Poker Perrier, l'ora dei rilanci di Ugo Bertone
Poker Perrier, l'ora dei rilanci Oggi sentenza decisiva, poi riparte il duello Nestlé, Ifìnt (e Saint Louis) Poker Perrier, l'ora dei rilanci Dopo il giudice tocca alla Borsa PARIGI. La tregua è finita. Da oggi i protagonisti della «bataille Perrier» tornano in azione. E, stavolta, probabilmente, i giochi saranno quelli decisivi. Il poker, insomma, è giunto alla fase degli ultimi rilanci, tra protagonisti già noti e nuovi, tipo l'Arab Banking Corporation del Bahrein che ormai ha rastrellato il 5,6% di Perrier. Ma, prima che si scateni la battaglia in Borsa, la parola tocca al tribunale di Parigi. Stamane, in piena Gite, il giudice dovrà pronunciarsi sul passaggio della quota di autocontrollo (il 13,8%) da Perrier alla Saint Louis. Il pubblico ministero si è già schierato a favore della validità del contratto, ignorando in pratica la richiesta di annullamento avanzata da Nestlé e da Suez. Salvo sorprese clamorose, insomma, la decisione dovrebbe essere favorevole all'accoppiata Exor-Ifint. Perché la sentenza è importante? Perché, se il magistrato darà via libera all'operazione Saint Louis del 6 gennaio scorso, Ifint e i suoi alleati conteranno sul 37,7% del capitale Perrier. E non è quota da poco: l'I 1,8% del capitale, controllato da Exor, è stato congelato per due anni dai giudici di Nìmes per punire la stessa Exor per vicende ben precedenti l'ingresso in scena di Ifint. La maggioranza, insomma, si calcola non sul 100% ma sull'88,2 e, probabil- mente anche meno perché è scontato che le azioni in mano ai dipendenti Perrier (circa l'l%) voteranno per l'attuale proprietà contro Nestlé. Il pacchetto in mano ad Ifint ed alleati, insomma, varrebbe almeno il 42,5% in un'assemblea Perrier. Di fronte ad un blocco del genere, Nestlé e Suez avrebbero poche possibilità di vittoria finale. . Dovranno, innanzitutto, garantirsi l'appoggio dell'Arab Banking di Bahrein. Ma la banca araba è considerata vicina alla Société Generale (alleata di Exor) e vanta antichi rapporti con Tifi. E' vero che, in affari, tutto si contratta e che, come ha sottolineato lo stesso Giovanni Agnelli, la quota di Arab Banking per ora «è neutrale» ma è facile capire che ci vorrà un grosso sforzo per comprare un eventuale appoggio. In Borsa, del resto, i titoli Perrier volano: valgono 1.636 franchi, assai di più dei 1.475 offerti sia da Nestlé che da Exor (obbligata al lancio dell'offerta dal tribunale). E' un segnale che il mercato si attende il rilancio da parte di Nestlé e altri colpi di scena. Non solo gli svizzeri, infatti, sono attesi al rilancio. Si parla, con insistenza, di un possibile blitz della stessa Saint Louis. Una volta avuta la conferma da parte del magistrato della legittimità del suo acquisto, la società agroalimentare del gruppo Worms (ma nel cui capitale figurano numerosi investitori istituzionali di tutto il mondo, compresa l'Ifil), potrebbe tener fede agli obiettivi già dichiarati: salire almeno al 20% di Perrier e garantire, assieme ad un'Exor targata Ifint, un assetto sicuro (e tinto dei colori francesi) al gioiello delle acque minerali, orgoglio dell'industria alimentare transalpina. Per ora si tratta, comunque, solo di indiscrezioni della vigilia. Oggi, dal tribunale a palais Brongniart, sede del listino parigino, si riprende a giocare sul serio. I quartieri generali dei due eserciti sono al completo, le azioni di disturbo e di attacco (magari sui giornali) da parte della cordata Suez e Nestlé non mancheranno, a giudicare dalle esperienze passate. E, sullo sfondo, tutti si chiedono quali saranno le prossime mosse di Antoine Riboud, patron di Bsn, e Michel David Weill, gran regista dagli uffici di Lazard di quella guerra lampo contro Exor e Ifint che doveva chiudersi, secondo i piani di battaglia, con un'intesa in tempi brevi. Ma la trama sembra diversa. Ugo Bertone Antoine Riboud, presidente di Bsn e Jacques Vincent di Exor
Persone citate: Antoine Riboud, Arab, Giovanni Agnelli, Jacques Vincent, Michel David Weill
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