Ritorna il boia a Sun Quintino

Ritorna il boia a Sun Quintino USA Dopo 25 anni riapre la camera a gas in California, tremano 327 condannati Ritorna il boia a Sun Quintino Delaware e Oklahoma, due esecuzioni in 24 ore WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «E' necessario scrivere l'ultimo capitolo di questo libro e farlo il prima possibile». Con queste parole, Frederic Link, giudice della Corte Suprema della California, ha firmato l'ordine di esecuzione di Robert Alton Harris, per il quale sarà riaperta, dopo 25 anni, la camera a gas del carcere di San Quintino. Era, infatti, un quarto di secolo che non venivano eseguite sentenze capitali nel Golden State. Harris, se non altro, passerà alla storia per il macabro primato che stabilirà il prossimo 21 aprile. Ma, in California, sono in tanti a pensare che all'«ultimo capitolo» del suo libro seguiranno in breve tempo molti altri «ultimi capitoli». Sono 327 i detenuti rinchiusi nel braccio della morte di San Quintino e per tutti il ritorno del boia dalla lunga vacanza brucia una speranza. In giro, negli Stati Uniti, c'è una gran voglia di scrivere «ultimi capitoli». Ieri mattina alle 9, quando l'iniezione fatale ha fatto effetto, Steven Brian Pennel, di 34 anni, si è guadagnato il suo posto nella storia giudiziaria americana, diventando il primo condannato a morte nello Stato del Delaware dal 1946. Ha pagato il conto per l'omicidio di due donne, ma, in passato, ne aveva uccise altre due e la polizia sospetta ce ne fosse anche una quinta. Pennel si era sempre dichiarato innocente, però ha chiesto ripetutamente di essere giustiziato, perché così, diceva, sarebbero state risparmiate ulteriori angosce alla sua famiglia. Sua moglie Kathy non era d'accordo e ha tentato fino all'ultimo di ottenere una sospensione della sentenza: «Mio marito non può decidere della sua vita». Ma Pennel ha mantenuto quella che i gruppi contro la pena di morte del Delaware hanno chiamato la sua in¬ tenzione suicida. Del resto, respingendo la richiesta della moglie, il giudice Sue Robinson aveva già deciso per lui. Circa 24 ore prima, salutando la moglie con un «Ciao, bambina» mentre si chiudevano le tendine della stanza della morte del carcere di McAlester, in Oklahoma, Olan Randle Robison, di 46 anni, era diventato «il numero 165», numero dei condannati a morte negli Stati Uniti fino a quel momento, da quando, nel '76, la Corte Suprema Federale ha consentito agli Stati che lo volessero di reintrodurre la pena di morte. Era stato condannato per aver ucciso tre persone durante una rapina in una casa privata nel giugno dell'80. «Ero in macchina privo di sensi e ubriaco mentre gli altri facevano la rapina», aveva sempre sostenuto Robison protestando la sua innocenza. Mentre gli bloccavano il braccio per l'ultima iniezione, ha chiesto al cappellano del carcere di leggere un passaggio della Bibbia, dal Timoteo 1, che dice: «Anche se un tempo sono stato blasfemo, persecutore e violento, mi è stato concesso il perdono perché avevo agito per ignoranza e incredulità». Ma lui non è stato perdonato. Non lo sarà neppure Robert Alton Harris. Il governatore della California, Pete Wilson, sostiene l'applicazione della pena di morte e ha più volte manifestato impazienza rispetto alla conclusione della vicenda di Harris. E' stato condannato per l'assassinio di due ragazzi di 16 anni, Michael Baker e John Mayeski, nel luglio del '78. Secondo la ricostruzione del crimine, Harris li sequestrò di fronte a un ristorante di San Diego perché aveva bisogno della loro macchina per compiere una rapina a una banca. Dopo averli uccisi, poco distante, finì con calma i loro «hamburger» già morsicati. Figlio di un padre incestuoso e violento, e di una madre alcolizzata, Harris ha cominciato a subire violenze fin nel ventre materno preso a calci dal padre. I suoi avvocati dicono che non è normale, ma non l'hanno sostenuto al processo. ((Assisterò all'esecuzione e dopo finalmente John potrà riposare in pace», ha annunciato un cugino di Mayeski. Ma John, purtroppo, riposa in pace già da molto tempo. Paolo Passarmi