Nessuno sale sul trono dell'Intoccabile di Cesare Martinetti

Nessuno sale sul trono dell'Intoccabile ■I ai?!! CACCIA AL VOTO NELLA PAURA In Sicilia la preferenza unica rende crudele la contesa tra D'Acquisto e Pumilia per la successione Nessuno sale sul trono dell'Intoccabile Gli orfani di Salvo Lima preferiscono spartirsi il suo regno SCIACCA DAL NOSTRO INVIATO Come va? «Male», risponde Lillo Pumilia, pallido, freddo, con la voce bassa, senza la carburazione emotiva da campagna elettorale, perché il suo stato d'animo - dice - è di «sconforto e rabbia». Anche di paura? «Come si fa a non avere un po' di preoccupazione dopo quello che è successo? Certo, sarei più tranquillo se facessi il deputato a Cuneo...». E invece Calogero Pumilia detto Lillo il deputato lo fa quaggiù, in Sicilia, e oggi, domenica, è venuto a Sciacca a far campagna elettorale, nella tana del lupo, nel quartier generale di Calogero (anche lui detto Lillo) Mannino, leader e capolista della de siciliana, suo antagonista nel primo ring elettorale a preferenza unica, suo concorrente politico dentro la litigiosa e commissariata de siciliana. Pumilia era un uomo di Salvo Lima. Eccolo sul lungomare, al tavolo della Scogliera, pesce arrosto e vino bianco, pochi amici intorno, i più vicini, i più fedeli, la sua piccola truppa con la quale organizza la campagna. «Siamo solo all'inizio - dice - la strada è ancora lunga». C'è, con la giacca blu, Giuseppe Ruvolo, assessore alla provincia di Agrigento; Salvatore d'Angelo, sindaco di Lucca sicula; Gaspare Falautano, segretario della de di Sciacca; tre consiglieri comunali di Caltabellotta, un paesone che sta proprio qui sopra e da dove vent'anni fa Pumilia è partito alla conquista di Montecitorio, allora con la «maglietta» della sinistra di Forze Nuove, come Mannino. C'è poco da ridere, in questa «terra sempre più violenta». L'unico che ci prova è Nuccio Cusu¬ mano, il candidato andreottiano per il Senato, che entra a pranzo finito, allunga la mano verso l'onorevole e lo chiama «eccellenza». Pumilia non ride: «Non dire così, che poi qualcuno crede davvero che mi piaccia essere chiamato eccellenza». Che strani, questi eredi del potentissimo Lima. Pumilia parla piano, ragiona, ha l'aria dell'intellettuale, si vanta di aver fornito a una delle innumerevoli indagini parlamentari antimafia in questo paese «uno dei pochi contributi concreti: me lo hanno riconosciuto anche gli avversari». Mario D'Acquisto, l'altro orfano dell'assassinato Lima, sabato non si è nemmeno fatto vedere alla manifestazione degli andreottiani di Palermo, all'Astoria Palace, trecento presenti sotto lo slogan elettorale di Pumilia: le ragioni della gente. E anzi, dalla sua segreteria diffondeva la voce che la riunione era stata «cancellata». Sono davvero questi gli eredi dell'uomo più potente della de siciliana, del proconsole di Giulio Andreotti a Palermo, dell'ingegnere di un sistema di potere che tra politica e affarismo ha tenuto in un cerchio Palermo per trent'anni? Pumilia, che a sentirlo parlare sembra più un intellettuale che un politico, elude la domanda: «Io erede di Lima? E' improprio parlarne a ridosso della scomparsa. E' difficile immaginare di trovare chi sia in grado di svolgere lo stesso ruolo, con pacatezza e capacità di mediazione». Sarà «improprio», ma quel che appare chiaro è che nessuno qui erediterà quel ruolo, che il patrimonio del grande Lima a tre giorni dalla sua scomparsa è già un latifondo politico frantumato, disperso, conteso. D'Acquisto sabato non è andato all'Astoria e ha precisato di non avere dichiarazioni da fare. Pumilia, uscito dalla sua convention, gli ha mandato a dire che la battaglia è aperta: «D'Acquisto ha molti meriti, ma ruoli e posizioni si conquistano sul campo». La preferenza unica aggiunge a tutto questo una quota di conflittualità crudele. Dice Pumilia: «La campagna elettorale sarà più chiara, più aspra. O con me, o contro di me». L'onorevole non conferma, ma al tavolo della Scogliera si è preparato il piano, si sono divisi i compiti, dà oggi ogni contatto è prezioso. A Sciacca, come in tutta la provincia di Agrigento, ogni elettore democristiano, fino al 1987, scriveva sulla sua scheda elettorale almeno tre nomi. Il 5 aprile potrà scriverne solo uno. «L'effetto - ammette il segretario della sezione Falautano - sarà devastante». Cinque anni fa Pumilia ebbe 70 mila preferenze; D'Acquisto 74 mila. Quanto tirerà ora la forza della corrente? Come si distri¬ buirà? Pumilia dice che lo «scontro interno c'era anche prima» e che la forza elettorale di Lima da qualche anno non era più quella di una volta: «Nelle Europee dell'89 fu soltanto il terzo eletto, dopo Lo Giudice e Contu». Onorevole, vuol dire che Lima aveva meno potere di quel che si dice? «Voglio dire che l'aneddotica è una cosa, la realtà un'altra. Per esempio adesso nessuno ricorda che Lima concorse all'elezione di Piersanti Mattarella a presidente della Regione, mentre votò contro all'elezione di Ciancimino sindaco di Palermo. In questa terra si ha l'abitudine di criminalizzare il personaggio che è di ostacolo». Ma chi ha ucciso Lima? La mafia? «Se lo sapessi lo direi ai giudici». Lei ha mai incontrato la mafia? «Mi consideri pure un minus habens, ma devo risponderle di no». Cesare Martinetti Il deputato de Calogero Pumilia, andreottiano