Metti un giapponese a tavola

Metti un giapponese a tavola A Villa Gualino, sulla collina torinese, comincia domani un seminario gastronomico di sei mesi Metti un giapponese a tavola Ventiquattro chef imparano la emina italiana Ventiquattro giapponesi, fra cui quattro donne, alla conquista della cucina italiana. Niente paura, sono da domani a Villa Gualino non per carpire segreti sulla fabbricazione delle auto o per «spiare» tecnologie sofisticate, bensì per un insolito stage unico nel suo genere in Italia. In sei mesi (di cui tre fra i fornelli dei più prestigiosi ristoranti della Penisola) dovranno imparare a cuocere uno stufato, a confezionare con sapienza una finanziera piemontese, a compilare nelle giuste dosi una goduriosa torta di mele. E a individuare prontamente quale tipo di vino si accoppia alle varie gustose specialità. Cibi, vini e pasticceria della cultura alimentare italiana messi a disposizione, fra teoria e pratica, per questi studenti venuti a Torino da tanto lontano. Il seminario di studio nell'elegante villa della collina è al suo secondo appuntamento dopo altri mesi trascorsi in compagnia di chef giunti dagli Stati Uniti. E' un'iniziativa della Regione Piemonte che, in collaborazione con l'Associazione Cuochi Torinesi e il Gruppo Ristoratori Italiani d'America, sta trasformando Villa Gualino in un prestigioso college di «scienze gastronomiche» a livello internazionale. E dopo i giapponesi, in autunno, sarà la volta dei canadesi. Sempre chef che nei loro Paesi di provenienza già sono nomi quotati. L'età di questi allievi in tocco bianco varia dai 30 ai 50 anni. A fare da docenti sono stati scomodati nomi importanti del catering italiano. Da Gualtiero Marchesi a Ezio Santin e Armando Zanetti per il settore cucina, da Piero Sattanino e Bruno Casetta (campioni fra i sommeliers), ai pasticcieri Gertosio, Alicino e Abrate, anch'essi noti nel mondo delle golosità. Oggi si svolge la cerimonia ufficiale d'inaugurazione a Palazzo Lascaris, nel cuore della vecchia Torino, mentre l'allegra brigata salirà in collina domani per la prima lezione. Dopo la presentazione dei «professori» da parte di Bruno Libralon e Paolo Moreggio dell'Associazione Cuochi, il primo colloquio sarà tenuto da Giuseppe Zuccaro, del ristorante del Turin Palace. Parlerà delle erbe aromatiche. Nella prossima settimana Angelo Maionchi, del glorioso Cambio torinese, discuterà di antipasti caldi e freddi. E via così, fra appunti e acquolina in bocca, sino a giugno. Ma chi spiegherà con appropriata traduzione come si cuoce un fritto misto o come si crea un brodetto di pesce? Tutto è stato previsto, naturalmente. Traduttore e interprete sarà il giovane chef Noriyuki Sawaguchi, uno dei maggiori esperti nipponici di piatti e vini italiani. Ogni sabato, invece, la professoressa Sawa Nakamura terrà un corso veloce di lingua italiana ai suoi connazionali. L'intero gruppo, com'è nelle regole di un college a tutti gli effetti, soggiornerà giorno e notte a Villa Gualino, in un aureo isolamento lontano dal traffico cittadino ma anche da sukiyaki, tempura, sushi e sashimi, famosi piatti del Giappone. Li tradiranno per una fumante porzione di spaghetti al pomodoro. Edoardo Ballotte Il seminario sulla cucina italiana è destinato a 24 chef provenienti dal Giappone: il traduttore sarà lo chef Noriyuki Sawaguchi, nella foto con il maestro Bruno Libratori della Associazione Cuochi di Torino

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