Rai ha voglia di pay-tv di Valeria Sacchi

Rai ha voglia di pay-tv Mentre Telepiù farà il bis con un canale tutto sportivo Rai ha voglia di pay-tv Ma vuole assieme altri soci pubblici per bilanciare il peso di Berlusconi MILANO. Mario Zanone Poma, amministratore delegato di Telepiù, annuncia per la primavera il via alla seconda pay-tv: Tele+ 2, tutta dedicata allo sport. Da Roma, il ministro delle Poste, Carlo Vizzini, conferma che «la pay-tv sarà tra le concessioni nazionali previste» dal momento che «nell'attuale crisi e difficoltà per la raccolta pubblicitaria nella carta stampata, drena molto meno pubblicità delle altre Tv commerciali». Sempre a Roma, il neopresidente socialista della Rai, Walter Pedullà, ipotizza un ingresso di Rai in Telepiù, ma lo subordina ad altre quote pubbliche. Precisa Pedullà: «Nella paytv la Rai non può superare il 10%, per imposizione di legge. Troppo poco rispetto alla presenza dei privati. Bisognerebbe quindi trovare altre quattro quote pubbliche, in modo da arrivare ad un 50% di presenza pubblica». In realtà, per via di un aggiustamento successivo (in osservanza dell'articolo 23/59 del codice civile), sia Rai che Fininvest possono salire al 20%. Ma per la Rai il dilemma è diverso: entrare in Telepiù con altri azionisti pubblici come Stet e Ente Cinema o, viceversa, scegliere la pay-tv via cavo che, entro due anni, potrebbe collegarsi a 5 milioni di famiglie? Immobilizzare miliardi che non ha in un investimento a lungo periodo, o investire a più breve ritorno nel cavo, strumento preferito da Stet? «Con la Rai, al momento, c'è collaborazione a livello operativo, niente altro. Anche se so che Fininvest e i Cecchi Gori hanno avuto incontri in Rai», fa eco Mario Zanone Poma nella conferenza, di presentazione di Tele + 2, «ma devo aggiungere che questi problemi riguardano i nostri azionisti». Come si vede, ieri la tv a pagamento è stata al centro di molta attenzione, e di dichiarazioni in contemporanea da parte dei principali protagonisti. Coincidenza o strategia? Ha ag¬ giunto il ministro Vizzini (nell'intervista anticipata da «Mf») «E' però necessario vedere se il soggetto giuridico che fa tv a pagamento non viola la legge sotto il profilo degli incroci di proprietà. Per questo ho interessato la Guardia di Finanza, che sta per inviarmi le sue osservazioni, che poi trasmetterò al garante. Per intenderci: la pay-tv non potrà essere un modo per dare alla Fininvest sei reti invece di tre». Il problema della proprietà è cruciale. Nel dare il via a Telepiù, Berlusconi aveva raccolto azionisti a lui vicini, come Leonardo Mondadori e Luca Formenton, le famiglie Rasini, Moratti, Mentasti, Boroli, Koelliker, Renato Della Valle e i Cecchi Gori, Mario e Vittorio, quest'ultimo presidente della società, il gruppo lussemburghese Bil Communication e Leo Kirch. Da allora l'azionariato è parecchio mutato dopo l'aumento di capitale da 10 a 150 miliardi. E ancora cambierà in occasione del prossimo raddoppio, che dovrebbe concludersi entro l'anno, necessario per sostenere i costi del secondo canale. Oggi Fininvest e Cecchi Gori sono al 10% a testa. Della Valle e Kirch sono saliti al 18/20%, gli altri hanno ridotto. Ma è chiaro che solo l'ingresso di Rai o di altri azionisti meno legati a re Silvio potrà fugare gli ultimi dubbi sull'intreccio FininvestTelepiù. In attesa di chiarimenti, Telepiù prosegue la marcia. Tele + 1 ha superato i 100 mila abbonati, Tele+ 2 dovrebbe portarne entro il 1993 altri 200/250 mila. I programmi sportivi sono ambiziosi e aggressivi, li hanno spiegati il direttore del gruppo, Roberto Giovalli, e il responsabile giornalistico della rete sportiva Rino Tommasi. L'investimento previsto importante: 40/50 miliardi solo in costi fissi, contro i 30/40 miliardi tutto compreso di Tele + 1. Valeria Sacchi Il neopresidente della Rai Walter Pedullà vuole il 50% nella pay-tv Il ministro delle Poste Carlo Vizzini apre le porte alla tv a pagamento

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