E un premier tutto Verde punta alla sedia di Edith di Enrico Benedetto

E un premier tutto Verde punta alla sedia di Edith Francia, il ministro-ecologista Lalonde possibile successore E un premier tutto Verde punta alla sedia di Edith PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Dopo le elezioni amministrative bisognerà forse trovare un premier non socialista» butta lì il ministro per l'Ecologia, Brice Lalonde. E Mitterrand, come per caso, qualche ora dopo replica lodando questo Verde quarantenne «che ha svolto un lavoro eccelso al servizio del Paese». Bastano le due frasette, e il toto-Matignon divampa tra giornalisti e commentatori. Un ecologo che sfratta Edith Cresson da un esecutivo ps allargato, questo lo scenario. Vantaggi: riacciuffare il consenso giovanile, spiazzando l'opposizione. Handicap: l'iniziativa provocherebbe gravi spaccature tra le file socialiste, con pregiudizio sulle Politiche venture. E' probabile che non se ne farà nulla, ma l'indiscrezione stessa fa notizia. Sinora i premier in pectore - si chiamassero Delors o Bérégovoy - erano targati rue Solferino, il quartier generale ps. Ora, invece, spunta un outsider, e non a caso. Brice Lalonde venne imbarcato dal carro mitterrandiano quattro anni fa, per vivacizzare un poco il già pallido rosa governativo. I Verdi puri - o quelli che si ritengono tali come Antoine Waechter - lo trattavano più o meno da collaborazionista. Però il ministro e la sua «Generation Ecologie» sono riusciti a non essere puri fiancheggiatori. Lo dimostra il credito elettorale: dicono i sondaggi che potrebbe strappare un 7.5, proprio come il fratello-rivale Waechter. Due liste acerrime nemiche, ma entrambe nel favore delle urne. Che cosa ha fatto Brice Lalonde per meritarselo? Una legge preziosa sulle acque, la rigorosa normativa in materia di scarichi urbani-industriali-atomici, varie agenzie nazionali che studiano proficuamente i temi più ardui. Oltre a battaglie vittoriose tipo quella contro bacini artificiali nella bassa Loira. Non si può dire che i colleghi Pierre Bérégovoy (Economia) e Michel Charasse (Bilancio) l'abbiano aiutato parecchio, tuttavia dipingerlo quale un donchisciottesco cavaliere dell'Ideale Verde in mezzo agli Infedeli socialisti pare eccessivo. Per sua medesima ammissione Michel Rocard, poi Edith Cresson incentivavano la politica di igiene territoriale. Ma le troppe lodi negli ultimi giorni sembrano averlo indisposto. Così è esploso quando il portavoce di Matignon, Jack Lang, ha voluto spiegare il successo di Lalonde, vantando le «sinergie governative». «Ma se gli altri mi lasciavano sempre solo» sbotta il ministro, e accusa quanti - in casa ps - oggi vorrebbero annettersi le glorie ecologiste. Una collera, questa, cui «Le Monde» non ri¬ sparmia pesanti ironie. Perché Brice Lalonde sembra ritenere «cosa nostra» il dicastero, e ne parla quasi in trance. Ma è peraltro indubbia la tendenza socialista a veicolare - suo tramite - i suffragi dubbi. Guidano l'operazione Francois Mitterrand e la stessa Edith Cresson, che da qualche settimana moltiplica ammiccamenti verso una nuova sensibilità ambientale. I Verdi, insomma, fanno paura. Agli occhi della Gauche tradizionale rappresentano oggi quel che Le Pen è per il Centro-Destra: un formidabile aspira-voti. Ritrovandosi in tasca, fra qualche giorno, il 15%, potranno manovrare da veri arbitri, vendendosi - dicono i maligni - al rialzo. «Vogliamo sapere ora quali alleanze "Generation Ecologie" intende allacciare» supplica invano il segretario ps Laurent Fabius. Enrico Benedetto

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