Arsenio Lupin a caccia di segreti e veleni

Arsenio Lupin a caccia di segreti e veleni F FURTI POLITICI "I Arsenio Lupin a caccia di segreti e veleni FURTI e politica. Il triste primato personale spetta all'onorevole Clemente Mastella, democristiano, che ne ha subiti tre in diciotto mesi. «Furti» si fa per dire: in tutti i casi (agosto e dicembre 1990, luglio 1991) i visitatori notturni di Lungotevere Flaminio non hanno rubato nulla. Anche il Movimento popolare e «il Sabato» risultano altamente appetibili dai soliti ignoti. Qui la trafila comincia nel marzo del 1989: irruzione negli uffici editoriali. Prosegue con una visitina simultanea in redazione, nella casa del responsabile romano del Movimento Popolare, Bucarelli, e nella parrocchia di Tor Vergata, a gennaio del 1990. A febbraio di nuovo nella direzione editoriale. A marzo rapina nella cooperativa Coras. E sono sempre un po' strani questi «furti» politici, o a familiari di politici. Piedi di porco, grimaldello, fiamma ossidrica, piccone e chiavi trafugate: sistemi tradizionali. Ma più che a svaligiare, sembrano interessati soprattutto a frugare (e magari anche a microfilmare) i ladri del Palazzo. Negli ultimi due anni - e in perfetta coerenza con l'instabilità e l'incarognimento della situazione - il fenomeno ha assunto dei livelli allarmanti. Un significativo prontuario delle intrusioni sospette ed eccellenti l'ha fornito alla commissione Stragi il capo della Polizia prefetto Vincenzo Parisi, anche lui, paradossalmente, vittima della (beffarda) sottrazione di un revolver dall'auto di servizio. Comunque: anche senza contare Clemente Mastella, Mp e dintorni, fino al gennaio del 1991 l'elenco delle misteriose violazioni era già lungo e, a suo modo, illustre. Gennaio: studi degli onorevoli democristiani Leccisi e Mensurati e dell'avvocato Chiomenti, cognato dell'ex ministro socialista Giuliano Vassalli. A vuoto un'effrazione nell'ufficio del professor Lauro, già capo della segreteria del ministro Antonio Gava. Febbraio: l'abitazione del senatore democristiano Postai. Marzo: il ministro socialdemocratico Vizzini, la deputata socialista Fincato, e l'avvocato De Gori (parte civile della de in tutti i processi Moro). Aprile: Biagio Agnes, presidente della Stet, e Bruno Trentin, segretario generale della Cgil. Maggio: Paolo Emilio Taviani. E poi, alla rinfusa: i ministri democristiani Misasi e Mannino, il capo della segreteria politica di Forlani, Franco Maria Malfatti, la responsabile femminile del psi Alma Agata Cappiello, la sede padovana dei «Nuovi amici dell'onorevole Andreotti», il gruppo anti-proibizionista del Comune di Roma. «Ispezionata», ancora, l'abitazione veneziana del ministro Gianni De Michelis: particolare curioso, di qui venivano sottratti dei dolci. Mentre «strane visite» denunciavano anche il presidente del Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa, il pidiessino Macis, e il vicepresidente liberale della Camera, Alfredo Biondi. Fin qui la lista delle vittime presentata dal capo della Polizia Parisi nel gennaio dell'anno scorso. Ma anche soltanto a sfogliare i giornali si capisce che sono sempre all'opera, i ladri del Palazzo. Nel febbraio del 1991 riescono a filtrare, nottetempo, nella villa recuperata e affittata sull'Appia Antica dal ministro della Giustizia Claudio Martelli e da altri amici. A dicembre penetrano nell'abitazione milanese di Stefania Craxi e nell'ufficio della società del marito Marco Bassetti, a Roma. Il 1992 - saranno i veleni delle imminenti elezioni - si presenta già all'altezza della situazione. In una stessa notte di gennaio vengono «perquisiti» gli uffici parlamentari del pds a piazza Rondanini e catturati alcuni ladri nelle cantine del palazzo socialista di via del Corso. Tra febbraio e marzo i soliti ignoti visitano le abitazioni di un avvocato, di tre periti e di sei fra agenti e carabinieri impegnati su Ustica. L'altra notte, con tanto di spray soporifero per addormentare i cani, irrompono a casa del prefetto demitiano Elveno Pastorelli. Qui il furto c'è: una quindicina di quadri fiamminghi e del Settecento napoletano, oltre alla Croma della signora con cui, indisturbati, tagliano la corda. Filippo Ceccarelii Bili |

Luoghi citati: Comune Di Roma, Roma, Ustica