Washington Israele rivende le nostre armi di P. P.

Washington, Israele rivende le nostre armi C'è tempesta tra Usa e Gerusalemme Washington, Israele rivende le nostre armi Micidiali missili passati alla Cina L'America blocca le forniture militari WASHIGNTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' saltato fuori nel momento più critico e, a pensarci bene, non deve essere un caso. Proprio mentre la tensione tra Stati Uniti e Israele è alta come non era mai stata lungo quattro decenni, un documentato rapporto del Dipartimento di Stato, appoggiato su approfondite indagini della Cia, accusa lo Stato ebraico di rivendere soprattutto a Cina e Sud Africa, ma anche ad altri Paesi, armi sofisticate, o parti di esse, acquistate dagli americani e violando un accordo preciso che impone un'autorizzazione del governo di Washington per simili transazioni. Missili Patriot alla Cina, missili anti-carro al Sud Africa, bombe-grappolo a Etiopia e Cile, assieme ad avanzatissimi radar anti-aerei e sistemi per evadere il controllo radar un po' a tutti: una vendita non autorizzata all'ingrosso, che andrebbe avanti da anni e sulla quale il Dipartimento di Stato ha indagato per sei mesi, spedendo nel frattempo ammonimenti a Tel Aviv e ricevendone in cambio solo negazioni. Nel frattempo le vendite americane di armi a Israele sono state bloccate e la pubblicazione del rapporto dell'ispettore generale Sherman Funk, attesa per fine mese, farà certamente saltare delle teste a «Foggy Bottom», come viene chiamato il Dipartimento di Stato, per omissione di controllo. La dimensione dell'incidente, già grosso in sé, è ingigantita dagli espedienti che Israele avrebbe usato, secondo l'indagine, per condurre il traffico. In alcuni casi, gli israeliani, comprati dei componenti di fabbricazione americana, li installerebbero su sistemi costruiti in proprio e venderebbero il prodotto finito a Paesi terzi. In altri, la tecnica utilizzata sarebbe quella dell'ingegneria a rovescio», cioè smontare l'arma, carpirne il segreto costruttivo più delicato, ricostruirla con piccole e irrilevanti modifiche e infine rivenderla. Ruth Yaron, portavóce del governo israeliano, si è rifiutato di rispondere a domande specifiche, limitandosi ad affermare che «Israele rispetta strettamente le regolamentazioni che disciplinano il trasferimento di armi». Ma l'amministrazione Usa sostiene di avere prove conclusive delle violazioni e, all'indagine del Dipartimento di Stato, di cui ha dato notizia il «Wall Street Journal», si sarebbe aggiunta un'altra indagine condotta direttamente dalla Casa Bianca, il cui avvio è stato annunciato dal «Washington Times». L'amministrazione Bush è talmente convinta delle violazioni di Israele che, almeno in un paio di occasioni, nei mesi scorsi, il sottosegretario Lawrence Eagleburger ne avrebbe informato i massimi esponenti del Congresso in incontri riservati. La Cina, secondo, le ricostruzioni, è il più grosso cliente di Israele. Ma quello che maggiormente preoccupa l'amministrazione americana è che, a sua volta, la Cina è uno dei più grossi esportatori di armi al mondo. E tra i suoi clienti figurano Paesi come l'Iraq. Da Israele, il governo cinese avrebbe acquistato discreti quantitivi di missili ariaaria «Python 3», costruiti con tecnologia americana. Poi, ribatezzando il missile «PL-8» dopo leggere modifiche, lo avrebbe rivenduto all'Iraq. [p. p.]

Persone citate: Bush, Lawrence Eagleburger, Ruth Yaron, Sherman Funk