La requisitoria di Tokyo: fate troppi scioperi di Roberto Ippolito

La requisitoria di Tokyo: fate troppi scioperi POLITICHE INDUSTRIALI Blitz a Roma della Confìndustria giapponese: l'Europa deve aprirsi di più ai nostri prodotti La requisitoria di Tokyo: fate troppi scioperi Ma Pininfarina difende la produttività delle imprese nazionali ROMA. L'Italia delude. «Da voi ci sono tanti scioperi, non sappiamo come possiamo proteggerci» dice con disprezzo un grosso imprenditore giapponese. Sergio Pininfarina ci rimane male. Il presidente della Confìndustria reagisce subito: «Dagli anni Settanta la situazione è cambiata. Il coefficiente di rischio per gli scioperi in Italia non è superiore a quello francese o belga». Pininfarina spiega. Ma resta la diffidenza fra l'Italia e il Giappone che evita accuratamente di investire dalle Alpi alla Sicilia a vantaggio di altri paesi europei. E così si conclude solo con grandi speranze per intese future la visita di molti big dei colossi di Tokyo, a Roma con la delegazione della Keidanren, la loro Confìndustria. «Le distanze tra Giappone ed Europa vanno accorciate e una collaborazione deve essere trovata» proclama Gaishi Hiraiwa, presidente della Keidanren e della Tokio Electric Power. Per ora quindi soltanto dichiarazioni di buona volontà. Del resto nel 1991 sono state inconcludenti le riunioni del Business group (l'organismo che collega le aziende dei due paesi con il supporto dell'Istituto per il commercio estero). Se i giapponesi non si entusiasmano per l'Italia, Pininfarina si rammarica per le porte chiuse in faccia alle esportazioni. «Quello che chiediamo al Giappone come agli altri grandi partner - ha detto nell'incontro con Hiraiwa - sono essenzialmente condizioni di parità e un trattamento di reciprocità. Le nostre imprese devono poter trovare sul vostro mercato, in termini sia di commercio che di cooperazione industriale, opportunità di business equivalenti a quelle da noi aperte». Per ora non è così. La bilancia commerciale è molto sfavorevo¬ le per l'Italia. Il saldo negativo è salito dai 299 miliardi del 1990 ai 926 del '91. «Esiste un problema di riequilibrio» ha insistito Pininfarina. Lo hanno ascoltato quasi impassibili Shoichiro Toyoda, presidente della Toyota pronta a espandersi in Italia, e Akio Morita, numero uno della Sony che ha già 207 dipendenti in Italia. «Alcuni membri della delegazione - racconta Pininfarina - mi sono sembrati preoccupati di non essere guardati di buon occhio. C'è la consapevolezza che vincere non è utile nemmeno al vincitore. E' indispensabile la coesistenza». Hiraiwa prevede comunque un domani meno gelido nei rapporti bilaterali. «Ho ricevuto da Pininfarina - racconta - un regalo in una scatola triangolare. Credo che la sua forma rappresenti i nuovi centri dell'economia mondiale, Europa, America e Giappone. Finora ho sempre avuto l'impressione che la di¬ stanza Europa-Giappone fosse un po' più grande di quella America-Giappone. La scatola triangolare indica che .la distanza diminuisce e la collaborazione aumenta». Questo processo si amplierà? La delegazione Keindaren oggi incontra il presidente del consiglio Giulio Andreotti (poi si trasferirà in Spagna e Portogallo). Fra l'altro il disgelo con l'Europa è imposto dall'ulteriore e inaspettato rallentamento economico giapponese. Ammette Hiraiwa: «E' in atto la recessione. Diminuiscono notevolmente gli investimenti per ricerca e sviluppo». I miglioramenti sono lontani: «Prima si pensava che nel giro di sei mesi le merci rimaste in magazzino sarebbero state rimesse in circolazione. Invece mi sono dovuto ricredere. Mi aspetto che la situazione cambi dalla fine dell'anno». Roberto Ippolito