«La Bomba a Hitler? Non l'avremmo mai data» di Emanuele Novazio

«La Bomba a Hitler? Non l'avremmo mai data» Pubblicati i dialoghi degli scienziati tedeschi prigionieri degli inglesi «La Bomba a Hitler? Non l'avremmo mai data» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Werner Heisenberg pensava che fosse tutto un bluff. Otto Hahn ci aveva subito creduto, invece: era sconvolto e voleva suicidarsi, lo calmarono soltanto con «una grande quantità di alcol». Cari Friedrich von Weizsaecker era infuriato: «Quello che hanno fatto gli americani è una cosa mostruosa, una follia», ripeteva. Heisenberg e i suoi colleghi, dieci fra i principali scienziati tedeschi prigionieri degli inglesi in un castello vicino a Fontainebleau, discussero a lungo, quella sera. Senza che lo sapessero, ogni loro parola veniva ascoltata e registrata: era il 6 agosto del 1945, la prima bomba atomica era appena caduta su Hiroshima, e agli Alleati interessava conoscere a che punto era arrivata la Germania nazista nelle ricerche sulla bomba. Quel dialogo sofferto e drammatico è stato pubblicato ieri in ampi stralci dalla Welt, dopo l'apertura degli ultimi archivi inglesi a Richmond, ma intorno alle 213 pagine della «Copy number four» resta un piccolo mistero. Perché sono rimasti sotto chiave sedici anni più della maggior parte degli altri documenti? Un documento super-segreto Perché negli archivi non è disponibile l'originale, ma soltanto la trascrizione inglese? La spiegazione britannica - la presenza, fra gli scienziati, del fratello dell'attuale presidente federale Richard von Weizsaecker - non ha mai convinto. Ma adesso che sono disponibili, i dialoghi di Fontainebleau raccontano un'inedita pagina di storia, fanno riflettere sulle responsabilità morali degli uomini di scienza e contribuiscono soprattutto a far luce sui rapporti fra il nazismo e chi avrebbe potuto fornire l'atomica a Hitler. Anche i tedeschi sarebbero arrivati alla bomba, se avessero voluto? «Con i nostri ritmi di lavoro - confessa von Weizsaecker - non saremmo stati in grado di averla durante questa guerra». Hahn, l'uomo che per primo aveva ottenuto la divisione del nucleo di uranio, nel 1938 a Berlino, lo interrompe: «Io volevo proporre di buttare in mare tutto l'uranio che avevamo. Ero sicuro che si sarebbe riusciti a fare una bomba tanto potente da radere al suolo una regione intera». Gli americani, ipotizzano Heisenberg e gli altri, ce l'hanno fatta perché col governo c'erano reciproci rapporti di fiducia. Qual era invece il clima, in Germania? Heisenberg: «Noi non avremmo avuto il coraggio morale, nella primavera del '42, di raccomandare al governo di far lavorare 120 mila persone a questa bomba». Von Weizsaecker: «Secondo me non lo si è fatto perché i fisici non lo volevano, per una que- stione di principio. Se davvero tutti avessimo voluto che la Germania vincesse questa guerra, ci saremmo riusciti». Hahn: «Non credo che questo sia vero, ma ringrazio il cielo che non siamo arrivati a questo punto». Heisenberg: «Da una parte noi non la volevamo al cento per cento, dall'altra parte lo Stato aveva così poca fiducia in noi che, anche se lo avessimo desiderato, non sarebbe stato facile convincerli». Von Weizsaecker: «Il problema non è a che punto siamo arrivati, decisivo è che eravamo tutti convinti di non poterla realizzare durante la guerra». Quando, dalla radio, arriva la conferma della distruzione di Hiroshima, li riassale lo stupore. C'è confusione e rabbia, fra chi si sente comunque responsabile a metà, per aver fatto avanzare la ricerca «nella direzione della bomba». Walther Gerlach ha una crisi di nervi, si chiude in camera e lo si sente piangere: parla di suicidio e i compagni commentano che se avesse avuto un'arma l'avrebbe fatto. Ma subito, tutti si chiedono che cosa sarebbe accaduto se Hitler fosse riuscito ad avere anche lui la Bomba. Karl Wirz: «Avremmo bombardato Londra ma non avremmo conquistato il mpndo, e poi loro l'avrebbero sganciata su di noi». Von Weizsaecker: «Sarebbe stata una tragedia molto più grande per il mondo se la Germania avesse avuto la bomba. Pensateci un po': avremmo distrutto Londra, ma questo non avrebbe fatto finire la guerra. E se l'avesse fatta finire, invece? Non so se sarebbe stato un bene o no». E adesso che la guerra è perduta cosa accadrà? Gerlach ha paura, perché il primo passo verso la Bomba lo aveva fatto Hahn: «La gente dirà che abbiamo sabotato tutto, non ci lasceranno vivere a lungo. Diranno che è stata tutta colpa nostra». «Americani migliori di noi» Hahn gli chiede se davvero è «così abbattuto perché non abbiamo fatto noi per primi la bomba. Io ringrazio Dio in ginocchio che non l'abbiamo fatta noi, davvero lei è abbattuto perché pensa che gli americani sono migliori di noi?». Gerlach: «Sì. E' così. Non sono a favore di questa bomba, ma pensavo che avremmo dovuto fare di tutto per sviluppare nuove fonti di energia. Non si può fermare lo sviluppo, pensavo che la bomba fosse il futuro: coloro che potevano minacciare di usarla avrebbero ottenuto tutto». Emanuele Novazio Wemer Heisenberg: quando seppe di Hiroshima, pensò che fosse un bluff. A destra, Otto Hahn in divisa durante la prima guerra mondiale