«Il patriota Buchanan gira in Mercedes»

«Il patriota Buchanan gira in Mercedes» PRIMARIE Il clan del Presidente mette in difficoltà lo sfidante repubblicano: non fidatevi di un uomo così «Il patriota Buchanan gira in Mercedes» Velenoso spot alla vigilia del voto in Michigan, capitale dell'auto WASHIGNTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Si fa presto a urlare ((America al primo posto» nei comizi. E così un vendicativo «spot» elettorale trasmesso dalle televisioni del Michigan per conto di George Bush denuncia agli operai automobilistici di Detroit, disperati per la crisi economica, il tradimento di Pat Buchanan: «Nei comizi lui è "America first", sulle autostrade, invece, guida straniero». Ed ecco che appare una foto del focoso Pat con la sovraimpressione di una stella a croce, l'inconfondibile logo della Mercedes-Benz. Sì, anche Buchanan ha ceduto al fascino della tedesca di classe. Un altro predicatore sorpreso a fornicare. L'esponente della destra repubblicana è un paladino dell'i¬ solazionismo politico e del protezionismo economico. Accusa Bush di trascurare gli interessi del popolo americano preoccupandosi troppo dei fatti mondiali. E' l'eroe del «Japan Bashing», del «dagli al Giappone». E, coerentemente, uno dei suoi «spot» elettorali televisivi accusa il presidente uscente di fare gli interessi dell'impero del Sol Levante. ((Alcuni dei principali consiglieri elettorali di Bush - denuncia lo «spot» di Buchanan, mentre sullo schermo scorrono i nomi di Charles Black e James Lake - fanno gli interessi dell'industria automobilistica straniera». «Non importa - è la sarcastica conclusione - che il Michigan abbia perso 73 mila posti di lavoro». Effettivamente Lake è titolare di uno studio legale che rappresenta la «Japan Auto Parts Industry Association». Ma lo studio di Black rappresenta solo una società giapponese che esporta pesce surgelato negli Stati Uniti. E poi Bush, a differenza di Buchanan, è fieramente antiprotezionista. Quindi il comitato elettorale del presidente ha deciso uno spietato contrattacco. Lo «spot» del presidente accusa apeitamente Buchanan di «ipocrisia», rivela con perfidia che il candidato, quando parla con gli amici, si permette di chiamare le auto americane ((bidoni». Poi, mostrando una fabbrica chiusa di Detroit, accusa: «Mentre la nostra industria automobilistica soffre, Buchanan si compra una macchina straniera». Poi, la coltellata finale, mentre la stella a croce della Mercedes marchia la faccia del candidato come una svastica: «Il Michigan si sta giocando una posta troppo alta per credere a uno come Buchanan». Toccato, l'interessato ha dovuto difendersi. Poco cavallerescamente, ha scaricato il peccato sulla moglie: «Sì, è vero, ho una Mercedes, ma l'ho comprata tre anni fa e solo perché mia moglie insisteva». E poi ha proclamato: «Io guido una Cadillac». La raccolta del consenso poggia su regole severe. Anche i due candidati democratici Paul Tsongas e Jerry Brown si stanno aggirando nei territori dei Grandi Laghi indossando giacchetti da operai dell'automobile. Bill Clinton, invece, coerente con la golosità che gli ha fatto guadagnare 15 chili in un mese di campagna elettorale, ha preferito cucinare un dolce al formaggio tra le operaie di un'industria alimentare. Paolo Passarmi

Luoghi citati: America, Detroit, Giappone, Michigan, Stati Uniti