Sul re dell'afasfalto l'ombra di un sequestro

Sul re dell'afasfalto l'ombra di un sequestro Milano, anche Scotti non smentisce l'ipotesi del rapimento. Ma si teme una fuga per guai finanziari Sul re dell'afasfalto l'ombra di un sequestro Imprenditore esce di casa e scompare, l'auto trovata alla stazione MILANO DALLA REDAZIONE E' «come se» l'avessero sequestrato. Luciano Carugo, 58 anni, imprenditore di Rho - ramo strade-asfalti-costruzioni, ricco senza eccessi, con l'auto Bmw ultimo modello, ma senza il telefonino cellulare -, è sparito dal pomeriggio di lunedì. Rapimento? «Lavoriamo come se si trattasse di un sequestro», dice da palazzo di Giustizia il Procuratore aggiunto Manlio Minale. E Vincenzo Scotti, ministro dell'Interno, conferma: «L'indagine è scattata come se lo fosse». Il timore, in assenza di certezze, è che Luciano Carugo possa esser stato sequestrato davvero. Scotti, di passaggio a Milano, fa sapere che «immediatamente si è costituito un nucleo interforze». Sposato, due figli adottivi, Carugo era atteso a Rho, appena fuori Milano, nella sua villa a due piani più giardino. Tre ore dopo la moglie ha avvisato i carabinieri. Forse, in quelle tre ore ha ricevuto una telefonata, «prepara cinque miliardi per il riscatto di tuo marito?». La signora Rina Favero, 50 anni, moglie di Carugo evita la domanda: «In questo momento non c'è nulla che io possa dire». Lunedì mattina Luciano Carugo era uscito alle otto, come sempre: «Ho tre appuntamenti a Milano». Dopo due appuntamenti e poco prima dell'una, secondo la ricostruzione dei carabinieri, Carugo è scomparso. L'auto, una Bmw blu 320 I, è stata trovata nella notte in via Mambretti, zona Quarto Oggiaro, vicino alla stazione ferroviaria di Milano Certosa a cento metri da una caserma dei carabinieri. Parcheggiata in regola, antifurto innestato, una piccola ammaccatura vicino al fanale anteriore sinistro. Nessun altro segno sospetto, gli interni in perfetto ordine, una cassetta dell'ultimo Festival di Sanremo nel mangianastri stereo. Tutto qui, al momento. Non confermata la voce della telefonata a casa Carugo e la richiesta di 5 miliardi, i carabinieri si limitano a parlare di «scompar- sa». Dichiara il ministro Scotti: «Si sta lavorando per definire la natura del fatto. L'indagine è già scattata come se si trattasse di un sequestro di persona, ma una quantità di elementi fa ritenere anomalo il fatto ed è bene utilizzare tutti i condizionali che il caso richiede». Insomma, come dicono i carabinieri di Rho, «non abbiamo elementi per poter dire che si tratta di un sequestro di persona, ma non possiamo neppure escluderlo». Fino a pochi mesi fa Luciano Carugo era titolare della «Giovanni Carugo e figli srl», società fondata dal padre nel 1952: edilizia industriale, asfalti e manutenzione delle strade. Dieci anni fa un'ombra, con la «Carugo» finita in un'indagine della Procura della Repubblica di Monza per appalti truccati. Nell'agosto scorso Luciano Carugo avrebbe venduto tutto, lasciando liberi i cinquanta operai e impiegati dell'azienda. Con il figlio ha fondato la «Edilasfalti», continuando a mantenere rapporti di lavoro con la vecchia azienda di famiglia. Ricco sì, ma non ricchissimo. Uno come tanti, a Rho. Uno che stava bene. Imprenditore con bella villa, macchina sempre nuova, appartamento al mare. E allora, come sempre, ecco le ipotesi. E' stato sequestrato da gente che lo conosceva bene, qualcuno al corrente dell'improvvisa liquidità di Carugo. La vendita dell'impresa di famiglia e di altre proprietà l'avreb¬ bero esposto. Di più: l'auto regolarmente parcheggiata dimostrerebbe che l'hanno seguito, ne conoscevano i movimenti e forse anche gli appuntamenti. Conoscevano, se questo è il caso, più di quanto finora sappiano i carabinieri. Ma l'ipotesi è anche un'altra: che non di sequestro si tratti, bensì di fuga volontaria. Alla stazione di Milano Certosa fermano treni internazionali, hanno subito notato i carabinieri di Rho. E sempre in mancanza di una certezza anche questa ipotesi non viene scartata: che Carugo, magari in difficoltà finanziarie, abbia deciso di scegliere questa confusa strada. Nella serata di ieri al sostituto procuratore della repubblica Roberto Aniello, incaricato dell'inchiesta, non risultavano telefonate degli eventuali rapitori o richieste di riscatto, nemmeno i tradizionali «sciacalli». Ma tutto si muove «come se». Al telefono di casa Carugo la signora Rina risponde per pochi secondi: «Non abbiamo niente da dire, lasciateci in pace».