«I killer nascosti da un poliziotto»
«I killer nascosti da un poliziotto» Salerno, la denuncia nel rapporto dei militari dopo un blitz andato a vuoto «I killer nascosti da un poliziotto» Sono gli assassini dei 2 carabinieri SALERNO DAL NOSTRO INVIATO Li hanno cercati per settimane nei boschi dei Monti Picentini, l'Aspromone salernitano, rifugio di latitanti pressoché inespugnabile. Invece Carmine De Feo e Carmine D'Alessio, gli assassini imbottiti di cocaina che il 12 febbraio massacrarono due carabinieri a un posto di blocco, si nascondevano a una decina di chilometri dalla città. Un covo più che sicuro e insospettabile, il loro: l'appartamento di un poliziotto venduto alla camorra. Gli investigatori, però, sono arrivati troppo tardi all'agente che faceva il doppio gioco. Quando giorni fa gli uomini in divisa hanno perquisito l'abitazione, nel piccolo Pratole San Vito di Bellìzzi, i sicari se n'erano già andati. Il colpo di scena è svelato in un rapporto informativo inviato a metà della settimana scorsa al sostituto procuratore Alfredo Greco. Il documento reca la firma del comandante del gruppo carabinieri di Salerno, che con quelli dei Reparti operativi speciali stanno dando la caccia ai killer. Del poliziotto sotto inchiesta si sa il nome, Giorgio Russomando e l'età, 45 anni. Per ora il presunto fiancheggiatore della mala risulta denunciato per favoreggiamento all'autorità giudiziaria. E' ancora un libero cittadino, perché per ora il magistrato non ha emesso alcun provvedimento. «Ho intenzione di fare tutti gli accertamenti necessari. Lasciatemi lavorare», esorta Alfredo Greco, che di più non dice. O meglio, si lascia sfuggire qualche altra parola: «Posso aggiungere solo che l'indagine è consistente». Russomando era sospettato già da tempo di essere sul libro paga della banda De Feo, un gruppo di camorristi che terrorizza la provincia salernitana compiendo omicidi, rapine, estorsioni e trafficando in droga. Oggi risulta in aspettativa, ma fino a dieci mesi fa lavorava nel palazzo della questura, con mansioni che gli investigatori definiscono «non operative»: un oscuro passacarte, insomma, che in qualità di agente di polizia poteva però accedere a informazioni riservate, preziose per i camorristi. Il suo nome sarebbe saltato fuori per la prima volta durante un'intercettazione telefonica: per i «guaglioni» era una «persona fidata». Che ruolo ha avuto esattamente nell'agguato sanguinoso avvenuto la notte del 12 febbraio a Faiano, nei pressi di Salerno? Il giorno dopo la morte di Claudio Pezzuto e Fortunato Arena, carabinieri in servizio alla stazione di Pontecagnano, qualcuno tra gli investigatori disse che assieme ai killer era stato visto un altro personaggio, al quale nessuno dei testimoni riuscì a dare un volto. Era il poli- ziotto il terzo uomo? I carabinieri sono convinti di no. L'agente, dunque, si sarebbe mosso solo in in un secondo momento, quando Carmine De Feo e il suo complice erano già braccati. «Si sono rifugiati sui Monti Picentini, sarà difficile prenderli», commentarono gli inquirenti che nei giorni successivi all'agguato lanciarono appelli ripetuti agli assassini: «Vi conviene consegnarvi alla giustizia, anziché finire ammazzati dai sicari di una banda rivale». Sì, perché i due camorristi, oltre che dalle forze dell'ordine, erano ricercati anche dalle altre organizzazioni che si disputano il controllo delle attività criminali nel Salernitano. Dovevano recarsi subito in un nascondiglio sicuro, e a quanto pare ci riuscirono. I carabinieri si convinsero che il rifugio era la casa dell'agente della questura. Dieci giorni fa prepararono un blitz segreto in grande stile. Un centinaio di uomini circondarono nel cuore della notte il piccolo borgo di Pratole San Vito di Bellizzi, mentre un ufficiale, bussò alla porta del po- liziotto. La perquisizione dell'appartamento fu minuziosa, ma degli assassini non fu trovata traccia: svaniti nel nulla. Giorgio Russomando si difende, sostenendo che è tutto un equivoco: «Non avrei mai potuto favorire in alcun modo chi ha ucciso due colleghi. Mi hanno trattenuto in caserma per 12 ore, poi mi hanno rilasciato, restituendomi fucile, tesserino e pistola d'ordinanza, che ho consegnato in questura». Fulvio Milone L'agente replica «Un equivoco Mai ospitati a casa mia» A destra: Carmine De Feo l'altro killer. A sinistra i funerali dei militari uccisi a un posto di blocco nel Salernitano un mese fa Carmine D'Alessio è uno dei due pregiudicati ricercato dalle forze dell'ordine per l'omicidio di due carabinieri l
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