Se il Conte è assediato è mezzo salvato di Ugo Bertone

Se il Conte è assediato è mezzo salvato La vicenda Bna è finita in una farsa: Gennari è nei guai, la battaglia per la banca è tutta aperta Se il Conte è assediato è mezzo salvato Ma martedì, all'assemblea Bonifiche, potrebbero esserci sorprese AULEYTA ALLE GRANDI MANOVRE O, il conte Auletta non è tipo da farsi impressionare. Domattina varcherà senza problemi il portone della sua Bna, in via Salaria, incurante dello sciopero dei suoi bancari che chiedono notizie sul controllo dell'istituto. «Lavorate con tranquillità - ha già mandato a dire ai sindacati - e stringetevi compatti a sostegno dell'azienda anche in occasione di questo proditorio attacco». Il «giallo» della Bna, a questo punto, non lo scompone più di tanto: l'ex amico e grande nemico, Giuseppe Gennari, ha tanti problemi e pochi quattrini. A meno che non venda almeno l'Arrigoni a Sergio Cragnotti per tamponare la crisi della sua Fidifin, a secco nei confronti di 7 mila clienti per 300 miliardi circa. A meno che non riesca a tacitare le accuse della Consob e le tante contestazioni in arrivo (dalla Banque Indosuez e dal Credito Commerciale) verso la sua rete e, in particolare, verso il suo agente Carlo Bozzi, un tipo brillante in grado di raccogliere tra i risparmiatori, offrendo alti tassi, quasi 60 miliardi nella sua zona, il piacentino. Miliardi di cui, al momento, non c'è traccia. E gli altri? Francesco Micheli, socio scomodo in Interbanca, muove all'attacco: chiede una gestione più dinamica, dichiara di opporsi all'inserimento della banca nell'orbita del gruppo Bna. Ma a queste battaglie lui, Giovanni Auletta Armenise, è abituato né si impressiona se dal Credito Italiano, socio scomodo in Bna e Bonifiche, stavolta di minoranza (Micheli ha la maggioranza del capitale Interbanca, se si tien conto delle azioni privilegiate), arrivano altri segnali di nervosismo. «La verità - dice un grande finanziere, tra l'altro consigliere del Credit - è che il pasticcio aiuta Auletta nella sua politica preferita, quella di prender tempo. Chi avrà il coraggio di toccare i titoli Bonifiche in questi mesi, con i problemi di Gennari?». E per nessuna ragione al mondo Giovanni Auletta Armenise diserterebbe martedì l'assemblea della Bonifiche Siele, fissata per le 11 nel palazzetto di via Guido D'Arezzo. Non si tratta solo di varare quell'aumento di capitale (in tutto 53 miliardi, di cui 25 garantiti dal San Paolo) destinato a liquidare la quota di Steno Marcegaglia in Sielefin, o di lanciare l'ultima frecciata ai tanti nemici che assediano la banca, come talvolta ama fare. «Che volete, io i soldi ce li ho...», replicò, ad esempio, una volta al giornalista che gli ricordava le perplessità di Bankitalia sulla consistenza patrimoniale della Bna e, per dar più consistenza alle parole, tirò fuori un rotolo di centomila. Martedì, l'occasione è speciale. Sembra fatta apposta per lanciare il messaggio più gradito: il conte non molla. E magari tra il pubblico ci sarà pure Giuseppe Gennari,.. Eppure, a rileggere la storia di questo «giallo» all'italiana, viene l'impressione che l'eterno braccio di ferro attorno alla Bna stia per uscire dalla fase di stallo e che le sorprese non mancheranno. Innanzitutto, stavolta pare proprio che il conte Auletta abbia davvero avuto, almeno per un momento, l'intenzione di vendere. Le ragioni? I soliti problemi di una banca che lamenta bassa capitalizzazione, che sente il fiato di una concorrenza impegnata in forti investimenti e, soprattutto, l'opportunità di spuntare una grossa cifra. La trattativa, poi, aveva una parvenza di serietà. Giuseppe Gennari, il finanziere toscano d'elezione, ma sardo di nascita, da anni bazzicava attorno al conte e sembrava per questo l'interlocutore giusto. La base del piano, ovvero usare Bonifiche Siele per risolvere in un colpo solo i problemi del crack Federconsorzi, aveva avuto le benedizioni di rito: dalla competenza tecnica dei commissari del colosso agroalimentare, alle attenzioni di Giovanni Goria, alla ricerca di una soluzione prima delle elezioni dell'affare. Tutto era pronto, insomma, salvo il portafogli di Gennari. Il piatto del finanziere piangeva, tra problemi di Borsa e acquisti coperti solo sulla carta (qualcosa di analogo al meccanismo usato a suo tempo dalla Lombardini per tentare l'assalto alla Paf) in Bonifiche Siele. Auletta ha capito e si è tirato indietro. Gli alleati di Gennari, magari in ritardo, hanno compreso e oggi tutti negano la paternità dell'iniziativa e i legami con lo stesso Gennari (a suo tempo molto stimato, ad esempio, al Monte Paschi). Tutto è finito in farsa, insomma. Ma i problemi della Bna restano e in via Nazionale lo sanno bene. E Ciampi, spera che, prima o poi, a Bankitalia si profili una prospettiva migliore che dover scegliere tra l'ostinazione del conte e gli inghippi di un Gennari. Ugo Bertone Micheli preme il Credit scalpita e domani sciopero allo sportello Giuseppe Gennari e (a fianco) il conte Giovanni Auletta Armenise i due ex grandi amici ora divisi dal giallo della Bna

Luoghi citati: Auletta, San Paolo