«Sei un killer per me sei morto» di Susanna Marzolla

«Sei un killer, per me sei morto» L'uomo che ha ideato il sequestro di Rho condannato anche dal fratello «Sei un killer, per me sei morto» // riscatto serviva per un debito di gioco L'omicidio programmato in partenza MILANO. Com'è che un giovane di 24 anni con un'esistenza normale, con una famiglia normale, con una normale vita affettiva, riesce in una sera a trasformarsi in un feroce assassino? E' quello che disperatamente si chiedono in casa di Giuseppe Battiato, che lunedì, con due colpi di pistola alla nuca, ha ucciso l'imprenditore di Rho Luciano Carugo. Stefano, suo fratello, ha diciassette anni ed è sconvolto: «Se Giuseppe ha sbagliato è giusto che paghi, deve pagare dice - ma noi adesso siamo sprofondati nel dolore. E' morto Luciano Carugo e noi lo piangiamo, ma per noi è come se anche mio fratello fosse morto». La famiglia è chiusa in casa, circondata, adesso, dall'ostilità del paese. E più volte squilla il telefono: «Bastardi», «terroni» (che da queste parti sembra il massimo dell'offesa). «Ma noi siamo una famiglia a posto, siamo brava gente», dice con voce disperata Stefano Battiato. Disperato, chiuso in casa, anche Francesco Cuscela, padre di Ciro, ventiquattr'anni anche lui, amico per la pelle di Battiato. Ha scoperto che quel suo ragazzo, che credeva «dedito al lavoro e a nient'altro», è finito in galera con l'accusa di complicità in omicidio. E Vincenza Bonomini, mo- glie di Francesco Tonelli, cioè l'ideatore dell'omicidio? Quando mercoledì sera i carabinieri hanno portato via il marito, non ha avuto dubbi nel credere che era «un errore», come lui le diceva. Invece la mattina dopo ha scoperto che lui, il marito, lo aveva ammazzato quel loro amico così ricco, gentile e perbene. E che lo aveva fatto per soldi, perché il suo vizio del gioco lo aveva portato alla bancarotta, con più di duecento milioni di debiti da pagare. Allibito anche Luca Busto, giovane socio di Tonelli nell'agenzia immobiliare. Era contento di lavorare con lui, «mi sembrava serio ed affidabile», dice. Lunedì mattina ha visto entrare in ufficio Luciano Carugo, lo ha visto uscire con Tonelli: un normalissimo incontro, dovevano vedere un appartamento in vendita. E Tonelli non è apparso minimamente turbato nel pomeriggio, tornato in ufficio. Quando il socio gli ha chiesto: «Carugo compra l'appartamento?», ha risposto con tono professionale: «Ci deve pensare». E Carugo era già nella villa, già vittima della trappola, già fotografato: scotch da pacchi intorno agli occhi, bavaglio in bocca, faccia contorta. E quei fogli di calendario alle spalle che avrebbero dovuto convincere tutti, per mesi, che Carugo era vivo. Invece - Tonelli aveva programmato tutto - poche ore e sarebbe morto: la fossa era già pronta. Una malvagia ingenuità ha caratterizzato i comportamenti di questa improvvisata banda di paese. Si erano messi in testa da tempo che un «bel sequestro» avrebbe risolto tutti i loro problemi economici. Quelli di Tonelli, oberato dai debiti, e quelli di Battiato e Cuscela che avevano deciso di lasciare il lavoro dipendente per «mettersi in proprio», ma non riuscivano a decollare. Grandi progetti e chiacchiere da bar. Pensano di rapire un imprenditore di Cusano Milanino ma poi scoprono che la moglie è imparentata con clan camorristi (e anche loro - gli ingenui - capiscono che non è il caso di mettersi contro criminali assai più potenti). Individuano un altro «ostaggio»: la moglie di un commercialista (nonché. creditrice di Tonelli), ma la signora li prende in contropiede partendo per le ferie. Infine pensano di rapire il figlio di Carugo, Giorgio. Ma come fare, come prenderlo in trappola? Col padre sarebbe più facile: ecco l'idea. Con l'aggiunta di un particolare, però: sarà necessario ucciderlo. Tonelli sicuramente si rende conto che la morte di Carugo va programmata. Fino a che punto ì due giovani complici sono coscienti di questo? E' quanto stanno cercando di appurare gli investigatori. E' certo, ad esempio, che Battiato aveva una personalità debole, facilmente influenzabile e che considerava Tonelli, suo ex datore di lavoro, quasi un padre spirituale. Però è stato lui a sparare,' lo ha confessato. E non basta l'influenza di Tonelli a spiegare quel grilletto premuto a sangue freddo. Sulle singole responsabilità (ancora adesso appare sfumato il ruolo di Cuscela) si saprà qualcosa di più domani, dopo che il giudice per le indagini preliminari, Maurizio Grigo, avrà interrogato in carcere i tre arrestati. Susanna Marzolla API MARZO 1W1 i: Le due foto di Luciano Carugo scattate con una polaroid dai suoi rapitori in una villa di Garbagnate. Dovevano essere spedite ai familiari per dimostrare che era ancora in vita e chiedere, quindi, cinque miliardi di riscatto

Luoghi citati: Carugo, Cusano Milanino, Milano, Rho