Albania il grande saccheggio di Tito Sansa
// ministro dell'Interno: «Siamo ormai all'anarchia» Oltre 700 scuole devastate per prendere vetri e mattoni Disoccupati al 90%, produzione azzerata, rapine, omicidi: il Paese allo sbando Albania, il grande saccheggio viveri, ora è alla fame e vive delle donazioni dall'Italia. E ancora: l'Albania esportava elettricità e petrolio, ora sovente manca la corrente elettrica perché non c'è più legna per far fuoco e tutti hanno acceso stufe elettriche e fornelli che fanno saltare le centrali e manca il gasolio per cui le case (e anche l'albergo dal quale scrivo dove si mangia con indosso il cappotto e ci si lava con l'acqua fredda) sono all'addiaccio; appena quindici mesi fa in Albania tutti andavano in bicicletta, nel silenzio dell'alba si sentiva il fruscio delle catene, ora si viene svegliati dai clacson bitonali delle migliaia di automobili scassate che gli albanesi importano dall'Italia. Una volta si poteva uscire tranquillamente anche di notte, adesso è un rischio avventurarsi al buio, rapine a mano armata e stupri sono all'ordine del giorno, la gente ha paura, si è persa perfino l'antica tradizione dello struscio sul vialone centrale, al calar delle tenebre Tirana diventa una città morta, nella quale di tanto in tanto si ode un colpo di arma da fuoco. Una volta il forestiero era sacro, l'ospitalità veniva applicata in modo quasi maniacale, oggi lo straniero è il primo obiettivo degli schipetari. Come quel tedesco al quale accnnto alla centrale di polizia hannci rubato tre ruote dell'automobile, come il primo segretario dell'ambasciata americana rapinato di tutti i suoi averi all'uscita da un ristorante del centro, come quei due commercianti greci spogliati in pieno giorno l'uno di un milione, l'altro di 100 mila dracme dai banditi. L'elenco dei misfatti è lunghissimo, c'è addirittura un settimanale specializzato, «Albapol» (25 mila copie di tirature) che lo ri- porta, dagli omicidi (che sono stati 205 nell'anno scorso e sono in aumento) alle rapine e ai furti per finire agli incidenti stradali che hanno causato 275 morti con appena 20 mila automobili circolanti. Non vengono neppure più segnalati i saccheggi, la distruzione sistematica di tutti i vagoni ferroviari, spogliati dei vetri e delle panche e ridotti a carcasse di ferro, i furti dei cavi elettrici e del telefono, lo smembramento di ben 740 edifici scolastici che la gente ha spolpato portando via tutto, vetri, mattoni, tegole, e così via. «Lo Stato è impotente - dice il ministro dell'Ordine pubblico - la colpa è anche dei giudici che da un mese sono in sciopero». I magistrati si astengono dal lavoro perché non hanno i mezzi tecnici, i criminali vanno in macchina e loro devono spostarsi a piedi. La polizia «per fortuna» dice il ministro, gode dell'assistenza dell'Italia. «Il vostro ministro dell'Interno, Scotti - rivela Cana - ha promesso assistenza tecnica per quaranta miliardi di lire alla polizia albanese». L'Italia ha già fornito 100 automezzi, computer, impianti radio, lacrimogeni, uniformi, attrezzature. «Grazie all'Italia forse riusciremo a fare qualcosa. Ora siamo paralizzati e demoralizzati, ma la situazione non è proprio disperata». Ma quando gli dico che intendo andare in automobile ad Argirocastro per seguire la campagna elettorale del voto di domenica prossima, si offre di farmi scortare da un'auto della polizia. «O moj Shqypni, e mjera Shqypni» (O mia Albania, o infelice Albania) aveva scritto il poeta Pasco Wassa più di un secolo fa. Le sue parole valgono ancora. Tito Sansa // ministro dell'Interno: «Siamo ormai all'anarchia» Oltre 700 scuole devastate per prendere vetri e mattoni TIRANA DAL NOSTRO INVIATO «In Albania nulla funziona, non lo Stato, non le leggi, in tutto il Paese dilaga l'anarchia, stiamo andando verso il caos». Chi parla così non è un disfattista qualsiasi, ma il ministro per l'Ordine pubblico, Fadil Cana, l'uomo al quale è affidata la sicurezza del Paese. Dice che i recenti assalti ai depositi di viveri e di vestiario a Pogradec e a Lushnje, dove vi sono stati anche alcuni morti, sono soltanto episodi, la realtà è «ben peggiore». Appena quindici mesi fa, prima del rovesciamento del regime comunista, l'Albania era un Paese disciplinatissimo. Bastava un poliziotto a tenere in soggezione centinaia di persone, oggi ad aver paura sono i poliziotti che assistono indifferenti a rapine stradali anche in pieno giorno quando non si uniscono ai criminali partecipando alla spartizione del bottino. Com'è capitato a Liam McDowall, corrispondente dell'agenzia Ap, il quale, vittima di banditi stradali che gli hanno smontato l'automobile, è poi stato taglieggiato per 600 dollari dalla polizia. L'Albania è passata da un estremo all'altro: per quarantasei anni è stato il Paese più chiuso del mondo, nessuno poteva uscirne, ora tutti vogliono fuggire; rifiutava, secondo la Costituzione, qualsiasi credito estero, ora chiede aiuti da ogni parte; c'era lavoro per tutti (si fa per dire, perché la maggioranza tirava la fiacca), ora il tasso di disoccupazione è astronomico, si aggira sul 90 per cento della popolazione e le strade sono affollate in permanenza da masse di sfaccendati; c'era da mangiare per tutti, il Paese esportava perfino Soldati distribuiscono da un autocarro pane alla gente affamata a Tirana [foto api
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