Peperone è un manager di Stato di Massimo Gramellini
Paperone è un manager di Stato Nelle dichiarazioni relative all'89 solo tre miliardari, fra gli hobby dei vip l'acquisto di vetture d'epoca Paperone è un manager di Stato Il reddito più alto al vicepresidente della Stet ROMA. Paperoni di Stato. Conti in tasca ai manager pubblici. Le loro dichiarazioni patrimoniali del 1990 si trovano da ieri nei due volumi di un apposito bollettino confezionato dalla presidenza del Consiglio. La salute economica della categoria è soddisfacente: la maggioranza denuncia redditi fra i 200 e i 300 milioni. Ma c'è chi se la passa meglio. Sul podio della ricchezza salgono gli unici tre miliardari in classifica. Pier Giusto Jaeger, vicepresidente della Stet, è il vincitore con un miliardo e 905 milioni. Segue a 250 milioni di distanza Pellegrino Capaldo, presidente della Cassa di Risparmio di Roma. Terzo posto (e 1 miliardo e 84 milioni) per Alberto Predieri, vicepresidente della Cassa di Firenze. Fra le tante curiosità del bollettino, la quantità di enti e associazioni pubbliche i cui dirigenti percepiscono emolumenti, quasi sempre sostanziosi: dall'istituto sperimentale per la elaiotecnica all'unione ufficiali in congedo, dall'istituto di studi verdiani all'immobiliare del mercato bestiario di Piacenza. Il parcheggiatore. Nelle denunce, la voce «stipendio» ha un'incidenza spesso irrisoria, sovrastata dai redditi per lavoro autonomo, da capitale o da partecipazione e dal possesso di terreni e fabbricati. Se si tiene conto del solo lavoro dipendente, lo scettro della ricchezza di Stato passa a Piero Cerchiani, presidente della società «Firenze Parcheggi» (640 milioni), seguito dal direttore generale della Banca d'Italia, Lamberto Dini (624). Il banchiere. Per il manager pubblico la banca si conferma il posto di lavoro più redditizio. Mentre i presidenti dei tre grandi enti a partecipazione statale (Iri, Eni ed Efim) non arrivano, insieme, a 800 milioni, lavorano in banca ben dodici dei primi venti nomi della hit-parade. Dopo Capaldo, Predieri e Natalino Irti, troviamo il presidente della Commerciale Sergio Siglienti e il direttore generale del Banco di Napoli, Ferdinando Ventriglia. Il direttore. Ventriglia denuncia più milioni del suo presidente Luigi Coccioli (900 a 426). Non è un caso isolato e l'esempio lo dà proprio Bankitalia, dove il direttore generale Lamberto Dini supera di oltre 200 milioni il suo superiore Carlo Azeglio Ciampi, che per la carica di governatore non percepisce stipendio. Stessa storia anche in Rai: il direttore generale dell'epoca, Biagio Agnes, batte il presidente Enrico Manca per 446 milioni a 303. I motori. Come investono i soldi i manager? In titoli azionari e auto: Lancia, Mercedes, Ferrari e Bmw. Biagio Agnes ha una vera passione per le Fiat, specie di piccola cilindrata: dichiara una 500, una Croma, una Y10, una Campagnola e una Panda. I raperini. In mezzo a tanta ricchezza, c'è anche chi denuncia situazioni da fame. Paolo Lavino, presidente della società Centro Biella, ha dichiarato un red- dito negativo per un miliardo e 700 milioni, seguito da Alvaro Franceschini (Mercafir spa di Firenze), che compila denunce in rosso dal 1987. Fra chi sta a galla, il più povero è Francesco Conti, vice presidente della società investimenti produttivi di Parma: ha chiuso con un attivo di soli 10 milioni e 386.000 lire. Massimo Gramellini Franco Nobili presidente dell'Ir! ha guadagnato nel 1989 374 milioni superando i «colleghi» Cagliari dell'Eni e Mancini dell'Efìm Lamberto Dini direttore generale della Banca d'Italia ha dichiarato 634 milioni di reddito superiore a quello del governatore Azeglio Ciampi
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