Intrigo per Rimbaud

Intrigo per Rimbaud La verità sulla sua vita era già scritta in una biografìa solo ora pubblicata a Parigi Intrigo per Rimbaud La sorella voleva farne un santo PARIGI ORENDO, Arthur Rimbaud fece professione di fede cattolica e confessò: nel 1873 aveva bruciato i suoi libri per vergogna di averli scritti. Questo crederemmo oggi del poeta «maudit», se la sorella minore Isabelle fosse riuscita nei suoi intenti. Anzi, se fosse riuscita, di lui non parleremmo affatto, giacché lo scopo radicale di Isabelle era di cancellare qualsiasi traccia dell'opera poetica di Arthur. Con un po' di ritardo sui numerosissimi titoli che hanno scandito l'anno rimbaudiano da poco concluso, esce il documento per certi versi più interessante di tutti: la Vie d'Arthur Rimbaud (Edizioni Payot), scritta tra il 1897 e il 1901 da Jean Bourguignon e Charles Houin, sinora mai pubblicata in volume. I due autori, coetanei di Rimbaud storici di formazione e giornalisti di mestiere, redattori della Revue d'Ardenne et dArgonne, scientifique, historique, littéraire et artistique -, a pochi anni dalla scomparsa del poeta avevano già scritto tutta la verità sulla sua vita: Rimbaud omosessuale, Rimbaud alcolizzato e dedito alle droghe, Rimbaud mercante d'armi... Con notevole obiettività e senza mitizzazioni, sia in bianco che in nero. Ma il loro libro non vide mai la luce perché Isabelle - coadiuvata dal marito Paterne Berrichon - vi si oppose, con serie minacce e burbere diffide. Michel Drouin, che a un secolo di distanza rende giustizia a Jean Bourguignon e Charles Houin, racconta nella prefazione le incredibili peripezie dei due biografi pionieri e fornisce nell'apparato critico alcuni inediti preziosi relativi al grandioso «complotto» ordito dai familiari (a definirlo così fu il cognato Berrichon, autore a sua volta proprio in quegli anni di una Vita di Jean-Arthur Rimbaud, «truccata» però). Isabelle inizialmente non era contraria al progetto dei due giornalisti. Convinta di poterli fare strumento della sua volontà, aveva risposto alle loro domande, offerto materiale, lettere del fratello, dati, nomi. Quando però si rese conto che Bourguignon e Houin - ben lungi dal credere alla conversione di Arthur - non intendevano sottoscriverla, cambiò del tutto atteggiamento. Scrisse loro: «In fatto di biografia non ammetto che una versione: la mia. Respingo tutte le altre come menzognere e offensive». E perché la sua determinazione fosse beh chiara: «Se i redattori della Revue dArdenne avranno l'indelicatezza di trascurare le mie raccomandazioni, possono essere certi che si attireranno seri fastidi». «Questa non è una vana minaccia», aggiungeva Isabelle. «So volere quando è necessario, e non indietreggio di fronte a nulla per difendere ciò che amo». Bourguignon e Houin avrebbero ottenuto l'autorizzazione a pubblicare solo accettando di far sparire tutti i riferimenti alle dissolutezze dell'adolescenza di Rimbaud e di velare il più possibile l'attività poetica. «Non voglio contribuire a nessuno studio che potrebbe servire da reclame alle opere di mio fratello o a risvegliare la malsana curiosità del pubblico per le opere suddette», scriveva loro Isabelle nell'agosto del 1896. E nell'ottobre: «Dovete evitare qualsiasi indicazione atta a facilitare la vendita delle opere di mio fratello». La «versione Berrichon» relegava la poesia a una fase passeggera, poi rinnegata, ed esaltava la seconda parte - quella africa- na - della vita di Rimbaud. Là, Isabelle e il marito volevano far credere che Arthur avesse agito da «benefattore dei beduini», portando avanti al contempo «indefessi studi ed eroici». Lo definivano «uomo dalle qualità superiori», «genio di bontà», in definitiva «un santo». In Etiopia e Abissinia egli era andato del resto - sostenevano loro - a svolgere missioni su incarico del ministero francese della Marina e delle Colonie, distinguendosi grazie ai suoi meriti con grandi successi. Jean Bourguignon e Charles Houin dovettero rinunciare alla pubblicazione del libro. Ma non si astennero dal denunciare nella loro Revue il «falso», in sette articoli successivi consacrati ognuno a un capitolo della vita di Rimbaud (parigina, letteraria, avventurosa, africana...). Della loro versione i Berrichon contestavano non solo l'essenziale ma anche i dettagli, a partire dall'infanzia. Studente, mai Arthur aveva marinato la scuola (ne aveva parlato anche Verlaine). In amore, era stato un casto totale: all'omosessualità Isabelle non fece mai alcun riferimento, si ritiene che la ignorasse; negava però anche le supposte relazioni femminili. Ad esempio, quella con la «vedova molto civile» di Milano - ancora una definizione di Verlaine - che Houin e Bourguignon invece lungamente descrivono (facendo cenno, tra l'altro, al passaggio del poeta per Torino). Ugualmente da nascondere,' il periodo in cui Rimbaud divenne «ambulante» al servizio del circo Loisset e le difficoltà di salute, che avrebbero suscitato dubbi sulla riuscita africana. Senza contare che Houin e Bourguignon ignoravano all'epoca il rimaneggiamento delle lettere di Rimbaud fornite loro dalla sorella. Michel Drouin, il curatore odierno della Vita, può invece mettere a confronto gli originali con le copie «corrette»: censure minuziose, dalla parola singola all'intero paragrafo. Là dove Rimbaud parlava dei suoi commerci di caffè, avorio e fucili, Isabelle sostituiva - per ingentilire - con «oro e profumi». Truccava al rialzo i guadagni (40 mila franchi al posto di 12 mila) per avvalorare la capacità negli affari. Sopprimeva i brani sui contrasti con il datore di lavoro. Alleggeriva le espressioni pesanti. Riscriveva. Stéphane Mallarmé elogiò il lavoro di Houin e Bourguignon: «E' un'evocazione definitiva, minuziosa, ampia e insieme intelligente di Arthur Rimbaud, cui si riferirà in futuro chiunque ami lo straordinario compatriota dei signori Bourguignon e Houin». Non altrettanto fece Etiemble, il grande studioso di Rimbaud che negli Anni 50 smantellò il mito per svelare l'opera. Secondo Drouin, Etiemble non ignorò il lavorò' di Houin e Bourguignon ma lo misconobbe, facendo credere che i due si fossero resi complici del «complotto» familiare. Gabriella Bosco Ifamiliari del poeta maledetto truccarono i suoi scritti per nascondere droghe, alcol traffico d'armi, omosessualità In alto, il poeta (seduto) con il fratello Frédéric tto l tà a di Rimbaud. Là, marito volevano far Arthur avesse agito ore dei beduini», anti al contempo udi ed eroici». Lo uomo dalle qualità enio di bontà», in n santo». In Etiopia gli era andato del evano loro - a svolsu incarico del miese della Marina e e, distinguendosi meriti con grandi guignon e Charles ero rinunciare alla e del libro. Ma non dal denunciare nel il «falso», in sette cessivi consacrati capitolo della vita parigina, letteraria, africana...). ersione i Berrichon non solo l'essenhe i dettagli, a parzia. Studente, mai marinato la scuola rlato anche Verlai era stato un casto osessualità Isabelle alcun riferimento, l i

Luoghi citati: Ardenne, Etiopia, Milano, Parigi, Torino