Abete, i privati meglio dell'impresa pubblica

Abete, i privati meglio dell'impresa pubblica «Metteteci in condizione di poter competere» Abete, i privati meglio dell'impresa pubblica ROMA. «Metteteci nelle condizioni di competere con l'Europa». Luigi Abete è al suo ultimo discorso da vicepresidente della Confindustria, ma in realtà nelle sue parole si legge già il futuro leader degli industriali. Alla vigilia dell'investitura ufficiale della giunta che si terrà domani mattina a viale dell'Astronomia, Abete aveva ieri il compito di tirare le conclusioni sulla ristrutturazione e la politica degli aiuti nei confronti delle aziende italiane. Ne ha approfittato per anticipare alcune richieste che sicuramente entreranno a far parte del suo programma di presidente della Confindustria. Più concorrenza, servizi migliori, in una parola regole diverse. Né è mancata una frecciata al sistema di partecipazioni statali: «Il nostro sistema industriale è in gran parte differente, da quello degli altri Paesi della Comunità e la responsabilità non è certo degli industriali. Per rendersene conto basta fare un confronto tra i risultati ottenuti dai privati, soprattutto i piccoli, e quelli ottenuti, invece, dall'impresa pubblica». La differenza con gli altri Paesi europei è anzitutto nelle dimensioni, sottolinea Abete, ma anche nella quantità di aiuti pubblici, affermano i critici. Un'accusa che Abete respinge: «Non è vero. E' una tesi sostenuta da chi confonde tra politica industriale e politica del lavoro. In relazione agli interessi del momento gli strumenti vengono inseriti nell'una o nell'altra categoria». Anche se ammette che vanno riviste le regole della ristrutturazione: «Bisogna tener conto dei diritti delle imprese concorrenti. Non è detto che quando si interviene con aiuti nei confronti di un'azienda a pagare siano le altre che hanno l'unica colpa di aver sempre fatto profitti».

Persone citate: Abete, Luigi Abete

Luoghi citati: Europa, Roma