«I killer di papà non ci fermeranno»

«I killer di papà non ci fermeranno» Diecimila in piazza ieri contro la camorra, ma Castellammare di Stabia ha fretta di cancellare il delitto «I killer di papà non ci fermeranno» Il figlio del consigliere ucciso si ribella ai clan CASTELLAMMARE DAL NOSTRO INVIATO I fiori deposti 48 ore fa sono già spariti dal marciapiede di via Virgilio. Erano l'unica traccia rimasta dell'attentato a Sebastiano Corrado, il consigliere comunale del pds ucciso l'altro giorno dalla camorra. Li ha portati via una mano ignota, nella notte, quasi a voler cancellare la memoria di una morte che pesa come un macigno sulla città. Con ogni probabilità è la stessa che di buon'ora ha strappato o reso illeggibili molte locandine dei quotidiani locali sull'agguato. Ma a Castellammare nessuno è disposto a dimenticare. Sul luogo dell'agguato un bambino con la madre depone un altro mazzo di rose, mentre diecimila uomini e donne di ogni età scendono in piazza, nel pomeriggio, per partecipare a una manifestazione. In testa al corteo ci sono il deputato del pds Napolitano, il segretario aggiunto della Cgil Del Turco, il senatore de Piccoli. Una «iniziativa unitaria», come tengono a precisare sindaco, assessori e consiglieri, preoccupati di dare un'immagine di compattezza delle forze politiche in un momento tragico. Ma basta poco per capire che il clima di concordia tra i partiti, prima presi dai preparativi per la visita del Papa fra una settimana, davanti alla morte di un rappresentante delle istituzioni è tutt'altro che stabile. E' come se quei quattro colpi di pistola sparati l'altro ieri in via Virgilio avessero scavato un solco profondo in una città dilaniata dalla violenza: probabilmente l'obiettivo di chi ha ucciso Sebastiano Corrado era anche questo. Bruno Di Stefano, de, a capo di un bicolore dc-psi, con l'appoggio del psdi, parla del dilagare della camorra come di un fenomeno del quale l'ammimstrazione locale non è responsabile: «La colpa è del sistema», dice. Ma quale sistema? «A Castellammare è mancata una vera riconversione industriale, e molte fabbriche hanno chiuso. Il focolaio del cancro mafioso è la crisi economica, e poi c'è il discorso sulla tutela dei cittadini. Si parla tanto dell'omertà che agevolerebbe la camorra: ma qualcuno si chiede perché la gente ha paura di parlare? La comunità è terrorizzata da una minoranza di disonesti perché non si sente tutelata: i criminali vengono arrestati, ma il giorno dopo tornano liberi. Con questo voglio dire che il silenzio non è necessariamente sinonimo di complicità; è frutto dell'intimidazione, e l'omicidio di Corrado può essere un messaggio affinché nessuno parli». Ma è sufficiente salire al primo piano di un vecchio edifìcio del corso Vittorio Emanuele, dov'è la sede del pds, per avere un'interpretazione del tutto diversa del primo delitto eccellen¬ te in città. Nella sala delle riunioni, i responsabili del partito si sentono come soldati sul fronte di guerra: lontani dal Palazzo, esposti al fuoco nemico. Antonio De Martino, capogruppo al Comune, ha la voce rotta dall'emozione. «Questa sera, dopo la manifestazione, terremo una riunione straordinaria in municipio - dice -. Vedremo se finalmente tutto il consiglio saprà trarre le conseguenze della tragedia che si è abbattuta sulla città». Quali conseguenze? «A Castellammare non esiste più legalità, e nessuno mi venga a dire che la malavita è frutto soltanto della crisi economica. Ad aumentarla sono state anche l'inerzia e l'incapacità degli amministratori. Un solo esempio: qui esiste un prg, ma nessuno mai lo ha fatto rispettare, con il risultato che molti camorristi sono diventati costruttori». Alberto Irace, segretario di sezione del pds, punta il dito sulle inchieste giudiziarie avviate, ma mai concluse. «Come quelle sulle irregolarità negli appalti concessi dalla Usi 35 per la gestione dei servizi dell'ospedale. Vanno avanti da anni, ma nessuno ne sa niente». Sebastiano Corrado, che lavorava nell'ufficio tecnico, aveva denunciato gli scandali che a più riprese hanno coinvolto l'Usi, collaborando con i carabinieri nelle indagini. E' stato ucciso per questo? Le indagini sull'omicidio si preannunciano lunghe e difficili. Carabinieri, polizia e guardia di finanza stanno facendo accertamenti di ogni genere. Hanno sequestrato tutti 1 documenti trovati nell'ufficio della Usi in cui la vittima lavorava, indagano nel Comune, hanno avviato anche un accertamento patrimoniale sulla famiglia di Corrado, che fra tre giorni avrebbe dovuto trasferirsi in una nuova casa in periferia. Ieri, durante una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica convocata dal prefetto, gli investigatori hanno fatto il punto della situazione. Al summit ha partecipato anche il vicecapo della polizia Luigi Rossi, che rappresentava il ministro dell'Interno. «Per il momento non escludiamo alcuna ipotesi circa il movente», ha commentato laconicamente il prefetto Improta. E le indagini sulla Usi? Che fine hanno fatto? «In tribunale esistono solo fascicoli intestati a persone formalmente accusate di un reato, e non a un ente come la Usi 35 - ha risposto con irritazione Vittorio Sbordone, capo della Procura di Napoli -, datemi il nome di un imputato, e forse potrò esservi utile». Dopo la riunione, il prefetto di Napoli si è recato dalla famiglia Corrado, per leggere un telegramma di condoglianze inviato dal presidente Cossiga. Ad ascoltare il breve messaggio c'era anche il primogenito del consigliere ucciso, Nicola, 20 anni, leader dei movimenti studenteschi anti-camorra: «Chi ha ucciso mio padre non riscirà a fermare me e i miei compagni». Fulvio Mitene A sinistra un'immagine della manifestazione svoltasi ieri a Castellammare con Giorgio Napolitano, Ottaviano Del Turco e Flaminio Piccoli. Qui sopra Sebastiano Corrado, il consigliere ucciso dalla camorra

Luoghi citati: Castellammare, Castellammare Di Stabia, Napoli