell'aereo. Crollarono anche le azioni della società Putnam. Infine il volo sul Pacifico, con Fred Noonan. La rotta smarrita, il carburante che finiva, il mistero. Nel 1960, il capitano dell'aviazione americana Paul L. Briand scrisse in un libro la sua verità: Amelia Earhart, accusata di spionaggio per aver sorvolato fortificazioni, era stata fucilata dai giapponesi a Saipan. L'ipotesi non era nuova, ma lui aggiungeva la testimonianza di una donna: «Mio cognato gridava: vieni a vedere la donna americana. Era vestita da aviatrice, aveva i capelli corti, come un uomo». Tokyo smentì, il New York Times pubblicò la lettera di un americano che aveva partecipato alle indagini coi giapponesi e negava tutto. Ricominciava il mistero che oggi Gillespie annuncia di aver risolto, con l'eco della voce di Miss Lindy: «Mi aggiro nella nebbia». Marco Neirorti Qui accanto: Amelia Earhart, ribattezzata Miss Lindy a causa della passione per il volo che la accomunava a Lindbergh. A destra: la gente si raccoglie sulla lapide che la ricorda