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Il Vaticano: licenziamo chi chiede tangenti Codice di comportamento per tremila laici e religiosi. E' reato perfino ricevere un regalo Il Vaticano: licenziamo chi chiede tangenti Cacciati anche coloro che rivelano i segreti della Santa Sede CITTA' DEL VATICANO. Tempi duri per i dipendenti vaticani, minacciati di licenziamento qualora si azzardino a chiedere «bustarelle» in cambio di un occhio di riguardo nella concessione di appalti o servizi. La norma, che vuole colpire evidentemente una pratica diffusa, è contenuta nel nuovo «Regolamento generale della Curia Romana», cioè il «codice di comportamento» degli oltre tremila laici e religiosi dipendenti del Papa. Lo sforzo di trasparenza compiuto dal comitato di cardinali che ha studiato il testo delle norme, ha cercato di limitare tutti i fenomeni catalogabili nel capitolo «interesse privato in atti di ufficio», a partire dall'art. 15 che vieta «l'assunzione nello stesso dicastero di consanguinei fino al quarto grado e di affini in primo e secondo grado». Particolare cura è stata profusa per evitare le continue fughe di notizie dalla Curia in merito a quelli che si potrebbero definire i «segreti di Stato», vale a dire temi, testi e tempi di pubblicazione dei documenti pontifici o di altro materiale riservato. La macchina normativa ha messo a punto svariate norme: al dipendente è richiesto il giuramento di «osservare religiosamente» il segreto d'ufficio, pena la sospensione temporanea dal servizio; nei casi più gravi, riguardanti gli atti del Papa, il responsabile incorre nel licenziamento senza possibilità di appello. L'art. 42 vieta anche di «ricevere estranei nel proprio ufficio» e di «tenere fuori dall'ufficio note e appunti privati circa le questioni che si trattano nei dicasteri». Il controllo si spinge anche sulla vita privata del dipendente vaticano «quando, per comportamenti tenuti e per la loro notorietà, può arrecare pregiudizio al rapporto di servizio con la Sede Apostolica e alla dignità dell'impiego». [s. b.]